Le colline pavesi sono spesso associate a tutto ciò che concerne il mondo vinicolo. Le ampie superfici vitate si alternano però a boschi di castagni e campi di tarassaco, elementi primari per la realizzazione del miele locale, un’attività più di nicchia, ma non per questo priva di inventiva.
L’Apiario del benessere di Colli Verdi, in provincia di Pavia, è un progetto innovativo – è stato il primo in Lombardia – che porta alla valorizzazione del prodotto attraverso le esperienze sensoriali. Si tratta di una casetta in legno immersa nella vegetazione dove poter incontrare e conoscere l’apicoltura con momenti di relax ed eventi didattici, senza rinunciare alla degustazione dei risultati di questo lavoro.
Cos’è l’Apiario del benessere
L’innovazione di questa struttura sta nel mettere a contatto i fruitori con le api, non in modo diretto, ma installando le arnie a ridosso delle pareti della casetta dove verranno poi effettuate le attività. Dentro la casetta ci si può sedere e trascorrere del tempo di qualità. Colli Verdi, in particolare il parco del Castello di Verde, ben si presta alla realizzazione di questa idea di divulgazione all’insegna del benessere, un concetto applicabile sia a livello neurale, grazie al suono che le api sono in grado di produrre e che ha un effetto benefico sulla psiche umana, sia a livello gustativo. Non si tratta, infatti, di un’esperienza a senso unico. Gli apicoltori intraprendendo il percorso dell’Apiario del benessere possono continuare a gestire le loro attività di produzione in maniera indipendente.
“Ho scelto Sant’Ilario in Val di Nizza, dove si trova l’azienda agricola di famiglia, per creare un’oasi di benessere a contatto con la natura” dice Marco Cavanna, il fondatore di questa realtà, a CiboToday. “L’attività dell’Apiario del benessere è iniziata più di quattro anni fa. Mi sembrava in linea con il contatto con la natura e la mia crescente passione per le api. Dopo essermi formato e aver svolto esperienze in Europa, ho deciso di portare questo tipo di attività anche in Italia, diventando tra i primi dieci a farlo, e il primo in Lombardia”. Grazie al supporto dei social sta riuscendo a diffondere questa iniziativa attirando curiosi da tutt’Italia venuti a provare questa esperienza unica.
L’avventura di Marco Cavanna: dalla psicologia all’apicoltura
“Ho iniziato con l’apicoltura circa otto anni fa, quasi per gioco, insieme a un amico. Abbiamo deciso di prenderci un alveare ciascuno, e da quei primi due alveari sono arrivato a gestirne quasi 200. Fin dall’inizio, sono rimasto affascinato dal contatto con le api e da ciò che trasmettono. Ogni alveare ha una propria personalità e lavorarci richiede un approccio unico, come se fosse un individuo”.
Dalla dislessia alle attività con le api
La sua è stata una crescita costante, iniziata per piacere e poi diventata un lavoro. “Oltre all’apicoltura, sto completando il tirocinio in psicologia e tra qualche mese sarò psicologo abilitato. Il percorso è stato influenzato dalla mia esperienza personale: sono dislessico e ho avuto un periodo piuttosto turbolento alle superiori” continua così il racconto Marco. Nonostante le difficoltà ha deciso di non abbandonare gli studi e di iscriversi alla facoltà di psicologia, continuando a credere nelle proprie idee. “Questo è il messaggio che vorrei far passare: se si ha una grande passione e si lavora per coltivarla, prima o poi i frutti si raccolgono”.
Tra attività con le api e produzione di miele
Grazie alla formazione e alla passione, Marco è riuscito a portare una nuova forma di benessere in Oltrepò Pavese. Quella che nell’Europa dell’Est è una pratica comune, ha preso così piede anche in Lombardia. Respirare l’aria dell’alveare è paragonabile a un aerosol, esercizio supportato anche dall’Associazione Italiana Apiterapia. Accanto all’ascolto dei suoni e all’inalazione dell’aria benefica ci sono le attività didattiche di formazione e la vendita.
“La maggior parte del mio miele è locale, dell’Oltrepò, e include varietà come millefiori, tarassaco, castagno e melata. Ogni miele riflette le caratteristiche uniche del territorio”. Le persone apprezzano la genuinità dei prodotti e la passione che riesce a trasmettere. “Questo è uno degli aspetti che mi ha permesso di coinvolgere molte persone e di ampliare le mie attività, come le fattorie didattiche per piccoli gruppi, famiglie e scuole. Oltre al miele, sto introducendo altri prodotti dell’alveare, come candele in cera d’api e propoli. Ho anche iniziato la produzione di idromele, un liquore ottenuto dalla fermentazione del miele”. Una sinergia tra attività e territorio per far conoscere in modo alternativo l’apicoltura in tutte le sue forme.
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