L’ex ministro: Ruffini al convegno? È già successo
Graziano Delrio che significato ha la sua «Comunità democratica»?
«È il nome di un’organizzazione, in questo caso il nome di un convegno che ci sarà a Milano il prossimo 18 gennaio, non capisco tutta questa enfasi».
Perché lei è un senatore del Pd e a questo convegno ha radunato tutti i cattolici di ispirazione democratica: sono le basi per la creazione di un nuovo centro?
«Ma no».
Una nuova corrente dentro il Pd?
«Nemmeno».
E allora di cosa stiamo parlando?
«Intanto chiariamo bene di cosa non stiamo parlando».
Di cosa non stiamo parlando?
«Non di un nuovo soggetto politico».
Ma a questo convegno ci saranno Romano Prodi, Pierluigi Castagnetti e, soprattutto, Ernesto Maria Ruffini, l’ex direttore dell’Agenzia delle entrate. Ed è di lui che si dice che voglia creare un nuovo soggetto politico di cui diventare federatore…
«Con me non ne ha mai parlato. Non è la prima volta che Ernesto Maria partecipa ai nostri convegni».
Il 18 gennaio a Orvieto si riuniranno anche i riformisti di Libertà eguale, ci sarà il ritorno di Paolo Gentiloni. È una coincidenza di date?
«Sì, il fatto è che il 18 gennaio per noi è un omaggio a Don Sturzo, al suo appello ai liberi e ai forti».
Quindi ci sono le basi per un lavoro comune?
«L’unione delle culture riformiste è il motivo per cui sono del Pd. Ma non è in questa maniera che dobbiamo affrontare il discorso su Comunità democratica».
E come allora?
«Per combattere la crisi della politica, della partecipazione alla politica, bisogna mettersi in ascolto di quello che ci succede intorno. Si deve seminare prima di costruire. Questo convegno di gennaio è per ascoltare i fermenti culturali delle settimane sociali di Trieste».
Fermenti di rinascita dei cattolici democratici?
«Si, siamo in campo per dare risposte nuove alla società che cambia. E non si può regalare il mondo cattolico ricco di fermenti all’astensionismo o alla destra».
Però i fermenti dei cattolici democratici si sono fatti sentire ben prima del settembre scorso…
«Abbiamo già organizzato quattro convegni».
Il primo quando?
«Due anni e mezzo fa?».
Quando Elly Schlein è diventata segretaria del Pd?
«C’era Enrico Letta alla segreteria. Elly è intervenuta a un nostro convegno all’Angelicum un anno fa, riconoscendo l’importanza della cultura cattolica per il Pd».
Con la segretaria Schlein ci sono però visioni molto contrapposte, soprattutto sui temi etici.
«Nel Pd fino ad ora siamo sempre riusciti a comporre le differenze con rispetto. Comunque a “Comunità democratica” non si parlerà di temi etici. Le urgenze sono altre».
Quali?
«La pace, l’Europa, la democrazia. L’Italia fuori dall’Europa è finita. E non si può sentire Giorgia Meloni che cita Aldo Moro per sostenere che l’Europa è il posto dove le nazioni si sentono a proprio agio. Bisogna uscire dal nazionalismo per salvare l’Europa».
Ma quindi qual è il vostro obiettivo, alla fine?
«Ascoltare e mettere in rete amministratori e politici. Partire dal basso per ricostruire democrazia e comunità».
E in che modo si deve partire?
«Studiando, riflettendo, discutendo. Dobbiamo confrontarci e scontrarci. Produrre cultura. La politica è in crisi proprio perché non produce più cultura. Ricordiamo Berlinguer: nel 1977 volle convocare tutti gli intellettuali per fare questo».
Al convegno avete invitato la segretaria del Pd?
«Non abbiamo invitato politici in carica, ma sono tutti benvenuti».
Chi ci sarà quindi?
«Chi vorrà venire. Noi lo abbiamo detto a tanti amministratori locali, ad intellettuali come Becchetti e Granata, e altri. Lo ha detto bene il presidente Mattarella: la speranza dobbiamo essere tutti noi».
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