Intervista a Carmelo Papa: «Grandi talenti e povertà, siamo l’Isola degli estremi»

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L’ex top manager della StMicroelectronics e ora faro degli startupper “testimonial”di una sicilitudine agli antipodi del gattopardismo

Dott. Carmelo Papa, lei ha scalato i vertici di una tra le più grandi compagnie multinazionali di microelettronica del mondo diventandone un manager affermato. La sua è una storia di successo ma può essere vista anche come una testimonianza che, al contrario di ciò che sosteneva il Principe Fabrizio Salina nel Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, e che quindi i siciliani non sono refrattari al cambiamento, ma impegnati a cambiare il corso delle cose nella loro terra?

«La Sicilia è stata approdo e terra di conquista di popoli diversi: dai greci ai romani, dai vandali agli ostrogoti, dai bizantini agli arabi, dai normanni, agli angioini, dagli aragonesi ai Borbone. Tutti hanno contribuito nel corso di duemila anni a realizzare una società cosmopolita con un’identità condivisa, favorendo così la convivenza di gruppi etnici differenti. Questa società è in costante divenire e i cambiamenti si vedono, altroché immobile: al suo interno, però, come qualsiasi altra popolazione del mondo, si distribuisce secondo le normali leggi statistiche. Alla fine se la gente studia, certe caratteristiche emergono di più. Se la gente non riesce ad istruirsi perché è vittima della povertà, si manifestano altre caratteristiche. La crescita e la realizzazione delle proprie aspirazioni dipende certo dalle attitudini e dai talenti di ciascuno, ma non possiamo prescindere dalle condizioni di partenza che non sono per tutti le stesse. Ci sono poi le condizioni del contesto che, rendendo più ostile e meno attraente la Sicilia, hanno influito negativamente sul suo sviluppo».

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Per molti anni lei ha lavorato all’estero: come viene percepita la Sicilia nel mondo?

«Ci sono sempre i luoghi comuni che la vedono come terra di mafia e malaffare, ma esistono anche la competenza e la flessibilità mentale dei tecnici e manager siciliani, rispettati per questo in tutto il mondo dai clienti che hanno a che fare con prodotti progettati e prodotti da noi. Mi riferisco, in particolare, al mondo della microelettronica, visto il mio passato, ma penso che questi valori di professionalità vengano riconosciuti in tanti settori: dalla moda alla cinematografia, dalla letteratura al cibo. A me a Chicago, i colleghi americani, scherzando, mi definivano “don Papa”: erano gli anni del Padrino (il celebre film di Francis Ford Coppola con gli indimenticabili Al Pacino e Marlon Brando ndr) ma nutrivano per me e la mia equipe grande rispetto».

Prendendo esempio dal suo percorso, non è poi vero il proverbio “chi nesci rinesci”, solo chi lascia la Sicilia può affermarsi, mentre chi vi rimane è costretto a vivere una vita grama.

«Come altri prima di me, anche io, dopo la laurea, sono andato a lavorare all’estero: in Germania, nel Regno Unito e a Milano e poi sono rientrato in Sicilia. Il mio ritorno è un percorso un po’ atipico ed è dovuto al fatto di aver letto sul “Corriere della Sera” un annuncio di Pasquale Pistorio che cercava manager disposti a lavorare alla StMicroelectronics, di cui era amministrare delegato, per rilanciarla, promettendo “lacrime e sangue”. Accettai questa sfida per fare qualcosa di grande per la Sicilia assieme ad altri siciliani e così tornai a Catania. Proseguii la mia carriera nella StMicroelectronics e, dopo un po’ di anni, andai a Ginevra. Ovunque sia stato, ho lavorato bene. La ricetta è semplice: entusiasmo nel fare le cose e spirito positivo per contagiare anche gli altri».

L’ing. Pistorio, da buon siciliano anche lui, credette e seppe sviluppare sinergie con l’Università di Catania, centri di ricerca ed enti locali, dando vita e plasmando quella realtà tecnologicamente avanzata definita Etna Valley che aveva il suo cuore nello stabilimento della StMicroelectronics. Le intuizioni e i propositi di allora sono alla base dei progetti di oggi?

«Sì. Perché per poter essere competitivi non basta creare un prodotto, ma serve valore aggiunto. E questo valore aggiunto può giungere solo dalla ricerca applicata. Il significato della sfida che ci lanciò Pistorio fu di impegnarci nella prospettiva di creare e sviluppare in Sicilia progetti innovativi ad alto valore aggiunto per poter essere competitivi con i Paesi a basso costo di manodopera. La grande visione di Pistorio fu di capire che Catania poteva essere un centro della microelettronica mondiale se fosse stata allo stesso tempo, sia un centro produttivo, quanto di ricerca per portare innovazione e competitività. Tra questi ci fu il progetto Silicon Carbide che ha portato nel tempo ad investimenti sempre più consistenti».

La Sicilia ha fatto molti passi avanti. Gli investimenti programmati e in corso sono ingenti. L’occupazione cresce. Le infrastrutture pure. Ma poi apprendiamo che secondo Eurostat è la regione più povera d’Europa con il 38% della popolazione a rischio povertà…

«La Sicilia è terra di contraddizioni e di contrasti talora stridenti. Ha dato i natali a grandi scienziati come Ettore Majorana e Antonino Zichichi, e a grandi scrittori come Luigi Pirandello, Giovani Verga, Vitaliano Brancati, Leonardo Sciascia, Andrea Camilleri, ma è stata e continua ad essere una regione caratterizzata da correnti migratorie: nei primi decenni del Novecento e poi nel Secondo dopoguerra gli emigrati lasciavano la Sicilia per sottrarsi alla miseria e alla povertà, erano poco istruiti, partivano con le valigie legate dagli spaghi. A differenza delle prime ondate migratorie, negli ultimi decenni gli emigrati sono diversi: hanno diplomi e lauree, vogliono non qualsiasi lavoro, ma quello che concretizzi aspirazioni e attitudini, ma anche condizioni di vita più sicure e soddisfacenti. La Sicilia secondo me si dibatte tra questi estremi: chi vive nel benessere, ed è una piccola parte, chi deve arrangiarsi per restare in Sicilia e viverci, e chi la lascia per cercare altrove ciò che restando qui non potrebbe realizzare».

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Lei è testimonial e fonte di ispirazione di giovani startupper siciliani.

«Questa è un’attività intrapresa da quando sono andato in pensione. Cerco di aiutare tanti giovani alle prese con startup del settore high-tech, guarda caso. Loro mi ascoltano, visto il mio passato ed io mi sento più giovane ed invogliato a studiare per non restare indietro. È un connubio di successo».

Il profilo

Nato nel 1949 a Castiglione di Sicilia, Carmelo Papa ha conseguito la laurea in Fisica Nucleare all’Università di Catania. Nella sua attività professionale ha raggiunto i vertici nel campo dell’industria hi tech, arrivando a ricoprire le cariche di amministratore delegato e direttore generale di StMicroelectronics Italia all’interno della società multinazionale franco-italiana di semiconduttori e circuiti integrati, leader nel mondo in settori particolarmente strategici.

Papa ha iniziato la sua carriera professionale in International Computers Limited. Nel 1983 è entrato in Sgs Microelettronica, una delle società che hanno successivamente dato origine all’attuale StMicroelectronics. Tre anni più tardi è nominato Direttore del marketing di prodotto e del Customer service per transistori e circuiti integrati standard. Nel 2000 è nominato Corporate Vice President, responsabile delle vendite e marketing di StM per i mercati emergenti. Nel 2005 è chiamato a guidare il Gruppo Micro, Potenza e Analogici, e dal 2007 al dicembre 2011 è a capo dell’Industrial & Multisegment Sector. Nel gennaio 2012 è nominato Direttore Generale dell’Industrial & Power Discrete Group. Papa è stato per due mandati consecutivi presidente di EPoSS (European Platform on Smart Systems), iniziativa industriale europea focalizzata sull’innovazione nel campo delle nanotecnologie e nell’integrazione di smart system.

Dal 2009 al 2012 ha ricoperto la carica di Vicepresidente di Confindustria in Sicilia. È stato inoltre membro del Consiglio di amministrazione dell’Università di Catania e presidente del Consiglio territorio Sicilia di UniCredit.

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