Vendita isolotto di Capo Passero e Tonnara di Portopalo. Cronaca di uno scempio speculativo annunciato

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E nella nostra vita ecco entrare la Lhove 1 srl, una suggestiva abbreviazione che rimanda alla società di investimento non solo immobiliare con sede a Milano, la Lio Hospitality Venture 1 srl, che dal primo luglio del 2024 è entrata a far parte della holding Lio Capital, il ramo di investimento della società lussemburghese Lio Factory (a cui la Lhove appartiene integralmente), che si occupa di investimenti diretti in segmenti di nicchia del mercato immobiliare, quelli a valore aggiunto. La Lio Capital opera in situazioni speciali, cioè provvede alla risoluzione di quadri complessi e inefficienti alla base degli investimenti immobiliari, in vista dello sviluppo, vale a dire del riposizionamento e potenziamento degli asset immobiliari. La Lio Factory srl ha sede a Milano e appartiene alla Lio Factory SCSp che invece ha sede in Lussemburgo (108 società controllate direttamente).

È la Lhove 1, a quanto risulta, ad acquistare la tonnara di Portopalo e l’isola di Capo Passero per 10 milioni di euro con l’esclusione della fortezza spagnola del Seicento, proprietà della Regione Siciliana. Già avrebbe sottoscritto il contratto preliminare versando un milione di euro come caparra. A darne la notizia, ripresa poi da testate nazionali e locali, l’agenzia di stampa Dire. A confermarla Franzo Bruno Statella di Spaccaforno, uno dei 4 eredi del barone don Pietro Bruno di Belmonte.

Ma, conosciuta la Lhove e il resto, non abbiamo detto nulla perché non sappiamo realmente chi abbia già versato la caparra per acquistare tonnara e isolotto mentre conosciamo, a quanto si scrive, le intenzioni: trasformare l’una in struttura ricettiva (albergo o similare) e sull’altro costruirvi un resort di lusso. Per intenderci la Luxembourg Special Limited Partnership (SCSp) fa della ‘riservatezza’ il proprio punto di forza, un principio fondamentale, perno del sistema, e quindi è molto limitata la divulgazione di informazioni sensibili, comprese le identità degli investitori e dei titolari effettivi. E insieme alla riservatezza altro vantaggio per gli investitori è ‘la responsabilità limitata’ che tutela il patrimonio dei soci grazie a un solido meccanismo di salvaguardia che garantisce che i beni personali siano protetti dalle passività della partnership. Quindi, in caso di perdite finanziarie, azioni legali o altri obblighi contratti dalla SCSp, l’esposizione dei soci è limitata alla misura dei loro contributi di capitale conferiti inizialmente. La ridotta ‘visibilità’ – come viene pubblicizzato – “rende i soci meno attraenti per azioni legali opportunistiche o tentativi di sequestro di beni. È meno probabile che i potenziali avversari intraprendano azioni legali o si impegnino in tattiche aggressive se non sono a conoscenza della reale entità della ricchezza e dei beni dei soci accomandanti. Di conseguenza, i soci possono navigare in situazioni potenzialmente controverse con maggiore sicurezza, sapendo che i loro beni sono protetti da attenzioni indesiderate e azioni predatorie”. Il capitale sociale della Lhove Holding s.p.a. è di 50mila euro.

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Come si sarebbe potuto evitare? Di chi la responsabilità di una futura cementificazione di siti che dovrebbero essere preservati, di splendidi esempi di archeologia industriale da valorizzare? Sicuramente del governo regionale e di una politica distratta, volta solo al proprio stretto utile.

Nel 1991 la regione siciliana comprò, per esempio, l’ex Stabilimento Florio di Favignana e lo trasformò, dopo un sapiente restauro grazie ai tecnici della Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali di Trapani concluso nel 2010, in un museo di particolare suggestione in cui riscoprire gli antichi usi della mattanza del tonno non solo grazie a oggetti e macchinari dell’epoca ma anche attraverso una mostra fotografica permanente, sale multimediali dove vedere testimonianze video d’epoca e filmati storici dell’Istituto Luce e, dal 2023, una ricca biblioteca del tonno e delle tonnare. Nell’antiquarium reperti archeologici ritrovati nell’arcipelago, tra cui alcuni rostri della battaglia delle Egadi.

Se si pensa alle prebende, all’immondo spreco di risorse pubbliche degli ultimi scandali che hanno coinvolto, per ultimo, i governi Musumeci e Schifani, si misura tutta la pochezza della nostra classe politico-amministrativa.

E l’isola di Capo Passero? Come bene ricorda il presidente di Natura Sicula Fabio Morreale, dal 1991 su tutti i 35 ettari sono in vigore le norme di tutela di una riserva naturale perché inserita nel Piano regionale di Parchi e riserve. È protetta dal vincolo di massima tutela secondo il Piano Paesaggistico, quindi i pochi fabbricati privati presenti, i “Varcarizzu” (ricovero barche, officine dei calafati, casa del custode), a rigor di legge potrebbero essere ristrutturati ma non cambiare destinazione d’uso così come sarebbero vietati scavi e movimenti di terra per le eventuali necessarie opere di urbanizzazione (rete elettrica, idrica e fognaria). L’isolotto è anche inserito nella Rete Natura 2000 (ITA 090001) come Zona Speciale di Conservazione quindi qualsiasi progetto dovrebbe essere obbligatoriamente sottoposto a Valutazione di Incidenza e a pronunciarsi dovrebbero essere tutti gli enti territoriali Regione, Demanio, Genio civile, Soprintendenza, Comune di Portopalo.

Eppure, nonostante tutto questo, con il ‘pessimismo della ragione’ che impone la valutazione di quanto succede ancor oggi in una terra senza pudore, irredimibile, la possibilità di assistere a un ulteriore scempio speculativo è altissima. A meno di una vera ‘rivolta sociale’.



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