Dopo lo stop l’ora delle scelte: le rinnovabili non bastano

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La fine del transito del gas russo via Ucraina ci richiama a noi europei per l’ennesima volta al tempo delle scelte, volendo sintetizzare il concetto espresso nel sempre citato report Draghi che indica in una politica energetica integrata europea la scelta prioritaria per il suo rilancio di sviluppo competitivo. Ma forse basta affidarsi alla affidabilità storica europea dei suoi padri fondatori, che come prima mossa scelsero di mettere insieme carbone e acciaio per dare struttura alle fondamenta della costruzione del sogno europeo. Costruzione che è continuata con sempre alla base l’integrazione: delle frontiere, del libero scambio delle persone e delle merci, della politica agricola, dell’unione bancaria, dell’unione monetaria, fino ad avere come prossima priorità quella di pianificare l’integrazione dell’esercito europeo. Stessa cosa vale per l’energia. O meglio dovrebbe valere. E sempre la storia in cui si muovevano i padri europei insegna come l’energia sia la base del «grande gioco» della geopolitica e dello sviluppo economico e sociale.

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IL GRANDE GIOCO

Questo grande gioco viene da lontano, dalle due guerre mondiali quando gli Stati Uniti decisero di mettere i “boots on the ground” sul suolo europeo: la vittoria degli Usa ebbe come effetto la liberazione dell’Europa, la sconfitta dei nazisti, ma anche la sostituzione del dominio dell’impero britannico, e che li portò a diventare la nuova potenza globale, in mare, in terra, nell’aria e nello spazio. A un “impero” servono strumenti per mantenere il primato politico ed economico: uno dei più importanti è l’energia. Il grande gioco non riguarda più la conquista dei territori, ma delle materie prime, tra cui la risorsa energetica: la fonte di sopravvivenza dell’impero.

Ecco come queste azioni fanno emergere il “capitalismo politico” come teorizzato da Max Weber, dove cambiano gli attori delle azioni di difesa o di attacco ma non il fine del grande gioco: la conquista dell’energia. L’energia diventa strumento del “capitalismo politico” come quando Trump minaccia l’Europa con dazi o tariffe chiedendo in cambio l’acquisto di petrolio e gas a stelle e strisce. Così come quando il Qatar minaccia di ridurre le vendite di gas all’Ue se Bruxelles applicherà rigorosamente una nuova legislazione, che prevede sanzioni per le aziende che non rispettano i criteri sulle emissioni di carbonio e sui diritti umani. Il ministro dell’Energia qatariota, Saad al-Kaabi, non ha perso tempo affermando che qualsiasi sanzione non conforme imposta da uno stato membro dell’Ue potrebbe spingere Doha a fermare le esportazioni di gas naturale liquefatto.

I TIMORI IN IRAN

Vale anche per l’Iran, dove l’energia provoca più timori agli ayatollah per le ripetute interruzioni di corrente elettrica nel Paese rispetto alle proteste dei giovani contro il vero oscurantismo quello politico e culturale imposto a tutti. Una crisi, quella energetica iraniana dovuta a una combinazione di fattori: nonostante sia uno dei principali produttori di petrolio e gas, il Paese non riesce a soddisfare i propri bisogni interni a causa di infrastrutture obsolete, una gestione inefficace. Senza poi considerare la corruzione e il contrabbando dei prodotti energetici. Si potrebbe continuare con altri esempi internazionali. Ma guardiamo all’Europa.

Le scelte di politica energetica europea si incarnano naturalmente nel paese guida delle politiche del Vecchio continente: la Germania. La crisi energetica attuale tedesca porta con se costi elevati e rischi crescenti per l’industria e le famiglie. La dipendenza da sole e vento, insufficienti durante le “dunkelflauten” (periodi di bassa produzione invernale delle rinnovabili), evidenziando il fallimento del modello attuale. Nonostante gli enormi investimenti, la Germania ha sostituito l’energia nucleare, stabile e a basso costo, con fonti rinnovabili inaffidabili e dispendiose, sta accumulando perdite per miliardi.

E parliamo di oltre 30.000 turbine e quasi quattro milioni di pannelli solari. Il mercato elettrico in Germania ha registrato un picco inusuale con il costo di 936 euro per Megawattora a dicembre, a causa della prolungata e famigerata assenza di sole e di vento disponibili. La dipendenza crescente da fonti rinnovabili rende difficile gestire la rete, evidenziando la necessità di maggiori investimenti in infrastrutture e tecnologie per ottimizzare il consumo elettrico. È il limite del modello scelto. Ed è tra le cause della crisi e dello sfaldamento della coalizione a “semaforo” che doveva proprio guidare alla nuova transizione green la Germania.

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Nel land del Brandeburgo, il partito di ultradestra che tanto piace a Elon Musk, l’AfD, ha fatto il pieno di voti proprio perché si è proposto come anti pale eoliche, facendo crescere la preoccupazione viste le posizioni anti Europa e pro Russia del partito.

Quindi la recente “end of way del transito del gas via Ucraina” non è che un ennesimo paragrafo del grande gioco dell’energia con Vladimir Zelensky che ne sottolinea proprio la decisione strategica per mettere in difficoltà le entrate dell’Orso russo con cui finanzia la guerra d’aggressione. Senza dimenticare come Putin aveva a sua volta usato proprio l’energia come arma per scombussolare e lanciare l’attacco delle speculazioni sull’energia europea a inizio conflitto.

Insomma il grande gioco ha nell’energia una protagonista assoluta di mosse e contromosse.

E se la storia o le recenti esperienze non hanno insegnato nulla a noi europei invitiamo non a leggere o rileggere il pluricitato report Draghi ma l’audit del 2024 della Corte dei conti europea che costituisce un buon esempio di quanto l’operato dell’Ue in tema di Green Deal sia stato viziato da errori, visioni discutibili e addirittura derive ideologiche.

La Corte ha fatto un vero “reality check”. Si potrebbe continuare.

Come ad esempio su come trasformare le nostre economie oggi profondamente incardinate a materiali essenziali come acciaio, cemento, plastiche, prodotti ogni anno in misura pari a molti miliardi di tonnellate e di euro.

Un sistema industriale europeo del futuro difficilmente si potrà basare sull’ elettrificazione a ogni costo e stare dentro contemporaneamente da protagonisti nel grande gioco globale.

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