Risparmiare energia, attraverso un efficientamento degli edifici, l’adozione di tecnologia per la produzione e lo stoccaggio di energia solare, ma anche la diffusione di nuove tariffe energetiche dinamiche. Ecco i trend dell’edilizia 2025… che dovranno riguardare anche gli edifici pubblici, messi attualmente molto male
Con la fine del Superbonus 110% e l’innalzamento dei tassi di interesse, la spinta della riqualificazione energetica del nostro parco immobiliare si è molto rallentata. Piuttosto che affrontare progetti con una visione più a lungo termine, i proprietari di immobili si sono concentrati maggiormente su come ridurre i costi nell’immediato.
Azioni più tattiche che strategiche – nonostante la norma europea delle Case green costringerà a rivedere questa scelta – che sono andate alla ricerca di soluzioni improntate ad abbassare le bollette energetiche, più che a ridurre gli sprechi.
Tuttavia, la transizione energetica degli edifici è destinata a tornare tra le priorità anche nel settore delle ristrutturazioni edilizie grazie all’emergere di tecnologie e trend che portano valore aggiunto su più livelli: dai tempi di installazione ai costi, ma anche al ritorno sull’investimento effettuato. E questo anche per gli edifici pubblici che, in Italia, risultano inefficienti nel 56% dei casi, con 1 immobile su 4 in classe G.
Ecco i trend che caratterizzaranno il mercato delle ristrutturazioni edilizie nel 2025
Quali saranno dunque i temi chiave con cui i proprietari degli edifici e gli operatori del settore dovranno confrontarsi nei mesi a venire? Ce lo rivela Eaton, azienda che opera a livello globale nella settore della gestione energetica.
Sfruttare l’energia solare
La produzione di energia solare trova sempre maggior interesse insieme all’integrazione di batterie di accumulo negli edifici; una soluzione per godere dei benefici della generazione autonoma di energia e delle interessanti tariffe fuori picco offerte da alcuni operatori.
Inoltre, il passaggio al solare aumenta la sicurezza energetica nazionale, riduce i costi, abbatte le emissioni di anidride carbonica e stimola la crescita economica, creando posti di lavoro nel settore delle rinnovabili.
Riduzione dei tempi di installazione
Secondo Eaton, aumenterà il numero di installatori disponibili per tutti i tipi di progetti di transizione energetica, spaziando dalle infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici ai sistemi di riscaldamento non alimentati da combustibili fossili.
La carenza di manodopera qualificata ha infatti spinto i produttori a dare priorità alla progettazione di soluzioni veloci e facili da usare. Gli installatori infatti prediligono prodotti prefabbricati, modulari e scalabili per fornire più rapidamente ai loro clienti strumenti efficaci per la transizione energetica.
Di conseguenza i produttori dovranno sostenere la riqualificazione delle competenze, attraverso programmi di partnership e formazione diretta sui prodotti.
Sistemi di accumulo sempre più efficienti e convenienti
Questa tecnologia fondamentale per sostenere la produzione indipendente di energia dal Sole ha incontrato difficoltà a emergere, sia per i costi sia per i rischi collegati. Infatti, le compagnie assicurative hanno assegnato ai sistemi di accumulo di energia a batteria una classificazione di rischio che ha fatto lievitare i premi e ha reso questa tecnologia poco attraente in ambito domestico.
Oggi, con l’arrivo sul mercato di batterie più moderne e affidabili, in particolare quelle al litio ferro-fosfato, meglio conosciute come batterie Lfp, queste classificazioni ad alto rischio sembrano sempre più rare e, di conseguenza, i premi assicurativi stanno già diminuendo.
Sicure dal punto di vista ambientale e strutturalmente stabili, infatti, le batterie Lfp non si riscaldano facilmente, caratteristica che le rende adatte all’uso domestico. Questi sistemi di accumulo si diffonderanno sempre di più.
Ritorno sugli investimenti in aumento
L’innovazione tecnologica sta facendo scendere il costo dei sistemi di accumulo di energia negli edifici. Il risparmio immediato è evidente rendendo l’investimento nella transizione energetica vantaggioso per proteggere e migliorare il valore delle proprietà immobiliare.
Con questi sistemi, inoltre, è possibile installare anche infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici, cosa che aiuterà i proprietari di edifici commerciali a mantenerne il valore, dato l’aumento della domanda di questo tipo di servizi.
Le nuove tariffe energetiche dinamiche
La misurazione smart è fondamentale per sfruttare al meglio le tariffe energetiche dinamiche. Per le abitazioni private può essere semplice sfruttare i periodi di minor consumo notturno, ma gli edifici commerciali devono adottare un approccio molto più strutturato per usufruire di questi vantaggi.
I sistemi di gestione dell’energia negli edifici più grandi stanno quindi diventando una tecnologia fondamentale. I sensori possono monitorare dati come il guadagno di calore e il numero di occupanti, insieme a statistiche relative alle prestazioni dei pannelli solari e delle batterie di accumulo dell’energia, oltre a informazioni esterne sulle condizioni meteorologiche.
Tutti questi dati confluiscono in un sistema di gestione dell’energia, risultando in un modello efficace per prevedere i consumi e quindi ideale per ottimizzare le tariffe energetiche disponibili.
Riqualificare energeticamente il parco immobiliare, partendo dagli edifici pubblici
La direttiva Case Green ce lo imporrà per legge, ma adoperarsi per l’efficientamento energetico degli edifici è fondamentale: meno energia si spreca e meno ne serve per essere, come Paese, autonomi energeticamente.
Si tratta di un enorme valore economico ma, sopratutto, geopolitico. Le conseguenze delle guerra in Ucraina ci hanno fatto capire quanto sia importante, oltre ad accelerare sulla strada della transizione energetica, anche operare per essere indipendenti il più possibile.
Ecco allora che partire dai numerosi edifici pubblici, grandi sprecatori di energia è prioritario. Se poi consideriamo che tutto il settore edilizio in Italia è responsabile del 42% dei consumi energetici e del 18% delle emissioni di gas serra, la strada della decarbonizzazione e dell’efficientamento del parco immobiliare è senza dubbio una forte leva per migliorare la vitadei cittadini (ricordiamo che in Europa muoiono ogni anno oltre 240.000 persone per cause riconducibili all’inquinamento dell’aria).
“Il contributo della Pa nel processo di decarbonizzazione del settore edilizio è evidente e si individuano due direzioni di intervento: il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione imposti dall’Ue per gli edifici pubblici e la sensibilizzazione dei cittadini sui benefici della riqualificazione smart degli edifici” commenta Benedetta Brioschi, partner e responsabile della community Smart Building di Teha Group.
L’analisi condotta dalla Community Smart Building di The European House – Ambrosetti evidenzia infatti come in Italia, al 2024, il 56% degli edifici pubblici si trova nelle tre classi energetiche peggiori (E, F, G), con un quarto (24%) concentrato nella sola classe G, mentre le classi energetiche superiori (A4, A3, e A2) rappresentano appena il 4% del totale.
Per ridurre le emissioni del settore, la Pa si è data obiettivi ambiziosi: l’Agenzia del Demanio ha stanziato 2,1 miliardi di euro per riqualificare 5 milioni di metri quadri di superficie entro il 2026 e, attraverso il Programma di Riqualificazione Energetica degli edifici della Pa, è stato pianificato di efficientare il 18% degli edifici pubblici fra il 2025 e il 2030, con un tasso di efficientamento del 3% annuo e una riduzione annuale dei consumi energetici pari all’1,9%.
In questo contesto, per la Pubblica Amministrazione il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (Pniec) ha un obiettivo di efficientamento del 3% annuo del patrimonio edilizio pubblico dal 2025 al 2030, un target 9 volte superiore alla superficie riqualificata tra il 2014 e il 2022.
Sforzo che a causa di mancanza di programmazione, carenza di competenze tecniche e difficoltà nell’utilizzo delle risorse disponibili (solo tra il 4% e il 50% delle risorse stanziate sono state effettivamente spese nel periodo 2019-2022) ha contratto il tasso medio di riqualificazione degli edifici pubblici (nel 2022 è stato dello 0,7%).
Inoltre, tra le diverse criticità emerse nell’indagine, spiccano i problemi di gestione finanziaria, la modalità di selezione nei bandi di gara che, spesso basata sul massimo ribasso, limita l’innovazione e la qualità delle soluzioni tecnologiche e non garantisce adeguata redditività alle aziende.
Le problematiche più sentite dagli addetti ai lavori, rivela ancora l’indagine, sono i ritardi burocratici e l’eccessivo numero di enti coinvolti (indicati dal 68% del campione) e la mancanza di fondi (53%).
Seguono la carenza di competenze tecniche all’interno della Pa (42%), che limita la capacità di pianificare, gestire e valutare gli interventi, l’adozione del criterio del massimo ribasso come principale metodo di selezione nelle gare d’appalto (32%), che compromette la qualità e l’innovazione delle soluzioni adottate, e criticità nella fase di diagnosi e monitoraggio dei risultati degli interventi (26%).
Una soluzione a questi problemi potrebbe arivare quindi dal Partenariato Pubblico Privato, strumento che aiuta la decarbonizzazione della Pa attraverso capitali privati. L’Italia, con solo 4,5 miliardi di euro, mostra un utilizzo relativamente moderato del Ppp, a differenza di Regno Unito (93 mld) Francia (14,1 mld) e Spagna (7,9 mld).
L’ingresso di capitali privati può invece accelerare i tempi di realizzazione dei progetti, riducendo il carico finanziario sugli enti pubblici, nonché portare a un incremento dell’innovazione, grazie all’accesso a tecnologie avanzate e competenze specialistiche.
Crediti immagine: Depositphotos
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