Eccellenze Italiane. Il ritorno da Londra a Reggio Calabria di Guglielmo Verdirame.

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Giurista, avvocato e membro della Camera dei Lord, in realtà Guglielmo Verdirame, è nato il 25 agosto 1971 a Reggio Calabria, e dove oggi i circoli calabresi del Rotary lo festeggiano e lo premiano come “eccellenza non solo calabrese ma piuttosto italiana, in giro per il mondo”.

Dopo aver frequentato il Liceo Tomaso Campanella, il giovane Guglielmo Verdirame lascia la sua città natale e si iscrive in Giurisprudenza a Bologna, primo della classe al Campus, ne esce con una laurea presa con il massimo dei voti e la lode. Gli si aprono subito le porte dei più importanti studi legali bolognesi ed emiliani, ma a lui evidentemente non basta e decide di “fare un salto” a Londra per tastare il terreno.

Ma a Londra dove era arrivato per strarci solo appena qualche settimana in realtà ci è poi rimasto fino ad oggi, inanellando una serie di incarichi e di riconoscimenti pubblici da renderlo già da subito una star del suo mondo. Diventa Professore di diritto internazionale al King’s College di Londra nel Dipartimento di studi sulla guerra e nella Facoltà di giurisprudenza, ma esercita anche la professione di avvocato presso 20 Essex Street Chambers, incarico di immenso prestigio professionale. Ma prima ancora era stato Junior Research Fellow al Merton College di Oxford, docente universitario di giurisprudenza presso la Facoltà di giurisprudenza dell’Università di Cambridge, Fellow del Lauterpacht Centre for International Law, visiting fellow alla Harvard Law School e visiting professor alla Columbia Law School. Un crescendo di incarichi tutti di altissimo profilo accademico e professionale. Insomma, non un avvocato o un giurista come tanti altri in giro per il mondo, ma una vera e propria stella del firmamento giuridico internazionale. Il 2 novembre 2022 viene addirittura nominato “Barone Verdirame, di Belsize Park, nel borgo londinese di Camden, e oggi siede alla Camera dei Lord come “pari non affiliato”.

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Leggo dal suo curriculum ufficiale che ha condotto “una ricerca empirica sulle organizzazioni internazionali e sulla protezione dei rifugiati”, che ha poi costituito la struttura portante di un libro famoso, “Rights in Exile: Janus-faced Humanitarianism“, di cui è coautore insieme a Barbara Harrell-Bond, un’antropologa il cui saggio “Imposing Aid” è stata una analisi pionieristica delle istituzioni internazionali e dell’umanitarismo globale.

Ma nel 2011 è lui stesso che firma in prima persona “The UN and Human Rights: Who Guards the Guardians?” un saggio in cui esamina e fa le pulci al tema complesso della responsabilità delle Nazioni Unite, e in cui dimostra come attraverso un’analisi delle operazioni delle stesse Nazioni Unite, l’amministrazione territoriale internazionale, i campi profughi, il mantenimento della pace, l’attuazione delle sanzioni e la fornitura di aiuti umanitari, i poteri esercitati dalle Nazioni Unite sul campo comportano spesso un serio rischio di violazione dei diritti umani. Non a caso, il libro tre anni dopo la sua uscita vince il Biennial Book Award degli Amici del Consiglio Accademico delle Nazioni Unite. La chiave di volta di quel premio così prestigioso stava tutta nelle conclusioni a cui era arrivato lo studioso calabrese, e secondo il quale “Il “deficit di libertà” delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni internazionali rimane un urgente problema legale e politico”.

Autore, insieme al filosofo di Oxford John Tasioulas, della voce sul “diritto internazionale” nella Stanford Encyclopedia of Philosophy, lo studioso calabrese, oltre al diritto delle grandi Organizzazioni Internazionali, ha scritto  moltissimo anche sull’uso della forza, sulle leggi di guerra, sul commercio e sugli investimenti, sul diritto penale internazionale e sulla filosofia del diritto internazionale e dei diritti umani, dimostrando come “gli internazionalisti liberali sono cambiati negli ultimi decenni, avendo abbracciato una visione sovranazionalista e cosmopolita dell’ordine politico internazionale, cosa che dà poca o nessuna importanza all’ideale di autogoverno”

Gli analisti di politica interna dell’intero Regno Unito lo hanno cercato morbosamente per mesi, per capire meglio quale fosse il fondamento e la forza delle sue tesi sulla Brexit dal 2016 al 2019, e su cui il professore reggino aveva già scritto una serie di riflessioni importanti, criticando per esempio l’accordo di recesso dalla Brexit negoziato sotto Theresa May, e sostenendo che il “backstop dell’Irlanda del Nord avrebbe inevitabilmente indebolito le istituzioni dell’accordo di Belfast e il loro ruolo nell’elaborazione delle politiche per l’Irlanda del Nord”, ma che c’erano modi per rafforzare la posizione del Regno Unito.

Passerà alla storia londinese anche per essere stato coautore di una proposta con Sir Richard Aikens e il professor George Yarrow affinché la Gran Bretagna rimanesse nello Spazio economico europeo mentre veniva negoziato un accordo a lungo termine, dopo essersi pesantemente esposto contro l’uscita della Gran Bretagna dalla Convenzione europea sui diritti dell’uomo. E infine, nel marzo 2022 Guglielmo Verdirame viene chiamato a rappresentare l’Ucraina contro la Russia presso la Corte europea dei diritti dell’uomo in un caso depositato in risposta all’invasione russa. Quanto basta, insomma, per capire quanta strada il giovane studente del Tommaso Campanella di Reggio Calabria abbia fatto dal giorno in cui lascia l’Italia per tentare la fortuna in Inghilterra. Quanti altri come lui?





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