Una dozzina i giovani di origine nordafricana identificati per un video postato su TikTok in cui venivano pronunciate offese nei confronti dell’Italia: tra loro anche un italiano. Su segnalazione politica al vaglio anche il video di un guineano che intervista alcuni giovani musulmani che rendono grazie ad Allah
Sono una dozzina i giovani identificati da polizia e carabinieri a Milano per un video pubblicato sui social con offese agli italiani e alla polizia girato durante la notte di Capodanno in piazza Duomo. Tra loro diversi ragazzi, quasi tutti tra i 18 e i 20 anni, di origine marocchina, tunisina ed egiziana. Ma anche un italiano residente in un piccolo comune del Pavese, figlio di una donna che convive con un tunisino. Proprio lui, secondo i primi accertamenti, sarebbe l’autore degli insulti all’Italia e del gesto del dito medio ripreso in un video di pochi secondi postato su TikTok da un amico. Le immagini sono state realizzate durante i festeggiamenti spontanei in Duomo (non era previsto alcun evento ma in piazza c’erano comunque oltre 25 mila persone) da un gruppo di giovani che si trovava, insieme a molti altri, «arrampicato» al piedistallo della statua a Vittorio Emanuele. Tra i ragazzi compare per pochi istanti anche un giovane con un passamontagna (capo d’abbigliamento molto in voga tra i cosiddetti «maranza») che non è ancora stato identificato e che rivolge insulti alla polizia.
L’indagine era stata sollecitata a gran voce in queste ore da diversi esponenti politici di centrodestra e ieri, giovedì 2 dicembre, il Viminale aveva fatto sapere di aver chiesto accertamenti alle forze di polizia su questi video in vista di una informativa da depositare in procura per valutare eventuali reati. Note che sono già arrivate sul tavolo del procuratore Marcello Viola, che coordina anche le indagini antiterrorismo, e del pm Enrico Pavone che si occuperà del fascicolo. Nelle scorse ore il prefetto Claudio Sgaraglia aveva avuto un confronto con il procuratore Viola proprio in vista dell’apertura del fascicolo. Gli accertamenti sono affidati da un lato alla squadra Mobile e dall’altro ai carabinieri del Nucleo informativo di Milano. L’ipotesi alla quale lavorano i magistrati riguarda gli articoli 290 e 291 che configurano il vilipendio della Repubblica, delle Istituzioni costituzionali e delle Forze armate. Gli identificati sono giovani che gravitano solo in parte sull’area milanese (uno di loro è residente a San Siro) mentre gli altri vengono dalle province di Parma, Brescia, Como, Varese, Biella e si trovavano a Milano per festeggiare il Capodanno. Alcuni di loro hanno piccoli precedenti di polizia per reati contro il patrimonio.
Al vaglio c’è anche un secondo video, sempre segnalato da politici, in cui un tiktoker guineano «intervista» alcuni giovani nordafricani e uno di loro dice di non festeggiare il Capodanno in quanto musulmano ma di essere in piazza solo per osservare i fuochi d’artificio. Parole alle quali segue una preghiera in arabo e il grido «Allah akhbar» degli amici. La Digos sta invece effettuando verifiche sui video della polizia scientifica realizzati prima della mezzanotte, intorno alle 21, quando alcuni giovani nordafricani hanno esposto in piazza una bandiera della Palestina e gridato cori contro Israele. Analisi anche sui video della breve sassaiola contro la polizia in via Zamagna a San Siro e di alcuni giovani che hanno «sparato» fuochi d’artificio contro vigili del fuoco al lavoro per spegnere un piccolo rogo ad Abbiategrasso, nell’hinterland ovest di Milano.
In Duomo era presente un massiccio presidio delle forze dell’ordine fin dal pomeriggio e sono molti i giovani identificati durante la giornata anche per via dei controlli legati all’istituzione della «Zona rossa» in Duomo. Tre degli identificati per i video sarebbero anche stati segnalati durante la serata con l’ordine di allontanamento proprio per il provvedimento amministrativo legato a questo divieto. Nel corso della serata in Duomo, al netto di qualche parapiglia e un paio di scazzottate tra ragazzi, non si sono segnalati episodi di grave violenza. Resta poi da capire se, dopo le burrasche politiche di queste ore, siano davvero configurabili reati nei confronti dei giovani identificati e se generici insulti agli italiani e alla polizia pubblicati via social possano essere perseguibili penalmente. Cosa che, al momento, è tutt’altro che chiara.
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