Giuseppe Augeri a aperto sul Nuovo Giornale Nazionale un intervento sulla priorità che la questione della burocrazia assume in Italia, anche se ,per essere onesti, è un cancro che riguarda una pluralità di sfere istituzionali in Europa e non solo .
Lo sforzo di ricerca va finalizzato ad un percorso di ottimizzazione armonica, usando tutto il potenziale di tecnologia disponibile, anche perché dagli USA possono arrivare efficaci stimoli in questa direzione.
La centralità “della verifica” nella pubblica amministrazione si impone come “atto di liberazione” dalle molte pratiche di stampo clientelare a tutto danno della valorizzazione di professionalità improntata ad una cultura dell’efficienza .
E’ così che la burocrazia dovrebbe riguardare la garanzia di certezza dei tempi e quindi responsabilità dei ruoli .
Una questione fin da oggi mai sfiorata, sia dalla politica, sia dal modo della cultura.
Il tempo però in una società aperta è una risorsa limitata. Il sindacato e il mondo politico non hanno mai affrontato il problema di fondo che ricade sul sistema delle responsabilità professionale e sull’autonomia delle competenze professionali .
Il clientelismo nelle sue svariate forme ha lasciato sempre le sue impronte .
Lasciare discrezionalità e autonomia significa autonomia e verifica sul piano dell’efficienza del servizio. Quindi questo indirizzo attacca il principio della protezione e in fondo di un diritto di veto ( vera questione di fondo ) che il mondo della burocrazia esercita a volte con assurda protervia .
Prendiamo per essere concreti , un esempio reale, la questione degli infortuni sul lavoro sui cantieri edili.
Esistono norme di legge ben precise e procedure definite con assoluta precisione dall’INAIL nazionale che tutti sono tenuti rigorosamente a rispettare. Procedure legate a ruoli ben definiti ,non a dichiarazioni generiche. Se si guarda il comportamento pratico ,ovvero la verifica in tutti i comuni italiani, si può costatare che più del 90% non ne tiene in nessun conto. Il sindacato si accontenta dello “star del credere “che certo non impone alcuna verifica. Lo Stato, su molte ristrutturazioni o cose similari, distribuisce a pioggia incentivi fiscali – la legge sul 110 % e similari a pioggia – senza mai legare un minimo di coerenza dell’applicazione dei sui dispositivi legislativi ed è così che la giostra gira .
Se uno osserva con il dovuto distacco scopre che la burocrazia inefficiente e troppe volte clientelare contiene in sé l’assurdo stimolo alla concorrenza sleale e ad una suggestiva evasione fiscale.
Se si imponesse di intrecciare una verifica tra gestione della prevenzione sulla sicurezza sul lavoro e incentivi fiscali, ci sarebbe un recupero di autorevolezza delle istituzioni in modalità circolare e la verifica potrebbe dare un maggior significato tanto alla democrazia che alle singole professionalità in tutti i campi .
Ho fatto un esempio concreto per affermare un principio che senza prevedere un vero esame di realtà ci si ritrova solo alle solite liturgie senza senso alcuno ,dove tutti rifuggono responsabilità e diventano un moltiplicatore di giustificazioni alcune volte in chiave di una penosa ideologia .
Quello che constato è che oggi nessuno si pone il problema di allineare in modo coerente i dispositivi legislativi e tanto meno responsabilità professionali e le sanzioni consequenziali.
Certo oggi prevale la congiuntura della furbizia dell’incasso mordi e fuggi .
Osservo come su questo terreno purtroppo il sindacato giri a vuoto ,non essendo capace di esprimere una linearità di una postura legata alla realtà. Di fatto sono tanti quelli che restano prigionieri solo di una testimonianza di pura e semplice contestazione formale o, peggio, delegandola ad improvvisati e inappropriati influencer del mondo dello spettacolo .
Una cialtronata visibile ad ogni doloroso evento .
A nessuno viene in mente che recuperare linearità nel mondo della burocrazia di ogni tipo sarebbe quanto mai opportuno rimarcare che sarebbe utile coinvolgere l’Agenzia delle entrate, imponendo dei vincoli efficaci funzionali al fine fare chiarezza ,specialmente sulla prevenzione reale della tutela della salute sul lavoro .
Il fisco non può essere solo usato per dare incentivi a pioggia, ma va ponderato e utilizzato per portare linearità di intenti ed efficienza reale nel modo di agire praticato.
Ho scelto volutamente una nicchia piena di impliciti intrecci ma sul territorio italiano è molto diffusa con troppa leggerezza, che va ad impattare pure sui temi complessi della spesa pubblica in un gioco dove tutti i moralisti alla fine si lavano le mani .
L’efficienza è un aspetto che sul tema della burocrazia va affrontato ,non solo in chiave moralistica ,ma proponendo strumenti adeguati anche sul piano della pratica di una fiscalità funzionale, rendendo esplicita una proposta concreta : se uno a fronte di una ristrutturazione non presenta un piano dettagliato sulla prevenzione come può rivendicare il diritto ad un premio fiscale ?
Con l’anno nuovo serve un cambio di paradigma condiviso ecco perché con coraggio serve aprire un vero laico dibattito .
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