l’anno orribile per la cultura vibonese

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VIBO VALENTIA Un foyer pieno di gente, giornalisti e cittadini curiosi dell’opera a lungo desiderata e finalmente pronta all’apertura. Un ricco buffet, una conferenza stampa costata quasi 5 mila euro, la presenza degli ex sindaci, di Elio Costa, di Franco Sammarco, di Maria Limardo e dell’ex assessore regionale alla cultura Giusi Princi. Una fastosa inaugurazione (verrà detto in seguito che, contro le apparenze, si trattava semplicemente di conferenza stampa) del Nuovo Teatro Comunale di Vibo, consegnato finalmente alla città prima del venturo 2024. Da quel 31 dicembre è passato esattamente un anno, ma da allora il sipario si è alzato solo una volta: il 14 febbraio, prima e ultima dell’eterno chiuso teatro vibonese, con lo spettacolo unico di Ale e Franz, entrati a loro insaputa nella storia della cultura vibonese.

Dall’accordo coi Parioli alla chiusura

Dopo l’improvvisato spettacolo del duo comico il sipario non si è più rialzato. Le porte sono rimaste chiuse, così come immobile è rimasta la loro locandina fissa sulle vetrate del Teatro. Dopo l’inaugurazione in pompa magna, l’inesorabile e triste declino: l’accordo con i Parioli di Roma, con Angela Finocchiaro promessa direttrice artistica, salta (defitivamente?) e al Comune si rendono conto che, sorprendentemente, senza le autorizzazioni dei Vigili del Fuoco non si può andare avanti. Così muore, ancora prima di iniziare, la stagione teatrale vibonese.

Il cambio di sindaci e i nuovi problemi: va ripassata la vernice ignifuga

Se per l’amministrazione Limardo il caos teatro, forse, è costato diversi punti nella percentuale ipotetica di gradimento, questo ha favorito il neosindaco e vincitore delle ultime elezioni Enzo Romeo. «Speriamo di aprirlo entro Natale» aveva risposto il primo cittadino nell’intervista rilasciata al Corriere della Calabria a settembre, prima di fare i conti con la realtà. E infatti, passa poco tempo, e la questione teatro inizia a farsi ancora più intricata: ci sono da rifare, dicono dal Comune, alcuni lavori. O meglio, va ripassata una particolare vernice ignifuga sul legno per ottenere le fatidiche autorizzazioni che consentirebbero la riapertura definitiva. Un dettaglio ribadito anche nella conferenza di fine anno dal sindaco e dalla giunta. «Il prodotto deve essere ripassato su alcune parti in legno, abbiamo provato a chiedere che questo non avvenisse con una scheda tecnica presentata ai Vigili del fuoco e al Ministero, ma questo ha dato parere negativo». Dunque, se non riescono a fargli cambiare idea, dovranno essere trovati i fondi per completare i lavori e ottenere, si spera, le autorizzazioni. Passi a rilento che, forse, sono dovuti anche agli eventuali costi di gestione che porterebbe con sé l’apertura.

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Un monumento all’inefficienza vibonese

Così il Teatro di Vibo, un edificio apparentemente finito e rifinito, si erge nel quartiere di Moderata Durant quasi a simbolo, più che della rinomata cultura vibonese, delle eterne incompiute in città. Insieme alla “sorella”, a pochi chilometri di distanza, scala mobile, che attende ancora i via libera burocratici per attivarsi definitivamente. Opere compiute che restano incompiute. O meglio, non fruibili per chi nell’attesa si è anche tristemente rassegnato. Ma il Teatro inutilizzato si erge anche a simbolo della decadenza della cultura vibonese. Un anno tremendo segnato dalla chiusura del Sistema bibliotecario vibonese, dall’impossibilità di svolgere l’ormai tradizionale Festival Leggere e Scrivere e dalla revoca dei fondi che rischiano di far chiudere l’Orchestra sinfonica della città. Per quest’ultima l’intervento del Ministero della Cultura perché non sarebbe stato rispettato il programma concertistico. Neanche la visita a Roma del nuovo assessore alla cultura Stefano Soriano ha portato risultati. Così dal Comune fanno “spallucce” e si appellano, tramite ricorso, al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Nelle sue mani la possibilità di dare un pizzico di speranza alla cultura di Vibo Valentia. (ma.ru.)

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