LE SFIDE DEL LAVORO/ Le innovazioni necessarie per “integrare” l’AI

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Le dinamiche recenti del mercato del lavoro italiano si sono rivelate sorprendenti in un contesto economico globale segnato da incertezze e rallentamenti. Nonostante la debolezza economica, il tasso di occupazione nel nostro Paese è in continua crescita, dal secondo trimestre del 2022 al terzo del 2024, è cresciuto di poco più di due punti attestandosi al 62,6%. Questo incremento ha portato a un aumento di circa 700 mila occupati rispetto al 2019, evidenziando un’evoluzione positiva sia in termini di numero di occupati che di ore lavorate.



L’Italia si è distinta nell’Eurozona per una riduzione del tasso di disoccupazione, sceso al 6,1% sotto la media europea (6,3%) per la prima volta dal 2013. Parallelamente, il tasso di posti vacanti ha mostrato una crescita costante fino al 2023, rallentando solo nel 2024. Tale risultato è certamente legato agli investimenti promossi dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che, come documentato nel Rapporto previsivo Excelsior a medio termine, hanno incentivato la domanda di lavoro in vari settori. Tuttavia, permangono alcuni elementi di criticità che da anni caratterizzano il nostro mercato del lavoro.

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La crescita non è stata accompagnata da un aumento significativo dei salari reali, che, al contrario, sono diminuiti a causa dell’inflazione, penalizzando il potere d’acquisto dei lavoratori. Un ulteriore elemento di complessità è rappresentato dal disallineamento tra l’incremento occupazionale e la produttività del lavoro. Sebbene l’occupazione sia aumentata, il valore aggiunto per occupato ha subito una contrazione, con una riduzione più marcata in Italia rispetto alla media dell’Eurozona. Questo fenomeno (come riportato da Emilio Colombo in un recente commento sul rapporto di previsione Excelsior), accompagnato da un progressivo spostamento della crescita occupazionale dai settori manifatturieri a quelli dei servizi, del turismo, delle costruzioni e dell’ICT, solleva interrogativi sulla sostenibilità economica di lungo termine. Infatti, ci troviamo di fronte a una crescita della occupazione in settori dove la produttività è minore. Nel manifatturiero la crescita della produttività tra il 2010 e il 2023 è stata pari al 10%, mentre nei servizi avanzati è cresciuta del 5%, nel settore ICT del 2% e per servizi operativi e per il turismo il valore è ben inferiore. Fa storia un a sé il settore delle costruzioni che grazie agli incentivi edilizi ha registrato un incremento significativo dell’occupazione e della produttività. Questi dati suggeriscono un cambio strutturale nella composizione dell’occupazione, con una transizione verso settori a minore crescita di produttività.



A ciò si aggiunge il problema del capitale umano. L’Italia continua a soffrire di un deficit sia quantitativo che qualitativo in termini di formazione. Il numero di laureati in discipline STEM, essenziali per sfruttare le innovazioni tecnologiche, rimane basso rispetto agli standard europei, penalizzando la capacità delle imprese di adottare tecnologie avanzate e di incrementare la produttività. Inoltre, le difficoltà di reperimento di personale qualificato nei settori tecnici e nei servizi avanzati riflettono una carenza di competenze adeguate alle nuove sfide del mercato e permane, conseguentemente, un problema di mismatch presente da anni.

La crescita del mercato del lavoro italiano, pur significativa, è quindi caratterizzata da criticità strutturali che necessitano di interventi mirati per aumentare la produttività e ridurre il gap formativo. Solo attraverso una migliore allocazione delle risorse e un uso più efficace delle innovazioni tecnologiche sarà possibile garantire una crescita economica sostenibile e inclusiva nel lungo periodo.

Per affrontare le sfide poste dall’Intelligenza artificiale e dalle tecnologie emergenti, è indispensabile una trasformazione profonda sia del mercato del lavoro che dell’organizzazione delle imprese. L’adozione dell’AI non è soltanto una questione tecnologica, ma richiede anche una visione strategica capace di integrare l’innovazione nei processi aziendali e di investire nelle competenze dei lavoratori. La capacità di adattarsi rapidamente a un contesto in continua evoluzione sarà un fattore determinante per la competitività delle imprese e per il benessere del mercato del lavoro.

no degli aspetti centrali di questa trasformazione è rappresentato dai cambiamenti organizzativi legati alle nuove esigenze dei lavoratori. Sempre più persone richiedono un maggiore equilibrio tra vita privata e professionale, spingendo le aziende a rivedere i modelli di lavoro tradizionali. Flessibilità, smart working e politiche aziendali orientate al benessere dei dipendenti sono diventati elementi imprescindibili per attrarre e trattenere talenti, specialmente nelle professioni più qualificate e più in generale per le giovani generazioni. Questo nuovo equilibrio non deve essere visto come un costo, ma come un’opportunità per aumentare la produttività e migliorare la qualità del lavoro.

L’innovazione dei sistemi educativi e formativi rappresenta un altro pilastro fondamentale per affrontare il futuro. Occorre ripensare i percorsi scolastici e universitari per prepararli alle competenze richieste dal mercato, con un’attenzione particolare alle discipline STEM e alle soft skill (creatività, lavorare in team, adattarsi ai cambiamenti) necessarie per affrontare le complessità e l’innovazione dei prodotti e dei processi aziendali. Allo stesso tempo, è cruciale promuovere programmi di upskilling e reskilling per i lavoratori già attivi, affinché possano acquisire le competenze necessarie per affrontare le trasformazioni in atto. Solo con un sistema formativo inclusivo, flessibile e attento allo sviluppo umano e professionale sarà possibile colmare il divario tra domanda e offerta di lavoro.

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In definitiva, il successo nel cogliere le opportunità offerte dall’Intelligenza artificiale e dalle nuove tecnologie dipenderà dalla capacità di creare un ecosistema favorevole all’innovazione, in cui imprese, istituzioni e lavoratori possano collaborare per costruire un futuro più equo, produttivo e sostenibile. I progressi in questo ambito non riguardano solo la dimensione economica, ma hanno il potenziale di migliorare significativamente la qualità della vita delle persone e il funzionamento della società nel suo complesso.

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