“Preso a pugni perché condanno il fascismo”

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Parla a Fanpage.it il prof aggredito da un ragazzo per essersi dichiarato contro il fascismo: “Sono rattristato da questa violenza gratuita, ma continuerò a difendere l’antifascismo a scuola. Ai ragazzi consiglio di studiare per capire la storia”.

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In una delle zone della movida bresciana, nella notte tra il 27 e il 28 dicembre, un insegnante 36enne che lavora in un istituto superiore della provincia è stato aggredito da un ragazzo in gruppo con altri. Il giovane, dopo aver chiesto al docente che cosa ne pensasse di Benito Mussolini, non ha accettato la risposta del prof, convinto dei valori antifascisti, e ha reagito insultandolo e prendendolo a pugni.

Abbiamo incontrato l’insegnante bresciano, che chiede di rimanere anonimo, e ci siamo fatti raccontare quanto ha vissuto quella sera.

Prof, che cosa è successo lo scorso weekend?

“La sera tra venerdì 27 e sabato 28 dicembre sono uscito e ho incontrato un mio collega. Abbiamo passato un po’ di tempo insieme, poi lui è andato a casa sua e io stavo tornando alla mia macchina quando ho incrociato un gruppo di cinque giovani. Uno di loro mi ha chiamato, dicendo prof e il mio cognome, quindi mi sono avvicinato, anche se non mi sembrava di conoscerlo. È normale, ho avuto tantissimi studenti”.

E poi cosa è accaduto?

“Abbiamo iniziato a parlare del più e del meno e a un certo punto uno di loro mi ha chiesto cosa ne pensassi del duce. Gli ho rispondo ‘Beh, che è morto’. Lui però ha ribattuto che quelli erano i fatti, mentre la sua richiesta era stata la mia opinione. Ha iniziato a raccontarmi quelle che secondo lui sono le cose buone che ha fatto Mussolini. Al che gli ho detto che il fascismo è stato un periodo buio per l’Italia, perché nelle scuole si predicava il razzismo e se non lo facevi finivi in prigione, non c’era la libera opinione, se andavi contro il regime potevi essere picchiato o ucciso. Quindi gli ho consigliato di studiare un po’”.

Come ha reagito?

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“Si è arrabbiato e ha iniziato a coprirmi di insulti. Gli ho chiesto perché mi stesse insultando, quando non gli avevo fatto niente e a quel punto è partita la sequenza di pugni. Ho chiesto aiuto, ma non è arrivato nessuno, intanto i ragazzi si stavano allontanando. A quel punto ho puntato con il cellulare quello che mi aveva aggredito, l’ho rincorso e gli ho fatto un video, per poterlo poi identificare. Lui ha provato a darmi altri pugni e a nascondersi, ma sono riuscito a filmarlo lo stesso. Stava chiamando gli altri, diceva ‘Dai che lo picchiamo, dai che lo picchiamo’. Sono quindi scappato di nuovo e ho raggiunto finalmente una zona in cui c’erano delle persone. Sono riuscito così a chiamare i soccorsi. Sono arrivati l’ambulanza e i carabinieri che mi hanno portato al pronto soccorso dove mi hanno dato dieci giorni di prognosi”.

Che cosa ti ha lasciato questa esperienza?
“In tantissimi anni di insegnamento, di dialogo con le persone, non ero mai stato colpito da un ragazzo. Sono un po’ rattristato, vedo questa violenza quasi gratuita, lanciata così, con un pretesto. Penso che quella domanda sia stata un po’ mirata, non sia stata posta a casaccio”.

In che senso?

“Sapevano del mio lavoro. Io insegno discipline meccaniche e pur non avendo una cattedra umanistica è capitato che affrontassi il tema del fascismo e dell’antifascismo con i miei studenti. Quando vedo certi commenti, il braccio alzato anche solo per gioco, devo intervenire, far capire di cosa si sta parlando, che questo genere di saluti non sono uno scherzo, non sono una cosa da fare. Anche se è un semplice movimento del braccio, c’è dietro un’ideologia, una serie di fatti storici che si sono succeduti negli anni, che hanno portato un sacco di persone a morire o a perdere tutto”.

Continuerai a parlare di antifascismo?

“Non si può certo lasciar correre certi comportamenti e certe derive che a quell’età, quella dei miei studenti, spesso sono dovute al fatto che non si conoscono bene gli avvenimenti storici. Quindi sì, continuerò comunque a fare la mia parte”.

Se dovessi dire qualcosa a questi ragazzi, che cosa diresti?
“Direi alla persona che mi ha aggredito che ha sbagliato, spero se ne renda conto. Il mio consiglio, a tutti, è comunque quello di studiare”.

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