Liceo Virgilio, via alla colletta degli studenti per riparare i danni (e coprire gli occupanti)

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Dopo il Morgagni, anche gli studenti del liceo Virgilio lanciano una raccolta fondi online per coprire il pagamento dei danni post occupazione. L’obiettivo è quello di arrivare a 5mila euro, una cifra molto distante dai 60mila euro stimati da Città Metropolitana.

I tecnici dell’ex Provincia, infatti, avevano riscontrato danni all’impianto elettrico ma anche sabotaggi e manomissioni all’impianto antincendio e a quello antintrusione. Le riparazioni agli impianti sarebbero costate 32 mila euro, a cui andavano aggiunti altri 28mila euro per riparazioni edili come tinteggiature e riprese murarie. Per un totale di 60mila euro.

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Ma nell’ultimo consiglio di istituto, quello del 18 dicembre, la dirigente scolastica Isabella Palagi aveva avanzato una richiesta di risarcimento agli studenti per soli 24mila euro: quanto servirebbe per coprire una parte dei danni. Quindi, l’invito agli occupanti a raggiungere almeno parte della cifra richiesta.

Gli studenti, però, mettono in dubbio i numeri della scuola: «Nell’attesa di verificare assieme alla comunità studentesca le voci che comportano questa cifra – scrivono – il Collettivo intende assumersi la responsabilità del risarcimento di tali danni». La raccolta fondi, lanciata nella serata di sabato, sta già sfiorando i 2mila euro grazie a una trentina di donazioni che vanno dai 5 euro fino ai 460 dei rappresentanti di istituto. Ma l’aspetto economico è solo uno dei “motori” che ha spinto i ragazzi a mobilitarsi.

LE SANZIONI

Dietro l’intenzione di aprire una raccolta fondi anonima, infatti, c’è anche il tentativo di evitare le sanzioni disciplinari. Nei due anni precedenti gli autori delle occupazioni si erano auto denunciati, e le famiglie avevano pagato quanto richiesto dalla scuola. Da parte degli occupanti, quindi, la raccolta non ha come obiettivo quello di evitare il pagamento dei danni (qualche decina di euro, se divisi tra tutti) ma piuttosto quello di rimanere anonimi. Per evitare, quindi, le sanzioni disciplinari individuali di cui si inizierà a parlare subito dopo il rientro in classe.

«Ci preme ripagare tempestivamente la cifra per evitare che siano chiamati a risarcirla solo “pochi studenti” che ci è stato fatto intendere siano stati identificati, ma dei quali non conosciamo il numero né i nomi», scrivono infatti gli occupanti nella petizione.

Raccogliere i soldi in anonimo, quindi, come strategia per evitare che si arrivi a identificare studenti che poi dovranno pagare non solo con i soldi, ma anche con un basso voto in condotta. Che se insufficiente potrebbe anche comportare una bocciatura.

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Intanto con l’avvio delle lezioni in presenza partirà anche la sospensione di 10 giorni per il ragazzo del Collettivo che, prima dell’occupazione, aveva partecipato ad alcune iniziative all’interno della scuola (tra queste, una mobilitazione durante la quale era stata bruciata una foto di Netanyahu). Una sospensione non ancora partita sia perché la presidenza sta aspettando di individuare altri responsabili delle azioni di protesta. Ma soprattutto perché dopo l’occupazione, terminata a metà dicembre, gli studenti sono rientrati in classe solo per due giorni: per consentire la messa in sicurezza e la pulizia delle aule,è stata disposta una settimana di didattica a distanza.

Ma con la fine delle vacanze natalizie, la scuola ripartirà a tutti gli effetti. Lezioni, ma anche riunioni e consigli di istituto. Che rischiano di diventare sempre più accesi.

I GENITORI

L’occupazione di quest’anno, infatti, sembra aver provocato una spaccatura insanabile tra i genitori contrari all’occupazione e chi invece ha appoggiato le proteste dei figli.

La rappresentante dei genitori, eletta un mese fa al Consiglio di Istituto, ha già chiarito che il prossimo anno non si ripresenterà per lo stesso incarico e ha raccontato come sia stato, per lei, «per lei inaspettato e faticoso trovarsi a fronteggiare i commenti, richieste, insinuazioni e offese arrivate in quest’ultimo mese».

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