Tornano i saldi invernali: negozi e botteghe alla riscossa

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Un nuovo anno è iniziato e, come da tradizione, da domani comincia la stagione dei saldi invernali. Quest’anno, a parte la Val d’Aosta dove sono iniziati ieri e Bolzano che li farà partire dall’8 gennaio lasciando ampia discrezionalità agli esercenti, si comincia tutti il 4 gennaio. Dalla Lombardia fino alla Calabria, dal Lazio alla Campania, i saldi inizieranno il primo sabato dell’anno. La maggior parte delle Regioni autorizzerà le vendite a prezzi alleggeriti per sessanta giorni. Dureranno di più in Valle d’Aosta (dal 2 gennaio fino al 31 marzo) e in  Sicilia, dove la campagna di saldi sarà attiva fino al 15 marzo. Meno in Liguria (45 giorni) e nel Lazio (sei settimane). Le regole d’ingaggio, anche quest’anno, resteranno le stesse. Tra i vademecum più cliccati in rete c’è quello di Federmoda e Confcommercio che fanno chiarezza su alcune questioni che, a ogni stagione di saldi, tornano prepotentemente di moda. A cominciare dai cambi. Quest’opportunità è lasciata, dalle leggi vigenti, alla discrezione del negoziante a meno che non si tratti di capi danneggiati o non conformi all’acquisto. In questo caso, occorre denunciare il difetto e riportare il capo in negozio, armati di scontri, entro e non oltre due mesi (e non i sette giorni di solito “concessi” dai negozianti) dall’acquisto. Si ha diritto, in questo caso, a ottenere lo stesso capo (ma senza difetti, ça va sans dire) o, in caso di esaurimento delle scorte, a un rimborso e non a un semplice “buono”.

C’è poi la possibilità della prova in negozio (ancora una volta lasciata all’iniziativa degli esercenti). Per quanto attiene alla natura dei prodotti scontati, questi devono essere stagionali o di moda. E cioè niente fondi di magazzino né souvenir d’Italie risalenti a chissà quale era geologica. Almeno in teoria. Infine la regola più importante di tutte: gli esercenti dovranno esporre il prezzo pieno e specificare l’entità dello sconto su etichette e cartellini di vendita con relativo prezzo finale.

Ci si attendono riscontri importanti. Stando a una ricerca realizzata da Ipsos per Confesercenti, il 46% degli italiani acquisterà almeno un prodotto in offerta mentre il 50% dei cittadini attende prima di vagliare le proposte per poi decidere se comprare o meno. Le stime parlano di un esborso medio che sarà pari a circa 218 euro a famiglia, con punte pari a 263 euro nel Centro Italia e ribassi stimati fino allo scontrino medio in Piemonte ipotizzato in circa 150 euro a famiglia. La stagione dei saldi invernali vede in pole position i negozi fisici. Più di otto italiani su dieci (l’81% per Ipsos-Confesercenti) darà uno sguardo alle vetrine e andrà a spendere in un negozio fisico. Ciò, però, non vuol dire che l’online rimarrà tagliato fuori, anzi: per il 54% delle famiglie si prevedono acquisti in rete. Istituzioni e associazioni di categoria hanno sprecato gli appelli all’acquisto nelle botteghe, nei negozi fisici e a beneficio delle attività di quartiere. Gli italiani sembrano aver recepito il messaggio. Tuttavia, nonostante gli sforzi, il clima attorno alla nuova stagione di saldi invernali non appare così ottimistico come sembra. I consumatori del Codacons riferiscono che ci sarà molta “incertezza” e che “i portafogli degli italiani sono già vuoti dopo le feste di fine anno, e gran parte degli acquisti sono già stati anticipati alla settimana del Black Friday: rimane poco, e spesso niente, da destinare ai saldi”. I conti Codacons non lascerebbero spazio all’entusiasmo: “In base alle nostre stime, il giro d’affari dei saldi invernali non supererà i 4 miliardi di euro, in netta diminuzione rispetto ai livelli di spesa pre-Covid, quando il giro d’affari dei saldi superava abbondantemente i 5 miliardi di euro”, ha spiegato in una nota il presidente Carlo Rienzi.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Per l’Unione nazionale dei consumatori, inoltre, questa stagione di saldi invernali sarà più “leggera” rispetto a quelle passate. Già, perché – stando alle analisi dell’Unc, lo sconto medio che sarà praticato dai negozianti sarà pari al 17,6%, percentuale che risulterebbe “in ribasso di 0,5 punti rispetto a luglio 2024 e in calo di 1,7 punti rispetto a quelli di gennaio 2024”. Per quanto attiene gli indumenti, però, i ribassi saranno più sostenuti: “con una riduzione del 19,4%, rappresentano la voce più scontata, -0,6 punti su luglio 2024”, fanno sapere dall’Unc. Che punta il dito contro il costo degli accessori, che presenterà sconti più leggeri. In controtendenza rispetto a quest’ultimo trend ci sarebbe, per i consumatori, quello delle calzature che segneranno “un ribasso del 16,3%, unica voce a segnare un rialzo degli sconti rispetto a quelli della scorsa estate, anche se di appena 0,1 punti”.





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