Perché gli allarmi sull’aumento di uso di droga e violenza tra i giovani sono ingiustificati

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A dispetto delle preoccupazioni degli adulti (incluso il presidente Mattarella), la realtà rassicura: i giovani bevono e si drogano decisamente meno dei loro coetanei dieci o venti anni fa, e commettono lo stesso numero di reati


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“Giovani alla deriva”, “emergenza droga e giovani”, “allarme baby gang fra i più giovani”. Quante volte i giornali si riempiono di titoli (reali) come questi, con un picco proprio a Capodanno e nelle feste. La sincera preoccupazione e compassione degli adulti e delle generazioni precedenti verso le scelte dei più giovani ha trovato spazio anche nel tradizionale messaggio di fine anno del Capo dello Stato Sergio Mattarella. Il Presidente della Repubblica ha definito i giovani delle “grande risorse”, dotati di “entusiasmo”, “forza creativa” e “generosità”. Ma ha anche espresso la propria preoccupazione per il diffondersi di “bullismo, risse, uso di armi”, per via del crescente “consumo di alcol e droghe” anche tra i giovanissimi. Ciò che colpisce è il legame che Mattarella fa con il web, che secondo il Presidente rischia di alimentare questi comportamenti.

 

In realtà questo non è un allarme nuovo, d’altronde non c’è mai stata una generazione che non guardasse con sgomento alle nuove tendenze delle nuove generazioni. E già questo potrebbe far sorgere i primi dubbi. Giorgio Napolitano nel 2009, Oscar Luigi Scalfaro nel 1998, Sandro Pertini nel 1980, Giovanni Leone nel 1975: si può andare a ritroso nei decenni e ritrovare nei messaggi di fine anno diffusi dal Quirinale numerosi esempi di sollecitazioni al mondo giovanile a non cadere nelle tentazioni delle sostanze stupefacenti e/o della violenza. D’altronde si può forse dire che i ventenni negli anni ’60, ’70, e ’80 non assumessero droghe e alcol, anche facendone abuso? Sarebbe azzardato.

 

Ma la realtà della Gen Z, vale a dire i giovani nati tra il 1997 e il 2012, è più controintuitiva di quanto si pensi. Negli Stati Uniti, dove gli studi sono capillari, gli adolescenti bevono meno alcol delle generazioni precedenti: se tra i Millenials – nati tra gli anni 80 e 90 – all’età di 14-17 anni circa un decimo consumava bevande alcoliche in modo compulsivo, bevendo cinque o più drink nella stessa occasione, nella generazione Z il fenomeno coinvolge solo circa il 5 per cento degli adolescenti americani. Secondo il sociologo sociale Jonathan Haidt, che con il suo saggio “La generazione ansiosa” (Rizzoli, 2024) ha squarciato il velo sugli effetti sulla salute mentale di smartphone e social network, nel 1980 più di nove 18enni americani su 10 avevano provato l’alcol almeno una volta nella vita, mentre nel 2020 questa percentuale era scesa al 60 per cento. Lo scroll compulsivo su Instagram e TikTok ha sostituito oggi molto del tempo che gli adolescenti impiegavano per giocare, confrontarsi, incontrarsi, flirtare, ma anche quello dedicato allo sballo e agli abusi. Il consumo di cannabis e droghe invece non è sceso allo stesso modo negli Usa, ma è anche vero che oggi la marijuana per uso ricreativo è ormai legale in 24 Stati americani, risultando quindi molto più accessibile e socialmente accettata.

 

Ma guardiamo ai dati italiani. Secondo l’Istat nel 2009 quasi un terzo degli adolescenti – il 28,1 per cento – beveva almeno una volta all’anno birra, vino o superalcolici. Nel 2019 il dato era crollato al 18 per cento, nel 2023 era ormai vicino al 15. I dati sono in calo anche per i bevitori occasionali e quelli fuori pasto. Nella coorte successiva – tra i 18 e i 24 anni – la quota di giovani che afferma di bere alcol occasionalmente è aumentata, ma sono diminuiti quelli che lo fanno tutti i giorni.

 

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Anche sulle droghe non c’è alcun allarme alle viste. Secondo la relazione annuale della Presidenza del Consiglio sulle tossicodipendenza in Italia i giovani che consumano sostanze stupefacenti sono in continuo calo. L’uso di cocaina si è dimezzato tra gli studenti dall’inizio millennio, quello di allucinogeni si era quasi azzerato prima di rimbalzare con il Covid ma rimanere comunque sotto i livelli di vent’anni fa. Il consumo di eroina è quasi scomparso. Anche quello di cannabis è in calo negli ultimi vent’anni. Ottime notizie, di cui non c’è traccia nel dibattito pubblico.

 

Passiamo alla violenza. Baby gang, maranza, risse tra giovanissimi, disagio giovanile, quanti titoli di giornali hanno riempito? Anche qua ci vengono utili le statistiche. Secondo il Ministero dell’Interno il numero di segnalazioni di minori denunciato o arrestati nel 2023 è stata in linea con l’ultimo decennio, dopo il rimbalzo post-lockdown che ha caratterizzato molti reati. È vero che le denunce per rissa o percosse risulta ancora in crescita rispetto al pre-Covid ma dovremo attendere i dati 2024 per comprendere se il trend si consoliderà oppure no.

 

Non mancano certo le preoccupazioni, in particolare per l’integrazione delle seconde generazioni di immigrati e per gli effetti sulla salute mentale delle piattaforme social. L’apprensione delle precedenti generazioni non si placherà, come neanche mancheranno – come è giusto che sia – i moniti del Colle nei messaggi di fine anno. Ma per fortuna la realtà rassicura: i giovani bevono e si drogano decisamente meno dei loro coetanei dieci o venti anni fa, e commettono lo stesso numero di reati.





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