«A Scampia replica del modello Caivano, cambierà il suo volto»

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«Lo Stato c’è e sta dalla parte dei cittadini onesti». Giorgia Meloni a meta mattinata interviene sui social per commentare l’operazione del giorno prima: le ultime 11 famiglie che hanno lasciato la Vela Rossa, destinata all’abbattimento. Un ulteriore tassello per riqualificare il degradato quartiere a Nord di Napoli. Un messaggio chiaro dal governo che segue il decreto pubblicato l’altro ieri in Gazzetta ufficiale: un piano straordinario per 7 aree ad alta vulnerabilità sociale individuate in Italia, sul modello Caivano. Dalla Lombardia alla Sicilia, passando per Scampia-Secondigliano. Piano affidato al commissario straordinario Fabio Siciliano, con un fondo triennale da 180 milioni di euro, che lavorerà d’intesa con i comuni interessati per aiutarle a superare le pastoie burocratiche grazie a iter speciali. «Nessun esproprio di funzioni anzi lavoreremo a braccetto con i sindaci. Con Gaetano Manfredi ci siamo già parlati e intesi», rassicura ieri il commissario Fabio Ciciliano. Mentre rimangono sul campo i progetti già avviati e seguiti da palazzo San Giacomo di ReStart Scampia grazie a 159 milioni di fondi Ue. E, quindi, l’abbattimento della Vela Gialla, della Vela Rossa e la riqualificazione della Celeste, oltre alla costruzione di 433 nuovi alloggi e servizi per il quartiere ex Gomorra.

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LA PREMIER

«Grande soddisfazione per il completamento dello sgombero delle Vele di Scampia, operazione decisiva per iniziare il progetto di riqualificazione e rigenerazione urbana di un territorio complesso ma che può cambiare volto. Con determinazione, costanza e impegno», è l’incipit del numero uno dell’esecutivo che cita il decreto delle zone a rischio: «Scampia-Secondigliano è anche una delle sette aree di recente individuate dal governo dove poter replicare il modello già sperimentato con successo a Caivano». Poi i ringraziamenti «al ministro Piantedosi, al prefetto di Napoli, al sindaco, alle forze dell’ordine e tutte le istituzioni coinvolte, che hanno reso possibile il raggiungimento di questo importante obiettivo». «Lo Stato c’è, e – rincara sempre la Meloni – sta dalla parte dei cittadini onesti e di chi ha bisogno, e non ha intenzione di indietreggiare di fronte al degrado, all’illegalità e all’abusivismo».

LO SCONTRO

Ovviamente non poteva mancare lo scontro tra maggioranza e opposizione. E se Fdi, il partito della premier ringrazia, il centrosinistra attacca per rivendicare il lavoro del sindaco Manfredi. Che però la premier non ne ha mai messo in dubbio il lavoro (visto anche il proficuo rapporto istituzionale dei mesi scorsi già suggellato con il finanziamento per Bagnoli) e, anzi, ha fatto i dovuti ringraziamenti. Primo cittadino compreso. «La rinascita di Scampia non comincia oggi, ma è frutto del protagonismo di un territorio, che spesso in solitudine ha dovuto combattere per accedere a diritti troppe volte negati. Il lavoro dell’associazionismo e dei comitati del quartiere, delle istituzioni locali, supervisionato dal sindaco Manfredi e dal Prefetto, sta consentendo a Scampia di accedere ad importanti progetti e opportunità che ne cambieranno radicalmente il futuro», sottolinea il deputato e responsabile nazionale Sud del Pd Marco Sarracino.

«Il quartiere, da anni, è attraversato da una spinta positiva di trasformazione, grazie anche al prezioso contributo delle associazioni del territorio e dei cittadini. La recente inaugurazione delle attività della Federico II è stata un’altra tappa fondamentale per questo quartiere e non solo. Si tratta di risultati frutto della collaborazione istituzionale fra i diversi livelli amministrativi, sempre promossa dal sindaco di Napoli Gaetano Manfredi», aggiunge la senatrice campana del Pd Valeria Valente. «La Meloni dimentica che i fondi stanziati non sono un favore, ma un dovere nei confronti di una comunità che ha subito per anni il peso della criminalità e del degrado. In questo momento cruciale per il riscatto di Scampia è necessario che l’esecutivo si schieri al fianco dei cittadini onesti, e non che sgomiti per salire in passerella», attacca la senatrice dell’M5s Vincenza Aloisio.

«Lo Stato c’è e, attraverso la sinergia tra le istituzioni, metterà in campo le politiche di rilancio di un territorio prezioso come Scampia, che è finalmente tornato al centro dell’agenda nazionale», ribatte il deputato di Forza Italia e sottosegretario al Mit, Tullio Ferrante. «Applicando ora a Scampia il modello di rigenerazione urbana e sociale già sperimentato con successo a Caivano, ridiamo progressivamente alla comunità cittadina interi territori sinora abbandonati al proprio destino», rimarca il senatore Fdi Sergio Rastrelli.

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«Si parla di modello Caivano che insegna a tutti che la rigenerazione e la riqualificazione urbana possono partire una volta ristabilita la legalità e l’autorità dello Stato», sottolinea Luciano Schifone, della direzione nazionale di Fdi, per rispondere agli attacchi dem.

Distinguo alimentati dal timore che il decreto legge appena pubblicato sulle 7 aree nazionali da riqualificare, sul modello Caivano che viene richiamato nel testo esplicitamente, possa togliere poteri alle istituzioni locali. A cominciare dal Comune. «Assolutamente no», chiarisce al telefono con il Mattino il commissario Fabio Ciciliano. «I progetti già in essere, a cominciare da ReStart Scampia rimangono in capo al Comune. Ne ho già parlato – chiarisce – con il sindaco Manfredi. Questo decreto mantiene la centralità degli enti locali e ovviamente dei rispettivi sindaci per governare i normali processi, vale per Scampia come per le altre aree individuate dal governo: la struttura commissariale dà solo una mano a velocizzare e superare eventuali intoppi burocratici. Il lavoro, quindi, è sinergico». Un approccio condiviso dal sindaco nell’incontro dell’altro ieri con Ciciliano. E Manfredi, come presidente nazionale dell’Anci, si è raccomandato di rapportarsi sempre con i Municipi. Mentre su Scampia al commissario Ciciliano ha chiesto una mano per risolvere l’annosa questione del campo rom di Cupa Perillo.





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