Nel dossier alluvioni per Curcio l’elenco di interventi, procedure e risorse

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di
Federica Nannetti

La regione attende il via libera da Roma ai 90 milioni contro il dissesto idrogeologico. Poi ci sono i Piani speciali da quasi 1 miliardo, in stand by. Il nodo indennizzi e la presenza della struttura commissariale sul territorio

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Ora, quel che si attende, è il «cambio di passo» auspicato dal nuovo presidente della regione Michele de Pascal: tanto sugli indennizzi quanto sulla messa in sicurezza del territorio e, dunque, sulla ricostruzione del dopo alluvioni nel suo complesso. Il dossier del lavoro da fare, del resto, è molto consistente in tutta la regione, dal Bolognese alla Romagna.
Come annunciato alla vigilia del Capodanno dalla presidente del consiglio Giorgia Meloni, al prossimo consiglio dei ministri verrà formalizzata la nomina a nuovo commissario straordinario alla ricostruzione nei territori colpiti dell’alluvione di Fabrizio Curcio, già capo del dipartimento della Protezione Civile dal 2015 al 2017 e poi ancora dal 2021 al luglio scorso. 

Una decisione, questa, frutto della mediazione tra la premier e il neo governatore dem de Pascale che più volte, nelle settimane scorse, aveva avanzato la richiesta di identificare direttamente nella Regione la struttura commissariale. Alla fine si è arrivati a una figura tecnica come Fabrizio Curcio che, dopo una transizione e un passaggio di consegne con il predecessore Francesco Paolo Figliuolo quanto più possibile «senza intoppi», come ha auspicato lo stesso de Pascale, avrà davanti a sé una lunga lista di interventi sul territorio da portare avanti con un «ritmo completamente diverso», ha aggiunto sempre il governatore. Nonché «una struttura commissariale diversa, direttamente sul territorio» da riorganizzare, la richiesta dell’Emilia-Romagna. Le premesse per una collaborazione fruttuosa ci sono tutte. Sperando sia la volta buona.




















































Tra le infrastrutture da ricostruire – inserite in un provvedimento di circa 50 milioni di euro già annunciato dal generale Figliuolo e ora al vaglio dei ministeri competenti — c’è il ponte della Motta tra Budrio e Molinella crollato a maggio 2023 e quello delle Grazie a Faenza. Nello stesso piano sono poi previsti anche la demolizione del ponte della Pungella a Traversara di Bagnacavallo e ulteriori interventi di messa in sicurezza. Al vaglio dei ministeri competenti anche il Piano speciale stralcio per il dissesto idrogeologico: il finanziamento, già annunciato, è di 90 milioni e permetterà di mettere a terra e di potenziare, per esempio, opere di contenimento delle piene dei fiumi e di consolidamento delle frane. Su tutti tali lavori, l’auspicio della Regione è di poter presto fare il punto con il nuovo commissario Curcio per poi arrivare alle ordinanze necessarie all’apertura dei cantieri.
Ma tra i lavori prioritari da far proseguire o avviare con rapidità, così come anticipato dal presidente de Pascale in occasione del sopralluogo precedente il Natale e ribadito in queste ore dal sindaco Lepore, ci sono anche quelli della Val di Zena, una delle zone più colpite del Bolognese in autunno: nel primo semestre del 2025 dovrebbero essere eseguiti i lavori di ripristino delle frane di monte e dell’erosione a valle, come anche la ricostruzione della Sp36 nel punto crollato. 

Altri lavori di somma urgenza per la manutenzione della rete idraulica e per il taglio della vegetazione sono stati avviati dopo l’alluvione di ottobre, non solo sullo Zena ma anche lungo i torrenti Idice e Sillaro. Questi non sono che alcuni dei lavori che si troverà sul tavolo Fabrizio Curcio, che dovrà fare i conti anche con il nodo dei finanziamenti: basti pensare come il Piano stralcio sul dissesto richiederà in realtà una programmazione pluriennale di risorse pari a circa 877 milioni. E sui finanziamenti dei Piani speciali nella loro interezza, al palo da mesi, la Regione ha più volte posto l’accento: senza le giuste risorse, la messa in sicurezza del territorio resta lettera morta.

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