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Fino a qualche giorno addietro auspicavo pur senza esserne troppo convinto che il nuovo anno potesse davvero essere sotto il profilo politico-istituzionale migliore di quello che s’apprestava ad andare via. Che l’opposizione capisse che non è seminando odio e diffondendo bugie che può aiutare il Paese a crescere, riscoprisse la propria identità nazionale, e riuscisse a rendersi conto dei buoni risultati conseguiti dal governo Meloni, provasse a farne tesoro e trarne qualche merito anche per se, collaborando a risolverne i problemi che restano e sono ancora tanti. Ma il sogno stupendo è durato “le bref espàce d’un matin” ed è svanito nel nulla.
È bastato confrontare i media degli ultimi giorni 2024 con quelli d’inizio 2025 per capire che, in fondo, quel passaggio è soltanto un cambio di caledario. E non basta stappare le bollicine il 31 dicembre e sostituire il primo gennaio il vecchio, col nuovo per cancellare il passato e cominciare a vivere il futuro. Purtroppo, l’opposizione sembra non riuscire mai a far tesoro del passato e servirsene per contribuìre a migliorare il domani. Tant’è che dopo aver prorogato per 2 anni il mandato presidenziale a Napolitano, si è ripetuta – con la complicità di Salvini – rinnovando quello di Mattarella. Stavolta, però, a tempo indeterminato.
Che nel primo settennio non è stato particolarmente “effervescente”. Ha rispettato pedissequamente il ruolo di notaio e di simbolo dell’Unità dello Stato che la Costituzione gli assegna, tagliato nastri, controfirmato e promulgato le leggi del Governo, mandato messaggi agli italiani quando occorreva e alla fine di ogni anno. Senza, però, mai intervenire su alcuna criticità effettiva del Paese, (sanità e liste d’attesa, sovraffollamento delle carceri, lentezza della Giustizia, ecc.) neanche, tanto per fare un esempio, quando sarebbe stato opportuno, come presidente del Csm, ricordare ai magistrati che la legge vale per tutti: per la gente comune come per i leader dei partiti, ma anche per loro i cui errori dal 1991 al 2022 hanno coinvolto ben 30.778 persone, costando allo Stato ben un miliardo di euro, senza alcuna responsabilità per loro.
E non ancora contenti, ora dicono “no” alle misure di sicurezza per i cittadini di Piantedosi che a sentire “toghe rosse” e amici “limiterebbero la libertà”. Nè lo si è mai sentito all’indomani di una delle 318 delle oltre 12mila (+ 10% sul 2023) manifestazioni di protesta sfociate in incidenti e concluse con 266 feriti (+ 122% sul 2023) fra le forze dell’ordine. Tanto meno nel corso dell’ultimo messaggio agli italiani ha ritenuto intervenire per rimbrottare gli studenti che aggrediscono militari, ricordandogli che non è bruciando i manifesti della Meloni e dei ministri o esponendondoli a testa in giù al “pubblico ludibrio” o lanciando aste di ferro, tabelloni, ruote di gomme, contro la polizia o devastando negozi e bruciando cassonetti che si difendono i diritti. Di contro non ha mai mancato di ricordare ai ragazzi in divisa che: “L’autorevolezza non si misura con i manganelli”, giustissimo!
Ma, dov’è scritto che gli studenti o pseudo tali, non possono neanche essere criticati? Intanto, dal 26 al 28 gennaio l’Anm voterà per il successore del presidente Santalucia. Tra i candidati, il giudice anti-Meloni, Patarnello. Quale sarà il metro di giudizio nella scelta: l’opposizione al Governo o la Giustizia giusta? Speriamo la seconda. Ma l’editoriale del giudice Patronaggio su “Avvenire” per la sentenza “Open Arms”, fa temere il contrario. E non va sottaciuto che l’ex premier, commissario Ue e presidente dell’Iri, Prodi, sta preparando la sala parto per il taglio cesareo che farà nascere, con la benedizione di Mattarella: “Comunità democratica”. Ma è anche giusto ricordare, che proprio a Romano si devono: l’istituzione dell’imposta straordinaria, per consentire all’Italia di entrare nell’Euro, sin dall’inizio. Per altro, con il peggior tasso di conversione fra monete nazionali ed euro (ogni euro ci è costato ben 1936,27, lire, abbattendo di colpo il valore dei nostri patrimoni di quasi il 50%); il fallimento e lo smantellamento delle aziende del Gruppo Iri; a cominciare da quelle localizzate nel Sud. Ma c’è ancora chi sogna il ritorno della “balena bianca”?
Purtroppo, l’Italia vittima del fascismo degli antifascisti e della sinistra che sembrano aver elevato a propri idoli, i Saviano, gli Scurati, i Fazio, e gli amici della compagnia “penna spuntata” che sanno bene cosa fare per gonfiare i propri conti correnti: far balenare, continuamente , quel “pericolo democratico” che non esiste e, se esistesse sarebbe rappresentato da loro – continua a marciare in avanti con la testa rivoltata all’indietro. Intanto, la “rivolta sociale” di Landini continua. Già annunciati per gennaio 45 scioperi ovvero 1,5 al giorno. La crescita rallenta? Pazienza, è per la felicità di Maurizio.
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