04.01.2025 – 09.38 – Acque libere, mare aperto. Il nuoto si vive anche così, lontano dalle piscine e scegliendo invece i teatri della natura colorati di onde, correnti e sale. Un contesto adottato dal triestino Dino Schorn per nobilitare la sua carriera di nuotatore, una strada individuata, anzi quasi inventata per sopperire con la determinazione alla carenza di un talento specifico. Classe 1968, Dino Schorn conosce il nuoto nel gennaio del 1974, avventura avviata con i colori della società Edera e condivisa con la più giovane sorella Corinna, lei sì, più dotata sul piano del talento agonistico. Dino tuttavia si allena, sbuffa e gareggia, trovando a 21 anni una storica vittoria ai regionali a Gorizia nei 400 metri Stile Libero, bruciando per l’occasione un certo Marco Braida, stella del momento, atleta che conoscerà la ribalta olimpica nel 1992 a Barcellona: “Dopo tanta gavetta avevo trovato finalmente un successo di rilievo – racconta Dino Schorn – ero ancora giovane ma all’epoca 21 anni pesavano per una atleta di nuoto, suonavano come età avanzata”.
I tempi del nuotatore triestino consentiranno anche l’accesso ad una tappa della Coppa del Mondo ma appare chiara una cosa: serve reinventarsi.
Siamo nel primo scorcio degli anni ’90, Dino Schorn incoccia nel nuoto di fondo, quello spartano delle origini da giocare su varie distanze tra fiumi, laghi o mare. La svolta si consuma quando un volantino, per altro trovato per caso in piscina, indica una manifestazione dal carattere storico, il Miglio del Passetto, agone nelle acque di Ancona che rievoca le traversate ludiche (ma non troppo) dei portuali di un tempo.
Dino entra in lizza, vince le due tappe e di fatto si innamora del tutto del nuoto in mare aperto. Ci prende gusto e va a prendersi poi il primo gradino del podio nelle altre gare del circuito nazionale, trovando il titolo italiano nel Mezzo Fondo.
Altro mondo, nuovi stimoli. Il quadro nel frattempo scorre e muta, come il passaggio dalla società Edera alla Triestina Nuoto, una parentesi a Pordenone, una coltre di esami superati all’ISEF (l’ex Scienze Motorie) a Verona e l’esperienza con il Gruppo Sportivo della Marina Militare alla corte di Cesare Butini, attuale CT della Nazionale italiana di nuoto.
Dicevamo della infatuazione per il nuoto in mare aperto. Un amore ricambiato. Sì perché arriva la chiamata dalla Nazionale, i primi raduni ma soprattutto le gare, le vittorie, i titoli italiani e quel 5° posto niente male agli Europei: “Da atleta che non poteva ambire più di tanto nel nuoto olimpico – sottolinea Dino Schorn – ero riuscito a conquistarmi uno spazio in Nazionale nel fondo e mezzofondo. Non avevo certo il talento di mia sorella Corinna ma tanta gavetta alla fine ha pagato”.
A 27 anni Dino abbandona tuttavia la scena agonistica, rifiuta l’offerta di trasferimento in una società a Bergamo, sfiora l’idea di un reclutamento nel Gruppo Sportivo dei Carabinieri e alla fine resta a Trieste, accanto alla sua compagna. Serve allora una occupazione, il pane del quotidiano.
Qui Dino sfodera forse le bracciate migliori, inventandosi negli anni una serie di lavori, dal banco di frutta in Mercato Coperto a impiegato in una casa di Spedizioni, sino magazziniere, uomo delle pulizie, addetto alla consegna di volantini o alla reception della Ferriera. Nel frattempo, la cicogna scende in picchiata sulla famiglia Schorn regalando due maschi, Tiziano e Kim. Dino ritroverà per un periodo occupazioni nello sport, da istruttore e preparatore atletico, ritrovando i colori della sua “casa madre” l’Edera (fallita e poi rifondata) con i Vigili del Fuoco e al Villaggio del Fanciullo.
E lo sport praticato? Arriva l’estemporanea esperienza da portiere di calcio nei tornei a 7 ma poi, attorno ai 39 anni, il richiamo del nuoto segna l’altra virata dell’animo. Dino Schorn entra nei Master, i veterani insomma, e torna a gareggiare, sia in piscina che in acque libere. Altri podi, nuovi spazi da allestire in bacheca: “Non volevo fare il dopolavorista – spiega convinto il triestino – mi allenavo sei su sette. Avevo ritrovato lo spirito”.
Lo spirito giusto si rivelerà anche in veste di insegnante, animando una delle sue stagioni più intense, quella nel campo della disabilità, viatico respirato lavorando per i progetti congiunti targati ANFFAS (disturbi del neurosviluppo e disabilità intellettive) e “Benessere”. Dino qui non cerca medaglie ma offre dialogo, crescita e supporto.
Lavorerà anche nel Progetto Autismo FVG a fianco del giovane Riccardo Fuso, atleta paralimpico della Acquamarina Team Trieste, divenendone riferimento e mentore: “Lo so, lo dicono tutti, è una frase fatta ma di fatto riceviamo di più di quanto non si possa dare quando si lavora a fianco dei paralimpici – afferma Dino Schorn – io ho cercato di fornire regole, di essere responsabile e convincente a fianco di un atleta autistico. Una esperienza unica e illuminante”.
Il tragitto agonistico nei Master è arrivato nel frattempo ai titoli di coda, osteggiato solo da alcuni postumi e infortuni. Dopo i titoli agli europei in vasca in estate, l’ultimo squillo è per la società Hadria Nuoto alla recente “Oceanman” di Dubai nella 2 km in acque libere, con il successo nella categoria 50-59 anni e il terzo, forse più probante, in chiave assoluta su 221 in campo: “Una cosa è certa, ho avuto una vita intensa, non mi sono mai annoiato – chiosa il nuotatore Azzurro d’Italia – sono fatto così, non riesco a rilassarmi del tutto ma con l’agonismo ora ho chiuso, troppa alienazione e qualche infortunio di troppo. Cercherò altri stimoli…”
Già, quali? A 56 anni l’inquietudine non sembra placata. Servirà forse solo altro tempo e nuove correnti da affrontare. In acque libere.
[f.c]
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