A partire dal 1° gennaio 2025 è partita la novità del Cin, il codice identificativo nazionale che devono avere obbligatoriamente tutte le unità immobiliare in affitto breve. Chi non è in regola rischia una multa da 800 a 8mila euro, chi non riporta il Cin in un annuncio fino a 5mila euro. Ecco come funziona.
Dopo mesi di annunci, piccoli passi e sperimentazioni, sono entrate definitivamente in vigore le nuove regole sugli affitti brevi. Adesso non solo per tutti è obbligatorio dotarsi del Cin, il Codice identificativo nazionale, ma per chi non lo fa scatteranno le multe. Le sanzioni possono andare fino a 8mila euro, e anche chi si è già dotato del codice ma non lo inserisce in un annuncio online rischia la multa.
Cos’è il Cin e chi è obbligato ad averlo
Il Cin è uno strumento con cui il ministero del Turismo ha l’obiettivo di raccogliere, a livello nazionale, informazioni chiare su quanti locali sono nel mercato degli affitti brevi. Il Codice infatti permette di catalogare tutte le unità immobiliari, e così facendo di limitare le attività di chi affitta in nero o comunque abusivamente.
Anche gli alberghi sono coinvolti e sono obbligati a dotarsi di Cin, e non solo i singoli appartamenti o case che vengono messi da privati su piattaforme online come Airbnb. Ad oggi, secondo i dati dello stesso ministero, risulta che quasi l’80% delle strutture registrate sia in regola.
Infatti, sul sito del ministero del Turismo è presente un portale aggiornato quotidianamente per osservare i progressi fatti finora a livello nazionale e di singole Regioni. A oggi risulta che, su 572.152 strutture ricettive registrate, siano quasi 454mila quelle che hanno già ottenuto un Cin. Dunque, come detto, poco meno dell’80% del totale. Invece una su cinque, oltre 120mila strutture, non sarebbero ancora dotate di Codice. Il numero più alto è stato rilasciato in Toscana (54.496), mentre la copertura più alta è in Basilicata con il 93,7% e la più bassa in Umbria con il 56%.
Come ottenere il Codice identificativo nazionale
Lo stesso sito permette anche ai cittadini di verificare su Codice corrisponde a una certa struttura, e soprattutto ai titolari delle strutture di richiedere il Cin. Per ottenere il Codice identificativo nazionale è necessario accedere alla Banca dati strutture ricettive – Bdrs – tramite Spid o Carta d’identità elettronica, registrarsi e poi fare richiesta.
Per farlo sarà sufficiente osservare l’elenco delle strutture che sono associate al proprio codice fiscale, e completare la scheda dell’immobile inserendo eventuali informazioni mancanti (ad esempio i dati del catasto). Poi, si potrà cliccare su “Ottieni Cin” e concludere l’iter. Una volta che si ha il Codice, questo va messo in mostra non solo all’esterno della struttura, ma anche in tutti gli annunci, cartacei e online, che pubblicizzano l’affitto breve.
Chi rischia di prendere le multe e quanto costano
Le sanzioni possono essere pesanti. Chi dovrebbe avere il Cin ma non lo ha richiesto può trovarsi a pagare da 800 a 8mila euro. A determinare l’entità della multa è la dimensione dell’immobile messo in affitto. In più, chi è senza Codice non potrà essere registrato su piattaforme online come Airbnb e Booking.
Anche chi ha richiesto il Cin, comunque, non è necessariamente in regola. Infatti, se questo non viene esposto in modo chiaro all’esterno del palazzo e negli annunci – cartacei e online – la multa può andare da 500 a 5mila euro. La stessa somma può essere pagata da quei portali telematici che non riportano il Codice negli annunci.
Per quanto riguarda le multe, la ministra del Turismo Daniela Santanchè ha provato a rassicurare i proprietari: “Evitiamo di creare agitazione. Nei primi mesi procederemo insieme alle Regioni per effettuare verifiche e correzioni. Siamo decisi, ma consapevoli della necessità di dialogare con tutti. Non intendiamo fare terrorismo“, ha detto. “Agiremo in modo fermo, nel rispetto di tutti, ma non vogliamo punire nessuno”, ha concluso.
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