i tre nodi che il Governo non riesce a sciogliere • TAG24

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All’inizio del 2025, il Governo si trova ad affrontare tre dossier urgenti che da mesi bloccano il Parlamento: la RAI, la Consulta e l’Autonomia differenziata. Temi strettamente legati tra loro, che nel tempo si sono intrecciati, creando una situazione sempre più complessa e difficile da sbrogliare.

Le difficoltà nell’individuare un nome condiviso per la presidenza della RAI rispecchiano l’incapacità di trovare un accordo anche per le nomine dei quattro giudici mancanti della Corte Costituzionale. In parallelo, la Corte si prepara a pronunciarsi sull’ammissibilità del referendum sull’Autonomia differenziata, mentre la riforma di quest’ultima è rimasta bloccata in Parlamento, in attesa delle modifiche richieste dalla stessa Corte.

In questo scenario, il Governo e le forze politiche si trovano a fare i conti con le proprie divergenze, tra trattative sospese e senza una soluzione all’orizzonte.

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Come si sbloccherà questa matassa?

RAI e Consulta: serve un patto Governo-opposizione

Per superare il blocco istituzionale sulle nomine in RAI e alla Corte Costituzionale, è fondamentale che maggioranza e opposizione trovino un accordo su un pacchetto di nomi condivisi. Una soluzione unilaterale non è percorribile, poiché i numeri in Parlamento richiedono il sostegno di entrambe le forze politiche.

Eppure, tale accordo finora è sfuggito, come dimostrano i ripetuti insuccessi in Commissione di Vigilanza RAI per l’approvazione della nomina di Simona Agnes alla presidenza, e le continue fumate nere in Parlamento per l’elezione dei giudici della Corte Costituzionale.

Il nome di Agnes, fortemente sostenuto da Forza Italia, non ha ricevuto il supporto dell’opposizione, senza il quale non può ottenere il via libera.

La Consigliera di Amministrazione della Rai Simona Agnes

Le sedute della Commissione, presiedute dall’esponente del Movimento 5 Stelle Barbara Floridia, sono andate deserte per ben sei volte, con la maggioranza che ha fatto mancare il numero legale, in attesa di raccogliere i voti necessari. Tuttavia, sia il M5S che il PD continuano a opporsi, e anche Italia Viva, guidata da Matteo Renzi, ha recentemente espresso il proprio dissenso.

L’intesa sulla Consulta potrebbe sbloccare anche la RAI?

Nessun accordo in Vigilanza RAI, nessun accordo in Parlamento per l’elezione dei giudici della Corte Costituzionale, che nel frattempo sono diventati quattro. L’incapacità di maggioranza e opposizione di trovare una sintesi sui nomi da eleggere sta compromettendo il funzionamento della Corte.

Per ben dieci volte il Parlamento si è riunito in seduta comune senza raggiungere una soluzione. Tuttavia, nelle ultime settimane si è registrato un parziale sblocco: maggioranza e opposizione sembrano aver concordato il metodo di nomina. L’intesa prevede che due giudici spettino al centrodestra (FdI e FI), uno alle opposizioni (PD) e un “tecnico”, da individuare di comune accordo.

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Restano però ancora irrisolti i nodi sui nomi e, al momento, non è stata fissata una nuova convocazione per la votazione. Tuttavia, un accordo sui giudici potrebbe rappresentare la chiave per sbloccare anche la trattativa sulla RAI, e viceversa.

Autonomia Differenziata e Consulta: destini intrecciati

Il ritardo nelle nomine dei nuovi giudici della Corte Costituzionale si sovrappone a un’altra questione in stallo: la riforma dell’Autonomia Differenziata. Dopo l’approvazione parlamentare nel giugno 2024, la riforma è stata significativamente ridimensionata dalla sentenza della Corte Costituzionale di novembre 2024, che ha annullato numerosi passaggi considerati incostituzionali. Oggi, il progetto giace alla Camera in attesa delle modifiche richieste dalla Consulta per poter proseguire il suo iter.

Il destino di questa riforma si intreccerà ulteriormente con quello della Corte Costituzionale nelle prossime settimane, quando la Corte dovrà pronunciarsi sull’ammissibilità del referendum abrogativo. Questo rende ancora più determinante il ruolo dei giudici, poiché il loro voto influenzerà direttamente l’esito sul futuro della consultazione popolare.

Fino a oggi, non è stata fissata una data per una nuova convocazione del Parlamento in seduta comune. Nei corridoi delle istituzioni, cresce la certezza che sarà una Corte, “a ranghi ridotti”, a esprimersi sui referendum, vista l’incertezza che regna sul completamento delle nomine.

In sintesi, la partita tra RAI, Consulta e Autonomia differenziata sembra destinata a proseguire a lungo, alimentata dalle divergenze politiche e dall’impasse nelle nomine. Solo con un accordo tra maggioranza e opposizione potrebbe finalmente arrivare la chiave per risolvere questa difficile situazione.

In conclusione

Ecco una sintesi in tre punti che evidenzia come le tre questioni si intreccino tra loro:

  1. Nomine in RAI e alla Corte Costituzionale: Il blocco delle nomine in RAI e alla Corte Costituzionale è dovuto alla difficoltà di trovare un accordo tra maggioranza e opposizione su una lista di nomi condivisi. La questione RAI (nomina della presidente) e la Corte (elezione di quattro giudici) sono collegate, poiché entrambe richiedono un’intesa politica che finora non è arrivata, mantenendo il Parlamento in stallo.
  2. L’intesa sulla Consulta come possibile chiave per la RAI: Nonostante un parziale sblocco sul metodo di selezione dei giudici per la Corte Costituzionale, il vero nodo da sciogliere è il nome dei giudici. La risoluzione di questa impasse potrebbe facilitare anche un accordo sulle nomine in RAI, con il possibile passaggio a una soluzione condivisa che sblocchi entrambe le situazioni.
  3. Autonomia differenziata e il ruolo della Corte Costituzionale: La riforma dell’Autonomia differenziata, che ha subito un arresto a causa della sentenza della Corte, si intreccia ulteriormente con le nomine dei giudici. La Corte si pronuncerà sull’ammissibilità del referendum abrogativo, un aspetto che potrebbe essere decisivo per l’esito della riforma. I giudici che verranno nominati avranno un ruolo cruciale in questo processo, rendendo ancora più urgente risolvere l’impasse sulle nomine.





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