Aprirsi all’ignoto per trovare l’inaspettato: così la manifattura supererà la congiuntura negativa

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Secondo i dati resi noti dal Cesisp dell’Università degli Studi di Milano Bicocca, tra novembre 2022 ed agosto 2024 la manifattura ha subìto un calo dell’8%. In particolare, il tessile – 24% e gli autoveicoli -23%. È una crisi congiunturale? Di più. Non basta affrontare la congiuntura negativa giacché il futuro della produzione manifatturiera sta subendo una trasformazione significativa, guidata dai progressi tecnologici e dalle richieste in continua evoluzione dei consumatori.

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Se non basta affrontare la congiuntura negativa, non è neanche sufficiente migliorare i processi produttivi

Le nostre imprese esportatrici e internazionalizzate affinano i processi produttivi, riducono i costi dei componenti, arricchiscono di nuove versioni i prodotti e i modelli noti. Forti e incessanti spallate d’innovazione incrementale sono efficaci per rispondere alle domande dei clienti di oggi, ma non riescono a sfondare il muro dietro cui si celano i bisogni latenti di quelli che saranno i consumatori del futuro. In pratica, accusiamo un deficit di innovazioni che cambiano le regole del gioco nei mercati.

Le imprese di successo hanno fatto il pieno di conoscenza, ma sono vuote d’ignoranza creativa, quella che viene dopo la conoscenza e che si accompagna alla serendipità. È proprio sulle due gambe dell’ignoranza creativa e della serendipità che camminano le start-up innovative, inciampando su qualcosa che non stavano cercando riconoscendone subito dopo il valore. È stato stimato che gli eventi accidentali producono 13 volte più successi che fallimenti. Non c’è carta migliore dell’ignoranza creativa da giocare contro la “rigorosa conoscenza”. Non manchi, dunque, il sostegno della manifattura italiana ai suoi homines novi, imprenditori dell’innovazione travolgente.

tra novembre 2022 ed agosto 2024 la manifattura ha subìto un calo dell’8%. In particolare, il tessile – 24% e gli autoveicoli -23%. (Fonte: Confindustria).

La manifattura sta cambiando

Nelle linee di produzione, essendo numerosi i compiti ripetitivi da svolgersi in ambienti controllati, i lavoratori umani sono rimpiazzati dai robot umanoidi con intelligenza artificiale. Alla forza lavoro disumanizzata subentra l’abilità creativa perseguita investendo anzitutto in formazione per imparare prima a cogliere e poi a cambiare la realtà osservando i fenomeni e gli eventi da prospettive non consuetudinarie.

Ecco alcune tendenze chiave che stanno plasmando il futuro della produzione:

  • L’integrazione di tecnologie come IoT, IA e robotica sta rivoluzionando i processi di produzione, rendendoli più efficienti, flessibili e basati sui dati.
  • Le repliche virtuali di asset fisici consentono manutenzione predittiva, ottimizzazione e monitoraggio da remoto.
  • La stampa 3D permette la produzione di prodotti altamente personalizzati su richiesta.
  • Si diversificano le catene di fornitura per ridurre la dipendenza da fornitori mono-fonte.

Sarebbe bene andare con la mente a Linceo, uno degli Argonauti, la cui vista era tanto penetrante da vedere al di là delle pareti e scorgere la politica della conoscenza

Fra le tecnologie che stanno rivoluzionando la manifattura c’è la stampa 3D, permette la produzione di prodotti altamente personalizzati su richiesta.

L’evoluzione in corso porta alla nascita di inedite specie imprenditoriali, alla diversificazione di una singola specie in più specie distinte e all’estinzione di quelle attuali. Pensando in modo non convenzionale aumenta la biodiversità e si formano nuovi linguaggi.

Si invoca il ricorso alla politica industriale focalizzata sulla crescita delle imprese incombenti per migliorare la competitività, afferrare il progresso tecnologico e generare nuovi posti di lavoro. Nel passato, questa politica si è tradotta in sussidi per le aziende e restrizioni alle importazioni, sostenendo attività produttive prive di accesso alla via da percorrere verso la redditività. Per voltare pagina, il ritorno della politica industriale richiede il varo della politica della conoscenza che alle infrastrutture fisiche aggiunge gli investimenti immateriali per la creazione, la diffusione e l’assorbimento di conoscenze all’avanguardia. Non è sufficiente che singole imprese investano in ricerca e sviluppo per ottenere maggiori rendimenti. Il risultato sarà sempre una frazione del rendimento conseguibile con una politica della conoscenza che, anzitutto, investa nell’istruzione e nella realizzazione di zone di libero scambio intellettuale per facilitare la condivisione delle conoscenze. La politica della conoscenza è rivolta non solo allo sviluppo economico, ma anche al benessere sociale e al ben-essere personale. Essa garantisce che le innovazioni non urtino contro le considerazioni etiche e i valori sociali, ci sia un equo accesso alle opportunità educative e i benefici siano equamente ripartiti lungo l’intera filiera cognitiva.

Dalla politica della conoscenza sorgono zone che travalicano frontiere geografiche ed economiche per dar vita a comunità tra loro integrate e concretamente orientate all’innovazione: comunità in cui le idee corrono velocemente dalla sorgente fino al loro sbocco nel mare dei bisogni e delle opportunità. È così che si dischiudono orizzonti di lungo termine per cogliere prospettive di ampio respiro sulle strategie, gli investimenti immateriali, le dinamiche dello sviluppo socio-economico e le componenti umane che contribuiranno al successo di domani.

Con la vista di Linceo non ci sfuggirà la mutazione nel modo di costruire e valutare le relazioni commerciali che scavalcano i confini nazionali

Secondo l’economista britannico David Ricardo, specializzandoci nelle produzioni che miglioriamo sistematicamente, le ragioni di scambio saranno per noi sfavorevoli. L’innovazione radicale, che comporta la creazione di qualcosa di completamente nuovo. (Fonte: Wikipedia).

Badiamo alle relazioni commerciali oltre i nostri confini considerando la teoria ricardiana del vantaggio comparato. David Ricardo ha dimostrato che i paesi debbono commerciare tenendo conto dei costi relativi di produzione al loro interno. Immaginiamo che la nostra industria produca due manufatti in modo più efficiente di un altro paese. Ebbene, sosteneva Ricardo, a noi conviene concentrarci sulla produzione che ha un vantaggio comparato rispetto all’altro paese. Allo stesso modo, quest’ultimo si specializzerà nell’altra produzione. Tuttavia, quale dei due manufatti ha un potenziale più alto di innovazione dirompente? Specializzandoci nelle produzioni che miglioriamo sistematicamente (innovazione incrementale), le ragioni di scambio saranno per noi sfavorevoli. L’innovazione radicale, che comporta la creazione di qualcosa di completamente nuovo e significativamente diverso da prodotti, servizi o processi esistenti, sconvolgerà i settori e i mercati consolidati con nuove opportunità che a noi sfuggiranno e con sfide che non potremo affrontare.

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Per di più, persone e risorse in mobilità internazionale, sollecitata dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, danno vita ad attività produttive al di fuori della tradizionale collocazione geografica. Il successo arriderà alle comunità con le migliori condizioni di accoglienza, a cominciare dalle infrastrutture immateriali. Tra queste, quelle meno percettibili: reti sociali efficaci, fiducia e cooperazione, cultura della conversazione e dei conflitti cognitivi.

* Piero Formica, Professore di Economia della Conoscenza, è Thought Leader e Senior Research Fellow dell’Innovation Value Institute presso la Maynooth University (Irlanda) e professore presso il MOIM—Open Innovation Management, Università di Padova. Il professore ha vinto l’Innovation Luminary Award 2017, assegnato dall’Open Innovation Strategy and Policy Group sotto l’egida dell’Unione Europea “per il suo lavoro sulla moderna politica dell’innovazione”. Nel 2024 ha ricevuto il Premio Magister Peloritanus, rilasciato dall’Accademia Peloritana dei Pericolanti, fondata dall’Università di Messina nel 1729, “per l’innovazione e l’imprenditorialità”. Questi i suoi libri più recenti: One Health: Transformative Enterprises, Wellbeing and Education in the Knowledge Economy (2023), Sciencepreneurship: Science, Entrepreneurship and Sustainable Economic Growth (2023), entrambi pubblicati da Emerald Publishing Group, e Intelligenza umana e intelligenza artificiale: Un’esposizione nella Galleria della Mente (2024), Edizioni Pendragon.

(Ripubblicazione dell’articolo del 21 novembre 2024)



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