Pier Giuseppe Accornero – sacerdote, giornalista, scrittore
E’ il titolo della 58ª Giornata mondiale della pace, che si celebra il 1° gennaio 2025. Papa Francesco la collega al Giubileo della speranza e lancia tre appelli: «Azzerare il debito delle Nazioni povere; eliminare la pena di morte; destinare all’educazione le risorse impiegate in armamenti», tre azioni per infondere speranza «che nasce dall’esperienza dell’illimitata misericordia di Dio».
Azzerare il debito
Lo chiesero sia Paolo VI nell’anno Santo 1975 e sia Giovanni Paolo II nel Giubileo del 2000. Francesco per il 2025 chiede di pensare «a una «consistente riduzione, se non proprio al totale condono, del debito internazionale, che pesa sul destino di molte Nazioni. Il debito estero è diventato uno strumento di controllo, attraverso il quale alcuni governi e istituzioni finanziarie private dei Paesi più ricchi non si fanno scrupolo di sfruttare in modo indiscriminato le risorse umane e naturali dei Paesi più poveri, pur di soddisfare le esigenze dei propri mercati. Diverse popolazioni, gravate dal debito internazionale, portano anche il peso del debito ecologico dei Paesi sviluppati. Il debito ecologico e il debito estero sono due facce della stessa medaglia e della logica di sfruttamento che culmina nella crisi del debito. I Paesi benestanti facciano di tutto per condonare i debiti dei Paesi che non sono in condizione di ripagare. Occorre una nuova architettura finanziaria, con la creazione di una Carta finanziaria globale, fondata sulla solidarietà e sull’armonia».
Rispettare la vita
Bergoglio chiede «un impegno fermo a promuovere il rispetto della dignità della vita umana, dal concepimento alla morte naturale, perché ogni persona possa amare la propria vita e guardare con speranza al futuro, desiderando lo sviluppo e la felicità per sé e per i propri figli». «Senza speranza nella vita è difficile che sorga nel cuore dei più giovani il desiderio di generare altre vite. Invito a un gesto concreto che possa favorire la cultura della vita». Chiede l’eliminazione della pena di morte: «Oltre a compromettere l’inviolabilità della vita, annienta ogni speranza umana di perdono e di rinnovamento». Attualmente 28 mila persone sono nel braccio della morte in almeno 55 Nazioni, dato per difetto perché non include i Paesi che non forniscono statistiche.
Bandire il commercio delle armi
Bergoglio richiama Paolo VI e Benedetto XVI per chiedere di destinare i soldi degli armamenti all’educazione dei giovani: «Eliminiamo ogni pretesto che spinga i giovani a immaginare il proprio futuro senza speranza o come attesa di vendicare il sangue dei propri cari. Il futuro è un dono per costruire nuovi cammini di pace». Suggerisce di destinare «una percentuale fissa del denaro impiegato negli armamenti per la costituzione di un Fondo mondiale che elimini definitivamente la fame e faciliti le attività educative, promuova lo sviluppo sostenibile e contrasti il cambiamento climatico». Richiama tutti alla responsabilità: «Ciascuno si senta responsabile della devastazione cui è sottoposta la nostra casa comune, a partire dai conflitti che flagellano l’umanità. Si fomentano e si intrecciano sfide interconnesse che affliggono il Pianeta: disparità nel trattamento disumano dei migranti, degrado ambientale, confusione generata dalla disinformazione, rigetto di ogni dialogo, finanziamenti all’industria militare. Sono fattori che minacciano l’umanità». Secondo il «Global Peace Index» nel mondo ci sono 56 i conflitti armati, il numero più alto dalla fine della Seconda guerra mondiale.
Preghiera finale
Conclude con l’augurio «Il 2025 sia un anno di pace» e con la preghiera che riecheggia il «Padre nostro»: «Concedici, la tua pace, Signore! È questa la preghiera che elevo a Dio, mentre rivolgo gli auguri per il nuovo anno ai capi di Stato e di governo, ai responsabili delle organizzazioni internazionali, ai capi delle diverse religioni, a ogni persona di buona volontà: “Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e in questo circolo di perdono concedici la tua pace, che solo tu puoi donare a chi si lascia disarmare il cuore, a chi con speranza vuole rimettere i debiti ai fratelli, a chi senza timore confessa di essere tuo debitore, a chi non resta sordo al grido dei più poveri”».
Da commerciante di armi a sminatore
L’ingegnere barese Vito Alfieri Fontana, proprietario della Tecnovar di Bari che produceva mine antiuomo, gestisce con successo l’impresa nel 1977-93, producendo oltre 2,5 milioni di mine distribuite in tutto il mondo. Chiude l’azienda, non per una crisi finanziaria ma in seguito a una profonda crisi di coscienza perché il figlio gli chiede: «Papà, sei un assassino?». «È stato il momento che ha segnato una svolta nella mia vita». Nella conferenza stampa in Vaticano spiega: «È stupido mettere le mine antiuomo, militarmente non danno alcun vantaggio e creano solo un enorme fastidio, oltre che morti e feriti, quando ci sarà lo sminamento». L’operazione è diventata molto più veloci: «Se nel 1999 la velocità era 1 adesso è 100. E il costo è di 50 centesimi per metro quadrato. Servono però 20-30 anni come minimo. Di solito il 50 per cento del territorio si smina in 5 anni, il 70 per cento in 10. Notevole il costo in termini di vite umane. L’operazione in Ucraina, quando il conflitto finirà, costerà 200 vittime tra gli sminatori».
«Cessi il fuoco su tutti fronti»
Francesco sollecita preghiere per i Paesi vittime della violenza, invoca una tregua globale, chiede che in Nicaragua «si cerchi sempre la via del dialogo». Prega per la pace «nella martoriata Ucraina, in Medio Oriente – Palestina, Israele, Libano, Siria –, Myanmar, Sud Sudan e dovunque si soffre per la guerra e le violenze. Faccio appello ai governanti e alla comunità internazionale, perché si possa arrivare a Natale a un “cessate-il-fuoco”». Si rivolge a chi negli Stati Uniti può cambiare le sorti di coloro che sono in attesa di esecuzione nel braccio della morte: «La pena di morte sia commutata. Chiediamo al Signore la grazia di salvare questi fratelli dalla morte».
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