Pensioni 2025, tutte le novità contenute nella manovra di bilancio. Dalla proroga di Quota 103, Ape sociale e Opzione donna, alle previdenza supplementare. – Scopri le nostre guide complete su invalidità, Legge 104 e pensione anticipata.
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Aumenta il bonus per chi resta al lavoro
Dal prossimo anno, chi ha 62 anni e 41 anni di contributi e decide di continuare a lavorare invece di andare in pensione, otterrà un bonus in busta paga più alto. La parte dei contributi che può essere messa in busta paga (pari di regola al 9,19% dello stipendio) diventerà esentasse. Prima questa quota veniva tassata. Il cambiamento è stato previsto dalla manovra 2025, appena approvata dal Parlamento.
La manovra proroga anche le uscite anticipate già esistenti:
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- Opzione donna
- Quota 103
- Ape sociale
Inoltre, nel pubblico impiego, si potrà restare in servizio fino a 70 anni, con il consenso del lavoratore. Cresce poi il bonus di contributi figurativi per le lavoratrici madri, che passa da 3 a 4 figli.
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La novità per Quota 103
La Quota 103 resta in vigore per un altro anno. Possono aderire:
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- Lavoratori dipendenti e autonomi
- Persone che raggiungono 62 anni di età e 41 anni di contributi entro il 31 dicembre 2025
Nel calcolo dei 41 anni di contributi si sommano tutti i periodi versati nelle gestioni previdenziali Inps, esclusi quelli nelle Casse Professionali. Il calcolo dell’assegno avverrà col sistema contributivo e non potrà superare 4 volte il trattamento minimo Inps (cioè 2.394,44€ lordi al mese, cifra da rivalutare per il 2025) fino al raggiungimento dei 67 anni. Dopo quest’età, verrà corrisposta la parte che supera il tetto.
Restano in vigore le finestre mobili:
- 7 mesi dalla maturazione dei requisiti nel settore privato
- 9 mesi per il settore pubblico
Per la scuola, la domanda di cessazione dal servizio si potrà presentare entro il 28 febbraio 2025. È confermata l’incumulabilità della pensione Quota 103 con qualsiasi reddito da lavoro (dipendente o autonomo), salvo quello occasionale entro 5.000€ all’anno.
Viene riconfermata anche la possibilità di scegliere l’incentivo al posticipo del pensionamento: il lavoratore con i requisiti per Quota 103 può ricevere in busta paga la quota di contribuzione IVS (in genere il 9,19%), che sarà esentasse (non è considerata reddito da lavoro).
Cosa cambia per il pubblico impiego
Nella manovra 2025 si intende favorire chi vuole restare al lavoro anche se ha i requisiti per andare in pensione. I limiti di età si spostano dagli attuali 65 anni ai 67 anni (cioè l’età pensionabile).
Viene abolito l’obbligo di collocare automaticamente in pensione chi raggiunge i 42 anni e 10 mesi di contributi (uomini) o 41 anni e 10 mesi (donne) a 65 anni (che diventeranno 67 dal 2025). Sparisce anche la possibilità per le amministrazioni di risolvere il rapporto di lavoro in anticipo se il lavoratore ha i requisiti della pensione anticipata.
Le pubbliche amministrazioni potranno poi trattenere in servizio una quota di dipendenti (fino al 10% delle possibilità di assunzione) che lo desiderano, fino al 70° anno di età. Queste persone potranno dare aiuto come tutor ai nuovi assunti o coprire altre esigenze. L’opportunità non vale per magistrati, avvocati e procuratori dello Stato, che hanno già limiti di età più elevati.
La conferma di Opzione donna
Opzione donna viene confermata con le stesse limitazioni dell’ultimo periodo. Possono utilizzarla:
- Caregivers
- Donne con invalidità dal 74%
- Disoccupate
Devono aver compiuto 61 anni e avere almeno 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2024. Per ogni figlio è possibile ridurre il requisito contributivo di 1 anno, fino a un massimo di 2 anni. Restano valide le finestre mobili di 12 mesi per le dipendenti e 18 mesi per le autonome.
La proroga dell’Ape sociale
L’Ape sociale prosegue fino al 31 dicembre 2025, con i requisiti già noti:
- 63 anni e 5 mesi di età
- Stesse categorie di persone che ne hanno diritto ora
Resta la regola che impedisce di cumulare l’assegno con i redditi di lavoro, tranne quello occasionale fino a 5.000€ l’anno. L’assegno si calcola col sistema misto, ma il suo importo è bloccato a 1.500 euro lorde al mese (senza tredicesima e senza rivalutazioni per l’inflazione) fino al compimento dei 67 anni.
Il bonus mamme per la pensione
La riforma Dini offre alle lavoratrici madri (con pensione calcolata totalmente col sistema contributivo) un bonus di contributi figurativi per ogni figlio, per anticipare la pensione. Questo bonus era di 4 mesi per figlio, con un massimo di 12 mesi (3 figli). Adesso la manovra lo porta a 16 mesi per chi ha 4 o più figli.
Invece di anticipare la pensione, si può scegliere un coefficiente di calcolo più favorevole (come se si fosse più anziane). L’aumento è di:
- 1 anno in presenza di 1 o 2 figli
- 2 anni in presenza di 3 o più figli
Novità per la previdenza complementare
Per chi non ha versato contributi prima del 31 dicembre 1995, ci sarà la possibilità di contare anche il valore di una o più rendite della previdenza complementare per raggiungere gli importi soglia necessari a:
- Pensione di vecchiaia (67 anni di età, 20 anni di contributi) – almeno 1 volta l’importo dell’assegno sociale.
- Pensione anticipata (64 anni di età) – almeno 3 volte l’importo dell’assegno sociale. In questo caso, il requisito contributivo salirà a 25 anni (e poi a 30 anni dal 2030), anziché 20.
Finché non si compiono i 67 anni, la pensione non sarà cumulabile con redditi di lavoro (salvo quello occasionale entro 5.000€). Questa novità non è immediatamente operativa: serve un decreto dei Ministeri del Lavoro e dell’Economia per stabilire come calcolare la rendita della previdenza complementare.
Cosa cambia per gli assegni minimi
Tornano i vecchi criteri di perequazione delle pensioni, con un aumento straordinario degli assegni minimi per il biennio 2025-2026. Solo per il 2025, la manovra aumenta di 8 euro mensili le maggiorazioni sociali previste per i pensionati in difficoltà economiche (pensioni previdenziali e assistenziali, ciechi con pensione, invalidi civili totali, sordomuti e ciechi civili assoluti con pensione) che rispettano i requisiti di reddito.
Tutte le altre novità
- Possibilità, per chi si iscrive per la prima volta nel 2025 alle gestioni degli artigiani e dei commercianti (anche in regime forfettario), di chiedere una riduzione del 50% dei contributi per i primi 3 anni.
- Dal 1° gennaio 2030, l’importo soglia per la pensione anticipata a 64 anni (con 20 anni di contributi) salirà da 3 volte l’assegno sociale a 3,2 volte. Scende però a 2,8 volte se c’è 1 figlio e a 2,6 volte se ci sono 2 o più figli.
- Dal 1° gennaio 2025, chi si iscrive per la prima volta alla previdenza pubblica può scegliere di versare un’aliquota contributiva più alta (fino a 2 punti percentuali in più) per aumentare il proprio montante contributivo.
- Viene abolita la possibilità (prevista dall’articolo 2-ter del dl n. 30/1970) di chiedere la riliquidazione della pensione con le regole dell’assicurazione generale obbligatoria, quando tutti i requisiti sono soddisfatti senza usare i contributi delle gestioni speciali. Questa modifica interessa i pensionati delle gestioni di coltivatori diretti, mezzadri e coloni, artigiani e commercianti, e i loro superstiti.
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