Dopo 80 anni in cui lo hanno custodito segretamente, i Paesi Bassi aprono al pubblico lo spinoso elenco delle persone accusate di avere collaborato con i nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Da ora in poi, l’archivio centrale dei tribunali di giurisdizione speciale (Cabr) all’Aia sarà accessibile al pubblico, con i dettagli su 425.000 olandesi sospettati di aver aiutato i nazisti.
Fino a oggi, l’archivio era riservato a ricercatori, funzionari e discendenti diretti degli accusati. Da ora in poi, i Paesi Bassi consentiranno a un pubblico più ampio di accedere a questo materiale storico, che contiene circa 30 milioni di pagine, tra cui documenti giudiziari, diari, foto, fascicoli medici, registrazioni del partito fascista olandese, sentenze, testimonianze e richieste di grazia. A partire dal gennaio 2025, ricercatori e discendenti degli accusati potranno anche consultare digitalmente una parte dell’archivio, disponibile fisicamente presso l’archivio nazionale.
L’annuncio dell’apertura al pubblico del documento ha suscitato diverse reazioni, specialmente tra i discendenti di coloro che furono accusati di collaborare con i nazisti. Per Connie, 74 anni, discendente di una delle famiglie coinvolte, l’idea di vedere il suo cognome associato a quel passato è inquietante. «È spiacevole», ha ammesso, parlando al Guardian. Il suo timore è che la storia della sua famiglia possa essere divulgata online in modo incontrollato. Jolanda e Mieke, sorelle di Connie, hanno avuto reazioni diverse. Mieke vuole scoprire il ruolo di suo nonno, titolare di un’impresa edile che svolgeva lavori per i nazisti. Anche il padre delle sorelle lavorava lì. «Ma aveva 18 anni», ha spiegato Jolanda. «Non so in quali altre cose credesse mio nonno, ma papà credeva in un mondo migliore, non nell’ideologia nazista», ha detto, ammettendo che, sebbene le scelte della sua famiglia durante la guerra fossero sbagliate, erano comunque scelte fatte in un periodo complesso.
Altri ritengono che fare luce sul passato sia fondamentale per comprendere il peso e il ruolo del collaborazionismo durante la guerra, un periodo in cui oltre 100.000 ebrei olandesi furono deportati e uccisi, anche con la complicità di membri dello Stato olandese e della popolazione. Questo capitolo drammatico è stato a lungo evitato, ma negli ultimi anni sono aumentati gli sforzi per fare i conti con quella parte della storia, anche grazie alla creazione di un museo dell’Olocausto e alle ricerche sul ruolo di istituzioni e aziende nei crimini nazisti.
Johannes Houwink ten Cate, esperto di studi sull’Olocausto, ha sottolineato che l’apertura dell’archivio è un passo importante. «La memoria è stata troppo a lungo repressa», ha dichiarato al quotidiano britannico «Posso comprendere la paura dei discendenti, ma spesso, quando vedono i documenti, anche loro si sentono più in pace. Questo è un momento cruciale per affrontare la storia e favorire una vera riconciliazione».
Inizialmente, l’archivio doveva essere pubblicato online, ma le preoccupazioni sulla privacy hanno causato un ritardo. L’Autorità olandese per la protezione dei dati ha sollevato obiezioni legali dopo che un parente di una delle vittime ha chiesto di riesaminare l’organizzazione del documento. Di conseguenza, gli archivi nazionali stanno provando metodi alternativi per rendere disponibile il materiale, rispettando le normative sulla privacy. Si prevede che l’archivio completo sarà online a breve, ma non sarà facilmente indicizzabile dai motori di ricerca.
Martijn Eickhoff, direttore dell’Istituto Niod per gli Studi sulla Guerra, l’Olocausto e il Genocidio, ha messo in guardia sui rischi di una lettura superficiale e sull’importanza di un’analisi approfondita di questi materiali. «Sebbene sia una risorsa storica preziosa, bisogna capire il contesto in cui venivano fatte le accuse, che spesso erano selvagge. Meno del 15% degli accusati sono stati puniti, e molti non sono stati processati affatto. Bisogna prestare attenzione a come vengono interpretati questi documenti, per evitare di alimentare disinformazione o odio».
Il governo olandese spera che l’apertura di questo archivio aiuti il Paese a fare i conti con il proprio passato, favorendo una riflessione collettiva. L’obiettivo è dare voce alla verità storica, per promuovere una comprensione più profonda e onesta degli eventi, ma senza riaccendere vecchie tensioni, senza riaprire le ferite dell’odio e della divisione.
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