L’annus horribilis della socialdemocrazia tedesca era iniziato male con la scoperta della riunione para-nazista in una villa a Potsdam per deportare i migranti con la partecipazione anche di un politico di Afd; ed è finito peggio con la strage al mercatino di Natale di Magdeburgo capace di mandare in frantumi i piani degli esperti anti-terrorismo concentrati sulla minaccia esterna.
IN MEZZO, L’ECONOMIA nazionale ridotta ai minimi termini per effetto della bolletta energetica divenuta insostenibile dopo il ritorno di Berlino nell’orbita Nato, ma anche a causa del vero e proprio fallimento della gestione industriale, come dimostra la valanga di licenziamenti di Volkswagen entrata in crisi a causa del management incapace di vendere le auto del presente oltre che del futuro.
Mentre il mercato cinese, per anni la mecca degli affari per il made in Germany, continua ad allontanarsi anche grazie alla ministra degli esteri, Annalena Baerbock (Verdi), protagonista della linea di scontro frontale con Pechino ritenuta «amica di Mosca».
Ma il 2024 passerà anche come l’anno della fine, stavolta definitivamente, della politica di benvenuto inaugurata da Angela Merkel un decennio fa. Non è più solo e tanto l’ultradestra di Afd a smontare ideologicamente i cardini delle porte aperte che hanno permesso l’accoglienza di milioni di profughi di guerra tra siriani e ucraini, ma gli stessi socialdemocratici.
«La wilkommenkultur deve essere sostituita da un’apertura mentale realistica. Nel 2015 fra i tedeschi c’era un entusiasmo oggi scomparso. L’umore sociale è cambiato» sentenzia Stephan Weil, governatore Spd della Bassa Sassonia, squadernando la cifra del problema. «Oggi nel mio Land vivono il doppio di stranieri rispetto a dieci anni fa. Così è difficile integrare».
Idea largamente condivisa da tutti i partiti, eccetto la Linke, a cominciare dall’Alleanza Sahra Wagenknecht.
IL 2024 È STATO ANCHE l’anno del suo lancio nella politica nazionale con la fondazione del Bsw, l’Alleanza con il suo nome in sigla, che oggi vale il 7% nei sondaggi e la formazione dei governi di Turingia e Brandeburgo rispettivamente con democristiani e socialdemocratici: due geometrie politiche totalmente inedite in Germania.
La politica dell’anno, è il titolo affibbiatole nella sua ultima intervista a Focus Online; ma Wagenknecht potrebbe essere anche già la protagonista del 2025 visto che i rumori nel partito indicano come la sua Alleanza potrebbe presto cambiare nome. Da partito personale a piattaforma allargata a chi condivide il programma politico in buona parte trasversale.
«Mi sono espressa prima contro la politica migratoria irrealistica, poi contro l’obbligo del vaccino anti-Covid e infine per una via coerente verso la Pace. Ecco perché i tedeschi mi vedono diversamente» riassume.
Per entrare nel suo partito c’è letteralmente la fila: di fronte a 14.000 richieste di tesseramento risultano solo 1.100 iscritti. «Cresciamo lentamente perché vogliamo conoscere chi si iscrive al Bsw; è necessario un esame approfondito. Guardate cosa è successo ad altre forze politiche: oggi sono irriconoscibili» chiosa in riferimento ad Afd fondata da un gruppo di economisti euroscettici e finito nelle mani dell’ala neonazi guidata dal leader della Turingia. Per Wagenknecht «Alice Weidel è solo il volto borghese dell’ultradestra».
Ma anche, di fatto, la candidata-cancelliera che nel 2025 si appresta a conquistare circa il 20% dei voti delle urne anticipate arrivando dietro solo al candidato della Cdu-Csu, Friedrich Merz, e ben davanti agli sfidanti del Spd, Olaf Scholz, e dei Verdi, Robert Habeck.
Pur appoggiata dall’influente Elon Musk, Weidel non ha alcuna possibilità di governare alla luce del veto alle alleanze con Afd rinnovato da tutti i partiti. Al contrario, fra otto settimane Cdu, Spd e Verdi si troveranno comunque obbligati a dialogare sull’eventuale formazione di una Grosse Koalition oppure di un’alleanza nero-verde sull’orma del modello messo in piedi Stoccarda.
Per qualunque governo però l’eredità di quest’anno peserà come un macigno.
IL RAPPORTO SOCIALE 2024 fotografa ufficialmente così il vero stato del Paese. «Il patrimonio in Germania è aumentato notevolmente negli ultimi anni ma la distribuzione è ancora assai disomogenea.
Il rischio di povertà è aumentato ovunque e nella Germania dell’Est riguarda ormai uno su quattro tra i 60 e i 79 anni. Nel complesso le famiglie della Germania dell’Est hanno un patrimonio netto medio di soli 150.900 euro rispetto ai 359.800 euro dell’Ovest». Mentre gli immigrati che tutti vogliono cacciare «svolgono un ruolo indispensabile nella carenza di manodopera. Costituiscono più di un quarto della forza lavoro».
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