IL DERBY DI SUPERCOPPA E’ UNO SPETTACOLO SOLO IN BANCA

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Non so se l’abbia mai detto o scritto qualcuno, nel caso me ne assumo la paternità: in assenza di una rivoluzione, non resta che la rassegnazione. E’ la storia contemporanea del calcio, dove i vertici mondiali, europei e locali corrono ormai solo a caccia di dollari infischiandosi di etica, spettacolo, competitività, meritocrazia. Finali aperte a tutti, Mondiali per nazionali e club prego si accomodi, sedi scelte a seconda dei budget, chissenefrega dei diritti dell’uomo, della donna, dei morti sul lavoro.

Si può anche passeggiare sulla propria fede e sulle proprie tradizioni, calpestandole, in nome degli ospitanti che sganciano la fresca (noi italiani poi siamo disposti anche a farlo in casa nostra). Dice infatti l’amministratore delegato della Lega Calcio, De Siervo: “Non possiamo cambiare la cultura locale. Siamo stati contestati per aver rinviato all’Italia il minuto di silenzio per la morte di Agroppi. Con la FIGC abbiamo deciso così per evitare una brutta figura per tutti…”. Capito? Il minuto di silenzio ci avrebbe fatto fare brutta figura.

La sua intervista a SportMediaset è un campionario di servilismo che fa perfettamente scopa con il cognome. In alcuni passaggi ci consegniamo incondizionatamente al denaro in barba ai calendari, alle fatiche degli atleti, ai problemi dei tifosi. All’etica. “(…) Qui si fa fatica a portare i tifosi allo stadio: arrivano a ridosso o addirittura durante la partita. Questo può sorprendere, ma è una loro usanza (…). Una partita di serie A qui? Ci stiamo lavorando da 5 anni, in stile NFL, ci piacerebbe molto. Sarebbe un fatto rivoluzionario che oggi non è ancora considerato possibile dai regolamenti, ma resto ottimista: non sarebbe più di una partita a stagione e non certo un derby, una partita di fascia media (…). C’è l’interesse di intensificare l’attività qui. Il modello a 4 squadre è la formula migliore (ma chi l’ha detto?, ndr), anche se le società si sono riservate ogni anno di decidere la formula. È una formula vincente dal punto di vista commerciale e sportivo”.

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“Calendario intasato? La situazione è complicata. Questo è un compromesso, anche dal punto di vista climatico, non solo tecnico e organizzativo. Ma spingerò sempre per questo modello”.

Della serie: chissenefrega. Pagano, il resto è collaterale. La bastonata finale agli sportivi italiani che volessero vedersi le partite allo stadio… in Arabia: “Ci siamo già mossi con pacchetti a prezzi contenuti, ma non hanno incontrato l’attenzione sperata. Vorremmo contaminare il tifo locale con il nostro, ma non nascondo che la situazione delle curve milanesi ci ha frenato”.

Non gli si può negare una buona dose di creatività: gli italiani non vanno a Riad per colpa delle Curve delle squadre che si contendono la finale…

Parliamo di calcio, di quel che resta del calcio. Derby, dunque, grazie a una semifinale che l’Atalanta ha regalato nella calza della befana, mentre nell’altra la Juventus non ha capito di poter sbranare il diavolo per un’ora, dopo di che ne è stata bellamente infilzata, con sorte e malasorte annesse come spesso capita a causa del karma sportivo.

Il pronostico per l’Inter è schiacciante, così come da qualche anno a questa parte, ed è stato sempre rispettato salvo l’ultimo in ordine di tempo. L’Inter come squadra ha dalla sua parte struttura, organizzazione, mentalità, forza fisica e tecnica, mentre il Milan si affida alle fresche alchimie di Coinceçao e a qualche lampo. Alla vigilia di sfide squilibrate sulla carta, il mio indimenticato amico e collega Franco Rossi diceva: “Le partite iniziano tutte sullo 0-0”. I rossoneri negli ultimi tempi hanno fatto molto per smentirlo, beccando gol pronti via, ma di recente la musica è cambiata. Si sono messi un pochino a posto dietro, ma balbettano davanti e non ci sarà nemmeno Leao. Vero che Inzaghi sarà senza Thuram, non abbastanza però per cambiare idee e quote dei bookmakers. Vedremo. In tv, ma vedremo.

Questa Supercoppa ridotta a un torneo amichevole estivo (come del resto la Coppa Italia che in teoria designava l’altra contendente), checchè ne di dica De Siervo, per chi vince ha comunque un peso non indifferente: la bacheca, il prestigio, il morale. E naturalmente il grano, i soldi, che per gli sfottimenti tra interisti e milanisti al fischio finale non avrà alcuna incidenza, ma per chi corre alla cassa resta il primo obiettivo. Della passione, dei pronostici, dei meriti, degli episodi, chissenefrega: lo spettacolo è in banca.





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