La settimana irrespirabile della Lombardia, lo smog non soffoca solo Milano: da Cremona al caso Soresina, tra auto e allevamenti intensivi

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Se Milano ha iniziato il 2025 soffocata dallo smog e le misure anti inquinamento di primo livello, il resto della Lombardia non se la passa meglio. Tanto che le misure temporanee di secondo livello scattate dal 3 gennaio sono previste dal ‘protocollo Aria’ di Regione Lombardia anche in altri Comuni dell’hinterland. L’emergenza, però, non riguarda solo la provincia di Milano. Lo dimostra il fatto che, nonostante le piogge del 2024, che hanno contribuito a un miglioramento medio dei dati del pm 10, è andata comunque sì male a Milano, che peggiora notevolmente il dato del 2023, ma anche nei capoluoghi della bassa Padana. Cremona si conferma come il più inquinato della Lombardia. Un dato che fa riflettere sull’incidenza delle emissioni che derivano dalle attività agricole, e in particolare dagli allevamenti intensivi. Ma anche sulle manovre politiche che hanno alimentato tale incidenza, come raccontato da ilfattoquotidiano.it. Di fatto, la Pianura Padana resta l’area più inquinata d’Europa. Lo ha ribadito anche Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia, analizzando i livelli di smog nelle varie province: “Le politiche per la qualità dell’aria dimostrano la loro efficacia nel tempo, ma si prenda atto che sono trainate dal quadro di regole dettate dall’Ue” ha spiegato, sottolineando che, in questo scenario normativo “latita il protagonismo di regioni e città quanto a investimenti e azioni incisive”. E questo riguarda le strategie di mobilità, il riscaldamento civile e le politiche agricole.

Le nuove misure – Ad oggi però, il territorio deve fare i soliti conti con la realtà e Milano è alle prese con gli interventi per tamponare l’emergenza. Sarà attivo, nei Comuni con più di 30mila abitanti e in quelli che hanno aderito su base volontaria, il divieto di circolazione dei veicoli fino a euro 1 benzina e fino a euro 4 diesel compresi, anche se dotati di FAP (filtro antiparticolato) efficace o aderenti al servizio Move-In. In tutti i Comuni delle province interessate è vietato utilizzare gli impianti termici alimentati a biomassa legnosa fino a 3 stelle comprese, oltre allo spandimento dei liquami zootecnici (salvo iniezione e interramento immediato) e bisogna ridurre di un grado Celsius le temperature massime nelle abitazioni. Vietata, inoltre, qualsiasi tipo di combustione all’aperto. Interventi necessari quanto prevedibili.

I dati più allarmanti – Nel 2024 il dato più negativo è quello relativo al numero di giornate di inquinamento oltre la soglia critica che, per la legislazione vigente (in via di superamento per il recepimento della nuova direttiva Ue), è fissata al valore di 50 microgrammi di PM10 per metri cubi di aria. “Le giornate di smog sono tipicamente concentrate nelle stagioni fredde, che sono coincise con i mesi in cui, anche nel 2024, ha piovuto di meno” spiega Legambiente Lombardia. In questo caso, il dato del numero delle giornate di smog per quasi tutte le città è stato decisamente peggiore rispetto all’anno precedente, con Milano in testa alla classifica dei capoluoghi, con ben 68 giornate di smog (erano state 49 nel 2023), seguita da Cremona con 57, Brescia (56), Monza (54), Mantova (50) e gli altri capoluoghi della pianura, tutti ben oltre il numero di 35 giornate di ‘franchigia’ che prevista dalla vigente normativa.

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Meglio verso l’Alta Lombardia – Decisamente diversa la situazione a Bergamo che, per quanto riguarda i giorni di sforamenti, ne ha contati 40 giorni. Como è a quota 21 giorni (quindi al di sotto del numero contemplato dalla norma attuale, ma al di sopra delle soglie fissate dalla nuova direttiva). Varese, Lecco e Sondrio, tutte al di sotto delle 10 giornate di ‘aria cattiva’, chiudono l’anno consolidando il giudizio positivo di qualità dell’aria per queste località. “È sempre più chiaro che non sarà possibile raggiungere gli obiettivi di qualità dell’aria della nuova direttiva Ue senza un’azione che chiami in causa il sistema agrozootecnico padano” ha commentato Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia. “Non si tratta solo di aggiornare gli allevamenti, ad esempio mediante le coperture delle vasche e i limiti agli spandimenti di liquami – ha aggiunto – ma occorre, insieme a ciò, ristrutturare un settore troppo cresciuto nei decenni passati per rispondere al richiamo dell’industria alimentare, portandolo invece a produrre meno ma meglio, e in equilibrio con il territorio, riducendo così anche l’impatto sulla qualità dell’aria”.

La situazione nei centri della pianura zootecnica. I casi di Soresina e Gonzaga – La situazione peggiora nei piccoli centri della pianura zootecnica. Soresina, in provincia di Cremona batte tutti i capoluoghi con 75 giornate di smog nel 2024. Anche quest’anno, tra l’altro, il piccolo centro spicca tra le stazioni di misura i cui valori del Pm10 sono monitorati da Legambiente, sebbene il comune si trovi lontano da grandi arterie autostradali e da grandi concentrazioni industriali. Soresina, però, si trova in un contesto agricolo che vanta la più alta densità di capi allevati in Italia “e conseguenti elevate emissioni di ammoniaca, che nei mesi invernali è il precursore della formazione di particolato sottile” ricorda Legambiente. In questo contesto, sta accadendo qualcosa a Gonzaga, comune in provincia di Mantova, che ospita quasi 60mila animali, tra bovini e suini a fronte di neppure 9mila abitanti. Il Consiglio Comunale ha approvato una delibera che introduce nuovi indirizzi, come la sospensione delle autorizzazioni per nuovi allevamenti, la limitazione degli ampliamenti e delle variazioni del topo di animale allevato, che sarà consentita solo se non comporta un incremento delle unità di bestiame adulto (UBA).



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