MILANO «Dopo che Antonio subentra in questa dinamica, logicamente voleva essere al nostro fianco in questo, c’aveva visto lungo (…) diciamo che lo agevoliamo per venire a Milano, lui faceva ancora avanti e indietro (…) poi Marco mi dice “Guarda che è meglio che lo teniamo con noi, così almeno quando si presenta qualcuno di qualche famiglia di quelle cose se ne occupa lui”». Così il collaboratore di giustizia e ormai ex capo della Curva Nord dell’Inter, Andrea Beretta, davanti ai pm della Dda di Milano descrive i rapporti con il defunto rampollo dell’omonima coca di ‘ndrangheta, ucciso proprio da “Berro” lo scorso 4 settembre a Cernusco sul Naviglio.
Beretta, infatti, dopo aver deciso di collaborare, ha già riempito decine e decine di pagine di dichiarazioni che potranno fornire agli inquirenti milanesi un quadro ancora più chiaro rispetto a quanto emerso dall’inchiesta “Doppia Curva” legato al mondo ultrà dell’Inter e del Milan e i presunti rapporti anche con esponenti della ‘ndrangheta calabrese. E alla domanda del pm Dolci se, effettivamente, Bellocco fosse stato “assoldato” per avere “protezione”, Beretta ha risposto: «Sì, l’idea era quella» e all’idea di Marco Ferdico «ho risposto ok, cerchiamo di agevolare, va bene». Il piano, come chiarito dall’ex ultrà, era quello di spartirsi la torta dei guadagni che, sostanzialmente, dipendevano dall’andamento dell’Inter. «(…) diciamo che in questo periodo la squadra andava bene, anche a noi andava bene, di solito portavamo a casa 5/6.000 euro al mese a testa. Poi dipendeva se vinceva lo scudetto, se c’era 1 finale di Champions League». «Comunque, sull’agenda, quella che c’è nella macchina che m’hanno sequestrato» ha riferito ancora l’ultrà ai pm, «ci sono tutti i pagamenti con le date, perché io non mi ricordo le date, là su quell’agenda ci sono tutti i pagamenti con le date che io facevo a. Bellocco, a Ferdico…». «Io incameravo i soldi del merchandising e lui (Ferdico ndr) incamerava quelli del ticketing e della fanzine».
«(…) quando Antonio è arrivato all’inizio a Milano, noi gli davamo 2.000 euro, gli davo 2.000 euro io per campare. Dopo è venuta la discussione perché dopo non glieli ho più dati (…) ha fatto questo periodo stipendiato giusto per posizionarsi a Milano…» «dopo gli sono cominciati a entrare i soldi del merchandising, delle cose, e lì ho deciso di non dargli più niente e lui s’è incazzato…». Secondo il racconto di Beretta, in questa fase sarebbe stato solo lui a stipendiare il rampollo calabrese mentre l’altro socio, Ferdico, «riesce a farlo assumere nella cooperativa del “Puma”, un ragazzo che veniva in curva…» ma «era un’assunzione fittizia (…) lui aveva una cooperativa di lavoro interinale, è il suo lavoro… l’ho sempre chiamato “Puma”, fa parte dei Viking». A proposito della casa, Beretta ha spiegato: «L’ho trovata io, ma l’affitto lo pagava Antonio, io gli davo 2.000 euro al mese… la casa l’ho presa tramite un’agenzia di Pioltello, a Pioltello dove c’è la farmacia… l’ho mandato lì come contatto, l’ha affittata lui a suo nome».
Alla domanda del pm sul perché Bellocco avesse effettivamente bisogno di un’assunzione fittizia, Beretta ha spiegato: «Perché gli sarebbe arrivata la sorveglianza al suo paese, poi… il “Puma” sapeva benissimo chi fosse Bellocco, sapeva della sua appartenenza…». «Antonio qui ha riallacciato tutti i rapporti con le varie… tutti i vari paesani suoi, no? Si vedeva coi suoi parenti, s’incontrava con i suoi parenti…».
«(…) io i rapporti li ho sempre cercati di tenere distanziati, no? Per un problema proprio di… di problematica… Marco aveva proprio dei rapporti stretti, andavano in ferie insieme, uscivano con le mogli, e io gli ho anche detto ad Antonio “Non prendere questa cosa come se io non voglio avere un rapporto con te, è proprio una forma di intelligenza, di avere questo distacco, no?”. Secondo me loro, lui, l’ha presa un po’ sul personale… che io magari non andassi magari a mangiare con loro, non mi frequentassi assiduamente con loro…». Beretta riferisce ai pm la vicenda legata al business sul merchandising e lo “scontro” con Bellocco e Ferdico, risalente all’estate del 2023. «(…) abbiamo iniziato questo progetto, mi avevano tipo dato 10.000 euro a testa, lui dice, però, secondo me, li ha dati tutti Marco i soldi, come per dire che entriamo in società con te… e gli ho detto: “20.000 euro non servono neanche per 1’1%, che cazzo stai dicendo?” (…) io li prendo però gli rifaccio, come se gliel’avessi rifatti riguadagnare dieci volte con i guadagni che gli ho portato col merchandising, li ho fatti guadagnare, riguadagnare, riguadagnare…».
È in questa fase che si sarebbe posto il “problema” Bellocco. Alla domanda del pm “il terzo cosa porta? Protezione?”, l’ex capo ultrà dell’Inter riferisce: «Dopo l’incontro ai box gliel’ho detto, “Guarda che stai venendo meno ai patti, perché tu sei qua per far sì che non ci siano queste problematiche qui, che non arriva nessuno...”», parlando sostanzialmente di una sorta di “protezione” che Antonio Bellocco avrebbe dovuto garantire al gruppo. «(…) affinché non arrivasse qualcuno dei paesani, che non arrivasse qualche altro paesano che si intromettesse di mezzo, capito?». Poi le considerazioni di Beretta ai pm: «Secondo me loro sotto fomentavano già, hanno visto che io comunque a livello lavorativo ero una potenza, ero forte, lavoravo proprio a livello di merchandising, di creare le cose, il parcheggio, il baracchino…». (g.curcio@corrierecal.it)
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