Perché Alessandra Todde è stata dichiarata decaduta in Sardegna e cosa rischia la governatrice

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Dopo il provvedimento con cui il collegio elettorale di garanzia ha dichiarato decaduta la presidente della Sardegna, Alessandra Todde si dice “tranquillissima” e assicura che manterrà le sue funzioni. Ma quali sono le irregolarità contestate e cosa rischia la governatrice?

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Sono diversi i punti contestati dal collegio elettorale di garanzia che ha dichiarato decaduta la presidente della Sardegna Alessandra Todde. Tra questi presunte irregolarità nelle spese elettorali e la mancata nomina di un mandatario obbligatorio, ovvero colui che si occupa di gestire la raccolta fondi per il finanziamento della campagna e che deve essere incaricato dal candidato.

La presidente sarda ha già annunciato ricorso assicurando che nel frattempo manterrà la sue funzioni. Ora la palla passa al Consiglio regionale, a cui spetta l’ultima parola sulla decadenza e che quindi dovrà riunirsi per votare in merito al provvedimento di ingiunzione emesso dall’organo della Corte d’appello cagliaritana.

Perché il Collegio elettorale ha dichiarato Todde decaduta

Con un’ordinanza di ingiunzione il Collegio elettorale ha dichiarato Todde decaduta da consigliera regionale. Il che comporterebbe anche la perdita della carica di presidente della Regione. Ma quali sono le incongruenze riscontrate dall’organo e cosa rischia la governatrice?

Un punto centrale riguarda le spese elettorali. A non essere chiaro sarebbe il soggetto a cui afferiscono le spese – la singola candidata all’epoca o i candidati consiglieri del M5s – e in generale, ci sarebbero alcune irregolarità nei moduli di rendiconto legati alla campagna.

L’altro aspetto contestato è la mancata individuazione di un mandatario elettorale, la cui nomina per il collegio “deve ritenersi obbligatoria”. Ancora, non ci sarebbe riscontro del conto corrente necessario per assicurare la tracciabilità dei soldi spesi e raccolti durante la campagna.

Non risulterebbero indicati, inoltre, i soggetti che hanno erogato i finanziamenti per la campagna, in particolare i due dai quali sarebbero partiti, rispettivamente 30mila e 8mila euro, per sostenere la candidata presidente.

Ora come detto, sarà il Consiglio regionale a doversi pronunciare ma è improbabile che l’Assemblea, dove Todde ha la maggioranza, non si schieri al fianco della governatrice. In attesa dei prossimi sviluppi comunque, Todde continuerà ad esercitare le sue funzioni, ma non si esclude che la vicenda possa gonfiarsi ulteriormente.

L’intervista della governatrice: “Sono tranquillissima”

In una serie di interviste rilasciate oggi, la governatrice sarda si è detta “tranquillissima” dopo il caos politico che l’ha travolta. “Sul merito dei fatti sono serena, sulla forma non so, perché non sono un’esperta e a questo provvederanno i professionisti. Detto questo, parliamo di un atto amministrativo. A dichiarare la mia decadenza può essere solo il Consiglio regionale, a seguito di un’istruttoria della giunta delle elezioni. Io resto nel pieno dei miei poteri di presidente, e questo è il punto essenziale”, ha dichiarato.

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Al Corriere della Sera, Todde dice di non avere paura per il suo mandato. “Devo essere sincera fino in fondo? Mi creda, non ne ho (paura, ndr.). Intanto perché penso di avere ottime motivazioni per difendere la nostra posizione e poi perché interpreto il mio ruolo come di servizio. Nel momento in cui le mie funzioni venissero meno e non fossi più in grado di portare a termine le cose per cui sono stata eletta vedrei cosa fare. Vengo dal privato, non devo per forza restare in politica”, ha spiegato.

La governatrice ha precisato di non essere attaccata alla poltrona: “Io un lavoro ce l’ho, sono una imprenditrice e a fare questo mestiere sto perdendo dei gran soldi. Il che mi mette in una posizione di forza. Certo, mi dispiacerebbe non riuscire a realizzare le aspettative dei miei concittadini, ho visto tante speranze e mi dispiacerebbe deluderle”, ha aggiunto.

Dopo la notizia del provvedimento del collegio, Todde dice di essersi sentita sia con il leader del suo partito, Giuseppe Conte, che con Elly Schlein, che aveva appoggiato la sua corsa alle regionali. “Mi sono confrontata lungamente con Conte e apprezzo moltissimo che da giurista mi stia dando una mano. Ho sentito la vicinanza di tutto il Movimento, ma anche degli altri partiti del centrosinistra a partire dal Pd. Schlein mi ha chiamata per confermare questo sostegno”, ha detto a Repubblica.

Nelle sue risposte la governatrice non risparmia gli avversari del centrodestra, che nelle scorse ore erano partiti all’attacco. “Non mi faccio dare lezioni da chi in questi anni ha dimostrato di avere un approccio peculiare sulla legalità: ricordo al centrodestra che c’è una ministra che ha un percorso giudiziario in corso per truffa allo Stato e non era certo il Movimento 5 stelle che in Parlamento difendeva la tesi della ‘nipote di Mubarak’ per salvare Silvio Berlusconi da altre accuse. Starei attenta a dare lezioni”, ha replicato.

L’ex governatore Solinas: “Caos senza precedenti, al voto subito”

L’ex presidente della Sardegna Christian Solinas è intervenuto sulla questione della decadenza di Todde, che secondo lui “sgretola definitivamente la narrazione autoreferenziale dell’asserito primato della competenza, delle capacità e della legalità della presidente e del M5S rispetto agli altri partiti”.

Intervistato da Adnkronos, l’ex senatore leghista del partito sardo d’Azione, che ha lasciato il suo posto alla guida dell’isola lo scorso marzo attacca la pentastellata: “Se fosse confermato il tentativo di aggirare i rilievi della Commissione Elettorale di garanzia con la commistione tra finanziamenti e spese del candidato, del partito e delle liste del movimento, con ampie zone grigie, e la difformità tra spese realmente effettuate e dichiarate, ci troveremmo di fronte a metodi degni di un goldoniano Truffaldino”, ha dichiarato.

Solinas poi entra nel dettaglio della vicenda: “Sotto un profilo squisitamente giuridico le leggi applicate al caso, proprie della materia elettorale, rappresentano lex specialis ed in quanto tali in esse va ricercata la disciplina complessiva. Pertanto, la mancata designazione del mandatario elettorale e la conseguente impossibilità di ricevere e spendere fondi e tanto meno di certificarne la regolarità è sanzionata con la decadenza ope legis”, ha spiegato.

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Quindi “a nulla vale sostenere che sia sanzionata la mancata presentazione del rendiconto mentre un rendiconto la Todde lo avrebbe presentato a sua firma. Infatti, tale documento non ha alcun valore in quanto la norma prescrive il deposito di un rendiconto nelle forme di legge e cioè redatto e sottoscritto da un mandatario elettorale”, ha aggiunto.

Poiché nel caso della governatrice, non è stato “nominato per tempo il mandatario, non è in alcun modo sanabile ipso iure, a posteriori, la presentazione nei termini di un valido rendiconto”, è il ragionamento. Solinas inoltre, specifica che l’accertamento del collegio elettorale “determina la decadenza e non è impugnabile ulteriormente altrove. La norma prevede infatti che siano impugnabili solo le sanzioni pecuniarie”.

Per Solinas in Sardegna si apre uno scenario “complesso” perché la Regione “non ha una legge statutaria vigente e il caso di scioglimento anticipato del Consiglio per via della decadenza non è disciplinato esplicitamente dall’ordinamento regionale”. Chi viene dichiarato decaduto “non può continuare nell’esercizio dei poteri in regime di prorogatio neppure per l’ordinaria amministrazione e la convocazione dei comizi elettorali”, specifica.

Quel che resta, secondo l’ex governatore, è “il dilettantismo, l’approssimazione e l’incompetenza di una presidente, del suo staff raccogliticcio e del M5S” che “condannano la Sardegna ad un caos istituzionale senza precedenti nella storia autonomistica”, ha concluso, invitando tutte le forze politiche a risanare al più presto la situazione “con nuove elezioni senza inutili dilazioni”.





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