Si chiude un 2024 nero come la pece per Stellantis, difficile come non si vedeva dal 1956 quando però l’industria automobilistica italiana si preparava a rinascere dopo la Seconda Guerra Mondiale e contava a malapena tra le 129mila e le 200mila unità. A confermare il brutto momento che vive il Gruppo con a capo John Elkann è Ferdinando Uliano, segretario generale della Fim-Cisl, che questa mattina a Torino, a illustrato i dati Stellantis dell’anno appena concluso. I numeri registrati infatti dai sindacati confermano le sole 475.090 unità prodotte con un -36,8% rispetto al 2023, con le automobili in pericolosa discesa: solo 283.090 unità e un pesante -45,7% rispetto al 2023. Un tracollo che si riflette anche in Borsa perdendo un -3% rispetto al 2023: a Piazza Affari il titolo scende a 12,26 euro. Dopo le anticipazioni, le elaborazioni di Dataforce confermano i dati sulle immatricolazioni resi noti alla vigilia: la casa automobilistica ha immatricolato in Italia nel 2024 solo 452.615 auto (-9,9% sul 2023) e la quota di mercato si è attestata al 29%, in calo del 3% rispetto al 2023.
Crisi Stellantis, nessuna audizione di Elkann in vista
Si torna indietro nel 1956
Questo l’allarme di Uliano lanciato a margine della presentazione: “Il 2024 sarà ricordato come l’anno nero di Stellantis. Per trovare un dato così basso di produzione bisogna spostare le lancette al 1956. I dati della produzione si chiudono negativamente dopo due anni di crescita e per la prima volta tutti gli stabilimenti sono in negativo, con gli autoveicoli che fanno segnare perdite maggiori rispetto ai veicoli commerciali. La riduzione della produzione – ha osservato – è stato un continuo peggioramento da inizio anno raggiungendo cali produttivi nelle auto dal 21 al 70%. Le previsioni negative che avevamo stimato negli ultimi due report trimestrali purtroppo hanno avuto un riscontro con la realtà di fine anno, con un aggravio in termini di volumi e di aumento dell’uso degli ammortizzatori sociali e di chiusure anticipate di fine anno che hanno coinvolto quasi 20 mila lavoratori”.
Il 2025 sarà ancora più difficile per Stellantis in Italia
“Stellantis ha ribadito 2 miliardi di investimenti per il 2025 e sei miliardi di acquisti ai fornitori italiani. È sicuramente un cambio di impostazione al piano industriale precedente da noi giudicato insufficiente. Tuttavia la situazione in termini di volumi non subirà significative modifiche nel corso del 2025”, ha proseguito il segretario generale della Fim-Cisl.
Sulla produzione della 500 e degli stabilimenti di Melfi e Cassino invece ha precisato: “Hanno aggiunto la nuova piattaforma small con i due nuovi modelli compatti a Pomigliano dal 2028, la nuova 500 e a Mirafiori in aggiunta alla 500 ibrida. Verranno ibridizzate le auto previste nelle versioni elettriche tra il 2025 e il 2026 a Melfi. Poi è stato annunciata per Atessa la nuova gamma large sui veicoli commerciali. A Cassino verranno sviluppate anche le versioni ibride delle full electric previste su Stelvio e Giulia in aggiunta al nuovo modello top di gamma sempre su piattaforma large. Su Modena verrà lanciata la collaborazione con Motor Valley per il lancio del progetto alto di gamma”.
Secondo la Fim-Cisl, però, i nuovi lanci produttivi impatteranno solo dal 2026 e mancano ancora risposte importanti sulla Gigafactory e sul rilancio di Maserati : “Su questi e altri aspetti abbiamo richiesto di approfondire la situazione nei prossimi mesi con Stellantis e Governo”. ha aggiunto Uliano.
Prevista manifestazione il 5 febbraio a Bruxelles
“Il crollo dei volumi sui mercati e la transizione verso elettrico e digitale sono una tempesta perfetta che colpisce in maniera significativa tutta l’Europa e il suo tessuto industriale più rilevante”. Così Uliano infine ha introdotto lo sciopero del prossimo 5 gennaio: “Tutte le organizzazioni sindacali europee di IndustrialAll Europe hanno indetto un’importante manifestazione il 5 febbraio 2025 a Bruxelles che vedrà un’importante partecipazione dei lavoratori metalmeccanici di tutta Europa. La situazione del settore automotive deve trovare risposte anche dall’Unione Europea. I singoli Paesi non sono in grado di rispondere in maniera sistematica ad una crisi che investe tutte le case automobilistiche”.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link