“Le nuove mafie si manifestano con la corruzione, il basso profilo e l’invisibilità”

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Professore, come è cambiata la mafia negli ultimi trent’anni?
Le mafie sono sempre state in continuo mutamento. È il loro naturale processo evolutivo che avviene proprio per quella necessità di adeguarsi sempre al momento storico in atto. È un’esigenza fisiologica per mantenere in vita l’associazione criminale e renderla sempre più potente. È cambiato molto rispetto al passato. Non si spara più e si cerca, per quanto possibile, di evitare spargimenti di sangue. Abbiamo più organizzazione e meno associazione. Con questo voglio dire che in un’organizzazione, differentemente dalle associazioni, il perseguimento di uno scopo può anche non essere condiviso dai membri del gruppo. Significa che un membro di un’organizzazione può anche essere pagato per raggiungere un determinato obiettivo, ma può benissimo non condividerne lo scopo e le idee. È il caso specifico della cosiddetta “area grigia”. La criminalità organizzata nell’ultimo trentennio è diventata sempre più simile a una multinazionale. Sono cambiati persino i reati spia intesi come indicatori della presenza delle mafie su un territorio. Le estorsioni e l’usura si realizzano attraverso il metodo non violento, i nuovi reati spia solo le false fatturazioni, le intestazioni fittizie di aziende e società, il riciclaggio e gli investimenti occulti. I moderni reati fine sono quelli di bancarotta, frode fiscale, truffa ai danni dello Stato e dell’Unione europea. Oggi molte infiltrazioni mafiose si rilevano soprattutto nei settori commerciali, fallimentari e immobiliari. Le nuove mafie sono diventate mercatistiche e finanziarie.

Perché negli ultimi trentanni la mafia si è concentrata sui crimini di matrice economica?
Perché dagli anni novanta è stato messo in discussione lapproccio globale alle relazioni internazionali. Si è spostato l’ago dalla bilancia dal potere politico a quello economico-finanziario La criminalità organizzata ha compreso in anticipo questa metamorfosi ed è riuscita a inserirsi nel nuovo modello economico di società globalizzata. È entrata a pieno titolo nel processo produttivo incidendo notevolmente sulla produzione, sui costi del lavoro, sulla flessibilità organizzativa, arrivando persino a ridurre ai minimi termini il cosiddetto rischio dimpresa. All’improvviso la mafia è diventata attrattiva e con gli immensi patrimoni a sua disposizione. Oggi corrompe e si integra nella società civile. Le moderne organizzazioni criminali sono in grado di operare nei mercati globali avendo al loro servizio i migliori professionisti del settore. Questo il loro vero punto di forza da colpire implacabilmente. 

Non si spara più, quindi, ci mette daccordo? 
Esattamente. Io da qualche tempo non parlo più dinfiltrazioni mafiose ma dintegrazioni e connivenze consapevoli. È cambiato il rapporto vittima-carnefice. Oggi, purtroppo la vittima e il carnefice si mettono daccordo, a volte addirittura si cercano. 

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Può farci un esempio concreto? 
Le cosiddette frodi “carosello” che riguardano l’IVA sfruttando le lacune legislative esistenti in Unione europea. Imprese fittizie o società fantasma che acquistano beni esenti da IVA da fornitori intracomunitari e li rivendono applicando l’IVA, che però non sarà mai versata all’erario. Ci sono poi le società che emettono fatture fittizie eludendo totalmente gli standard elementari di correttezza fiscale. Questi sono solo alcuni escamotage criminali che, tuttavia, consentono alle nuove mafie di risultare convenienti e quindi di essere accettate e tollerate quasi come un male sostenibile forse addirittura necessario.

Ci sta dicendo che le mafie ormai non sono più considerate un male?
Il vincolo associativo oggi non si regge più sull’intimidazione ma sul profitto e sulle ripartizioni di grandi ricchezze. Il consenso oggi è acquisito proprio creando il cosiddetto “welfare mafioso” approfittando della forte sofferenza economica che caratterizza alcune aree del Paese, in special modo in tempi di crisi economica mondiale.  Oggi c’è solidarietà e un comune sentire tra operatori economici, mafiosi e professionisti al loro servizio, fatto d’insofferenza alle regole imposte dallo Stato. Il mafioso oggi afferma: io do lavoro, lo Stato no, io evito il fallimento, lo Stato no. Così diventano benefattori e come ho detto prima, sono ricercati anche per costituire e per portare a termine rapporti di reciproca convenienza non solo economica.

Queste mafie che lei ci descrive siamo in grado di contrastarle?
Direi di no. Le mafie si sono evolute oggi hanno la capacità di saper cogliere e sfruttare celermente le trasformazioni politiche, economiche, sociali. Utilizzano abilmente le moderne tecnologie e dominano i mercati economico-finanziari su scala globale sfruttando ogni opportunità di profitto e realizzando una notevole espansione speculativa transnazionale. Le moderne organizzazioni criminali di stampo mafioso hanno nel loro patrimonio genetico la capacità di adattamento alla variabilità dei contesti in cui operano. Hanno un importante tessuto relazionale anche a livello sovranazionale. Lo Stato, l’Unione Europea, la Comunità Internazionale, purtroppo, non si sono adeguate a queste trasformazioni mafiose. Come ho già detto, i reati spia sono in gran parte quelli a connotazione economico-finanziaria e a oggi non siamo sufficientemente preparati in termini di modernità delle indagini a questo tipo di strategie di contrasto. Per contrastare efficacemente le nuove mafie occorre affinare le strategie di lotta contro la criminalità finanziaria e la corruzione. 

Perché e come sono cambiate le mafie dai tempi di Falcone e Borsellino?
Perché le manifestazioni violente dell’essere mafioso, quali le stragi, gli omicidi, i rituali di affiliazione, non hanno pagato in termini d’impunità e di profitti economici. Il ricorso alla violenza è l’extrema ratio che, tuttavia, non significa per nulla rinuncia, ma soltanto non convenienza. È cambiata l’organizzazione. Oggi le nuove mafie fanno rete tra loro, si ripartiscono gli affari, non si fanno la guerra ma cercano di risolvere i conflitti. C’è da lucrare per tutti, per cui, è svantaggioso farsi la guerra. Il collante che lega le moderne organizzazioni criminali è quello economico. Le nuove leve hanno compreso bene quanto convenga ripartirsi i profitti senza la necessità di instaurare conflitti. L’importanza delle indagini finanziarie anche online e la necessità di convertirne i frutti in prova d’accusa per il processo penale, pertanto, diventano determinanti per colpire le moderne organizzazioni mafiose.

In conclusione, oltre allazione preventiva e repressiva, quale azione sociale e culturale servirebbe per contrastare queste nuove mafie?
Sono da sempre convinto che per un’efficace lotta alle mafie occorrano nuove politiche culturali, e sociali efficaci e concrete. Il lavoro e la scuola sono la medicina più efficace per provare a sottrarre le future generazioni dalle grinfie della criminalità organizzata. Tra i compiti della scuola dovrebbe esserci anche quello di fornire una cultura dello Stato e delle istituzioni che ripugni l’illegalità. Ognuno di noi può fare una parte di questa lotta, ricordando ad esempio le tante vittime di mafia, o magari pensando di vivere le loro esperienze di vita. Da inguaribile ottimista verso le potenzialità dei nostri giovani, spero tanto che tra le nuove generazioni vi sia un altro Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Giancarlo Siani, don Peppe Diana, Ninni Cassarà, tanto per citare alcune vittime di mafia che mi sono venute in mente in questo frangente.

Vincenzo Musacchio, criminologo, docente di strategie di lotta alla criminalità organizzata transnazionale, associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). È ricercatore indipendente e membro dellAlta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia con Falcone e Borsellino nella seconda metà degli anni Ottanta. È tra i più accreditati studiosi delle nuove mafie transnazionali. Esperto di strategie di lotta al crimine organizzato. Autore di numerosi saggi e di una monografia pubblicata in cinquantaquattro Stati scritta con Franco Roberti dal titolo La lotta alle nuove mafie combattuta a livello transnazionale”. È considerato il maggior esperto europeo di mafia albanese e i suoi lavori di approfondimento in materia sono stati utilizzati anche da commissioni legislative in ambito europeo.

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