Ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo, per i dipendenti pubblici, almeno quelli delle Funzioni centrali, l’anno si è chiuso con il via libera in Consiglio dei ministri al rinnovo del contratto. Quando arriveranno aumenti e arretrati in busta paga?
«Mi lasci prima sottolineare l’importanza di aver siglato il contratto 2022-2024 che riguarda 200mila persone, nei tempi giusti. E lo stesso vale per i 430mila uomini e donne delle Forze di polizia e militari che riceveranno circa 200 euro lordi, vale a dire 100 euro netti in busta paga. Aver chiuso nei termini il contratto, e avendo già stanziato nella manovra appena approvata le risorse per i rinnovi del 2025-2027 e del 2028-2030, ci permetterà di mantenere la promessa di dare continuità contrattuale nel pubblico impiego».
Detto questo i soldi in busta paga quando arriveranno?
«Se ce la faremo già a gennaio, al più tardi a febbraio».
L’atto di indirizzo per avviare invece le trattative per il rinnovo del triennio 2025-2027 che tempi avrà
«Brevi. Le risorse ci sono, si tratta di un percorso senza incognite, cercheremo di essere efficienti al massimo nel muoverci».
Funzioni centrali a parte, ci sono altri settori per i quali i rinnovi non sono ancora arrivati, penso a enti locali e sanità. Sul primo dei due pesa la posizione di Cgil e Uil, i due sindacati che non hanno firmato nemmeno l’accordo per i ministeriali e hanno indetto un referendum. I dipendenti comunali rischiano di restare indietro?
«Ho vissuto con molto dispiacere la mancata firma di Cgil e Uil. Ma ora la legge di Bilancio è chiusa, sappiamo con certezza quali sono le risorse a disposizione. A questo punto vale la pena provare ad essere pratici nei ragionamenti».
Cosa intende per pratici?
«Ci sono risorse importanti per i lavoratori, e il contratto non riguarda solo la parte economica. Introduce importanti innovazioni per il welfare, per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Penso si possa arrivare a una sintesi recuperando anche il consenso di Cgil e Uil, o almeno lo auspico».
Tra le novità del contratto c’è la settimana lavorativa di quattro giorni. In diverse amministrazioni c’è il timore di non riuscirsi ad organizzare, non c’è il rischio di un’accoglienza fredda?
«La settimana corta non significa lavorare meno ore, che restano sempre 36 anche se spalmate su quattro giorni. Ed è una sperimentazione. Dal mio punto di vista necessaria in un epoca caratterizzata dal gelo demografico. Riguardo alla ritrosia delle amministrazioni, a gennaio incontrerò tutti i direttori del personale per definire insieme un percorso condiviso per poter rendere operativa questa possibilità».
Servirà una direttiva?
«Vedremo, se sarà necessaria la faremo».
Senta, il governo ha avuto la possibilità dall’Unione europea di spalmare in 7 anni il piano di aggiustamento dei conti pubblici anche grazie alla promessa di una nuova riforma della Pubblica amministrazione che riguarderà soprattutto le carriere dei dipendenti. A che punto è?
«Ho preparato una proposta di disegno di legge che nelle prossime settimane sarà esaminata in consiglio dei ministri e che proseguirà e rafforzerà il percorso per migliorare le competenze e premiare il merito, che sono alla base dell’efficienza della Pubblica amministrazione e della valorizzazione delle sue persone».
Si sa che questo progetto prevede una progressione di carriera da funzionari a dirigenti senza dover necessariamente passare per il concorso. Che altre innovazioni ci saranno?
«La proposta vuole recuperare la responsabilità dei dirigenti nella gestione delle proprie persone, dando loro la possibilità di valutarne i comportamenti e i risultati e premiarle con delle progressioni di carriera. Il concorso non sarà superato, ma sarà affiancato da questa nuova strada per la dirigenza. È una piccola rivoluzione. Tutto avverrà garantendo imparzialità e oggettività della valutazione. Il dirigente non prenderà da solo la decisione, ci sarà un momento di condivisione».
Fino ad oggi la valutazione nel pubblico impiego non è, come dire, una storia di successo. La stragrande maggioranza dei dipendenti ottiene sempre il massimo dei voti.
«Ne sono consapevole. Per questo il processo di valutazione deve essere cambiato. Innanzitutto assegnando obiettivi reali, misurabili, oggettivamente ponderati e, soprattutto, assegnati a inizio anno e non alla fine. E poi introducendo delle barriere all’eccellenza».
Barriere all’eccellenza?
«Un parametro, una soglia, oltre la quale non potranno essere assegnati giudizi massimi. Se guardiamo a quello che accade in giro per il mondo, tutte le organizzazioni che adottano sistemi moderni di valutazione delle performance non vanno mai oltre il 30%».
Lei ha parlato di merito e competenze. Tra quelle che mancano nella Pa, ci sono soprattutto quelle legate alla grande transizione digitale. Lei aveva annunciato il proposito di reclutare giovani direttamente dagli Its. A che punto è questo progetto?
«Entro questo mese arriverà un decreto legge il cui intento è quello di aumentare l’attrattività della Pubblica amministrazione. Non solo recluteremo i giovani diplomati degli Its, le Accademy, ma gli proporremo percorsi di carriera».
Che tipo di percorsi?
«Puntiamo a fare entrare nelle amministrazioni i giovani diplomati its Academy in materie digitali e tecnologiche per rinforzare questo ambito inserendoli già nelle qualifiche di funzionari e permettere loro di laurearsi nel corso dei primi anni grazie al contributo dell’amministrazione e al progetto Pa110e lode».
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