(Teleborsa) – I processi di integrazione e rafforzamento del mercato unico vanno orientati anche nella direzione di un “rafforzamento delle dinamiche concorrenziali, imprescindibili per sostenere la produttività e la crescita economica incentivando l’efficienza, consentendo la riallocazione delle risorse a favore delle imprese più produttive e incoraggiando l’innovazione”. Lo afferma l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) in una proposta a Parlamento e Governo per la predisposizione del disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza. L’approvazione di tale legge rappresenta anche un momento importante dell’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che considera la tutela e la promozione della concorrenza quale fattore essenziale per favorire l’efficienza e la crescita economica del sistema.
In questo contesto, “rilanciare la produttività costituisce una priorità che può essere raggiunta stimolando gli investimenti in tecnologia, riducendo le barriere all’entrata, migliorando l’efficienza del settore pubblico e del sistema giudiziario, riducendo la complessità normativa, la regolamentazione dei mercati dei beni e dei servizi e del mercato del lavoro”, afferma l’Autorità guidata da Roberto Rustichelli.
Viene ricordato che è stato stimato che le liberalizzazioni nei mercati dei servizi avvenute in Italia tra il 2005 e il 2019 hanno portato a un aumento della produttività del lavoro compreso tra i 3 e gli 8 punti percentuali grazie alla crescita della produttività sia delle imprese già presenti nel mercato che delle nuove entranti. Inoltre, la riduzione della restrittività della regolamentazione in entrata nei mercati dei servizi è stata associata a una diminuzione stimata dei prezzi dei servizi del 6,5 percento. È stato anche stimato che, alla fine di questo decennio, il livello del PIL italiano potrebbe essere più alto, di un valore compreso tra il 3,5 e l’8 percento, rispetto a quanto sarebbe stato in assenza delle riforme strutturali volte alla liberalizzazione dei mercati dei servizi tra il 2011 e il 2017.
L’Antitrust evidenzia anche che, nel 2024, il livello generale di regolamentazione dell’economia italiana è lievemente migliorato in senso pro-concorrenziale rispetto al 2018, come suggerito dagli indicatori del grado di regolamentazione dei mercati dei beni e dei servizi pubblicati dall’OCSE dalla fine degli anni Novanta. D’altra parte l’Italia, pur avendo una performance migliore della media dei Paesi OCSE, è leggermente peggiorata nel confronto internazionale: mentre si collocava alla tredicesima posizione nel 2018 su 38 Paesi OCSE in termini di regolamentazione favorevole alla concorrenza, è scesa alla diciassettesima posizione nel 2024. I settori in cui gli indicatori OCSE rilevano una buona situazione concorrenziale dell’Italia, anche nel confronto con gli altri Paesi, sono soprattutto i settori a rete. Nonostante i progressi fatti, invece, rimangono ancora criticità in alcuni mercati dei servizi, rispetto ai quali l’Italia presenta una regolamentazione tra le più restrittive a livello internazionale.
In questo quadro generale, la segnalazione dell’AGCM si concentra su tre aree prioritarie e strategiche per la crescita economica del Paese: i) le infrastrutture energetiche e portuali; ii) il trasporto pubblico non di linea; iii) i servizi pubblici locali.
In primo luogo, lo sviluppo, la diffusione e l’ammodernamento delle infrastrutture energetiche sono “passaggi fondamentali per rendere concreta la transizione verso un’economia sostenibile”, si legge nel documento. In particolare, l’attuale elettrificazione dell’economia richiede non solo l’ammodernamento delle reti elettriche per rispondere alle necessità di un sistema sempre più interconnesso, decentrato e digitalizzato, ma anche lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica elettrica. Inoltre, la transizione energetica non può realizzarsi senza l’accelerazione dell’offerta di energia da fonti rinnovabili, anche attraverso lo sviluppo delle cosiddette infrastrutture flessibili, volte a evitare i rischi di colli di bottiglia nella produzione di energia da tali fonti. Anche i porti sono infrastrutture critiche per lo sviluppo economico del Paese nonché per la salvaguardia della connettività delle isole e delle regioni marittime periferiche. Nel contesto italiano, si ritiene “necessario intervenire radicalmente in questa area, visto lo scarso grado sia della concorrenza intra-portuale sia di quella inter-portuale“.
L’Antitrust afferma anche che il trasporto pubblico non di linea è un settore che “reclama da tempo una riforma organica della regolazione, anche alla luce delle importanti sentenze pronunciate nel tempo, oltre che dalla Corte di giustizia, dalla stessa Corte Costituzionale che, nel 2024, ha in più occasioni evidenziato i gravi danni arrecati, in termini di benessere collettivo e di diritti fondamentali dei singoli, da un quadro normativo in tema di mobilità non di linea risalente e ormai desueto”.
Infine, rileva l’esigenza di continui sforzi e di nuovi interventi nel settore dei servizi pubblici locali. Questa macroarea rappresenta, infatti, “un volano per la crescita economica poiché servizi pubblici locali efficienti vanno a beneficio non solo dei consumatori, ma anche delle imprese e dell’intero tessuto economico – viene spiegato – In Italia, il mercato dei servizi pubblici locali è altamente frammentato e caratterizzato dalla compresenza di operatori minori e di operatori di maggiori dimensioni che beneficiano delle economie di scala; le imprese già esistenti sono spesso favorite a discapito delle potenziali nuove entranti più efficienti. Questi meccanismi contribuiscono a servizi inefficienti e di scarsa qualità”.
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