Dall’Italia al Giappone in Panda! Episodio 6: la vera Siberia fino alla mitica Vladivostok

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Frontiera Mongolia-Russia. Agosto 2024. La Panda raggiunge la cittadina di Altabulang a cavallo dell’ora di pranzo. Non c’è molto traffico alla sbarra della dogana mongola. Si dovrebbe passare velocemente. Mai previsione fu così sbagliata. La parte di formalità alla dogana mongola viene risolta in tempi abbastanza rapidi e ci si avvia nelle corsie riservate alle auto che sono in coda per il controllo della dogana russa. Ovviamente Fabrizio e Salvatore sono i soli europei ad essere in coda. Al primo controllo passaporti, dopo essere scesi dall’auto, tutto sembra ok. Poi, dopo una ventina di minuti, un funzionario si avvicina al finestrino. Richiede i passaporti, li confisca e intima di attendere senza scendere dall’auto.

Passa quasi un’ora. Fermi sotto il sole. Dietro alla Panda nessuna auto. Le altre vetture vengono “dirottate” sull’altra corsia di controllo. Si mette male. Torna il funzionario che invita Fabrizio e Salvatore a scendere dall’auto lasciando tutto a bordo. I due vengono condotti in un edificio lontano dalla dogana auto. Si entra da porte blindate grazie al pass del funzionario. I Panduma vengono fatti accomodare in una sala con 2 sedie, telecamere e una scrivania. Arriva un ufficiale. Inizia una sorta di interrogatorio in cui vengono chieste tutte le informazioni sul viaggio, sulle tappe, sul perché si sia lasciata la Russia per entrare in Mongolia per poi tornare in Russia. Viene chiesta la meta finale del viaggio, le motivazioni, che lavori vengono svolti da Fabri e Salvo in Italia. Viene chiesto se si è al corrente della situazione geopolitica del paese in cui vogliamo entrare.

Vengono confiscati i telefoni. Le chat aperte. Le foto controllate ad una ad una. Poi l’ufficiale se ne va, lasciando i Panduma nel silenzio più assoluto. Dopo un’altra mezz’ora torna. Finalmente vengono riportarti alla macchina per i soliti, lunghissimi, controlli dei bagagli. Dopo oltre 5 ore si entra nuovamente in Russia.

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Non ci sono hotel o sistemazioni in zona. Stremati si trova posto a notte già inoltrata in uno spartanissimo campeggio nel quale le condizioni igieniche sono al limite, ma va bene così. Il giorno dopo in marcia per raggiungere Ulan-Udè, città a ovest del lago Bajkal dove ci si organizza per fare un contratto per una SIM russa, inconsapevoli dei grossi problemi di comunicazione che nei prossimi giorni li attenderanno. È la seconda SIM che viene acquistata, oltre alla E-SIM acquistata al primo ingresso.

Dopo Ulan-Udè il tracciato di fa difficile. Forti piogge hanno devastato la zona nei giorni precedenti. Tra Ulan-Udè e Cita una diga ha ceduto, allagando villaggi e facendo cadere molti ponti. Si passa tra i resti dell’alluvione, tra cantieri comunque efficienti che stanno ripristinando le zone. Oltre Cità un lungo tratto sterrato porta i Panduma nella realtà della siberia più selvaggia. La strada di terra battuta affronta salite e discese in un contesto isolato, con il fiume Reka Ingoda e la linea ferroviaria Transiberiana a correre quasi parallela alla strada. I paesi sono poverissimi, non ci sono molti punti di rifornimento. Quando si torna alla strada asfaltata ci si trova lo stesso in mezzo al nulla.

Si attraversa un lunghissimo tratto isolato, dove immense foreste di conifere rendono il paesaggio tutto uguale. I distributori sono lontanissimi tra loro e bisogna fare attenzione ai consumi. Qua mancano anche posti di ristoro o posti dove alloggiare. Una notte ci si ferma in uno spiazzo per camionisti. Si monta la tenda protetti dalla Panda, incuranti del continuo via vai di mezzi pesanti.

Si raggiunge Skovodino, cittadina ferroviaria ed industriale persa nella Siberia. Siamo a 70 chilometri a nord dal confine cinese. Da qui la Panda inizierà a costeggiare il confine cinese prima in direzione est e poi, raggiunta la città di Chabarovsk, in direzione sud, fino al capolinea della ferrovia Transiberiana: Vladivostok.

Siamo nella Siberia più vera. Il panorama è caratterizzato dalla taiga. Le distanze si fanno impegnative e soprattutto c’è il grande problema della comunicazione. I telefoni non hanno campo, se non a ridosso delle altissime antenne che si erigono in prossimità delle cittadine più grandi. Per circa 4 giorni le comunicazioni con l’Italia, di fatto, si interrompono. La preoccupazione sale. Inoltre il maltempo spesso fa da compagno durante le ore di guida. L’unica nota positiva è che è diminuito il traffico di mezzi pesanti…anzi, spesso ci si trova a viaggiare da soli.

L’isolamento qua è totale. Alcune volte l’unica strada asfaltata attraversa degli incroci da cui partono grosse vie sterrate che si inoltrano nelle foreste. Le distanze indicate dai cartelli riportano centinaia di chilometri. Il navigatore e i sistemi GPS non hanno campo, e quindi solo guardando dalle carte stradali ci si rende conto di quanto sia immensa e poco abitata questa parte di mondo. Alcuni paesi sono fermi all’inizio del secolo scorso. Ci si ferma in cerca di benzina in distributori con ancora le pompe a mano.

A Chabarovsk, dopo una pioggia insistente e strade sterrate impegnative, si prende una decisione estrema. Una tirata unica fino a Vladivostok. Oltre 750 km. Nella città alla fine del mondo si arriva stremati a notte fonda. La città è moderna, ma non offre, all’arrivo, nessun posto libero per passare la notte. Ci si accontenta di un parcheggio in zona porto, dove dormire in auto, con la speranza di trovare un posto per i 9 giorni di sosta obbligata nella città sede del capolinea della Transiberiana.

L’aiuto prezioso arriva da una ragazza del posto, impiegata in uno dei tanti hotel nei quali si è fatta richiesta per una camera. Maria, questo il suo nome, si fa in quattro per trovare una sistemazione, trovando un ostello che per una settimana e mezzo diventerà la casa di Fabri e Salvo. Non solo. Si offre anche di fare da guida per conoscere la città, sede del porto della flotta militare russa ma anche sede di una delle più grandi università dell’intera nazione, con oltre 20.000 studenti.

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I giorni passano tra visite dei musei della città, tra cui un sottomarino della flotta russa, chiese e musei, ma anche escursioni nel territorio circostante la zona di Vladivostok, con isole collegate da modernissimi ponti e spiagge nelle quali affrontare il bagno nel Mar del Giappone.

Grazie ai contatti forniti da Yuri, responsabile per la dogana del porto, i Panduma fanno gruppo con altri viaggiatori che salperanno alla volta della Corea del Sud e poi, in tempi diversi, per il Giappone. Si forma un gruppo bellissimo, con Sara e Paolo, in viaggio in camper dal 2022, Panajotis, italo-greco in viaggio solitario in moto dalla Mongolia, una coppia di spagnoli, anche loro in moto, e Rene, solitario francese che viaggiava su una vecchia Peugeot anni 70 andata distrutta a Chabarovsk ed arrivato a Vladivostok con mezzi di fortuna.

Questo bellissimo gruppo condividerà i giorni a Vladivostok, ed ad eccezione di Paolo e Sara salperà insieme alla volta della Corea del Sud.

Nella prossima puntata: “FINALMENTE ORIENTE! COREA DEL SUD”

Credito fotografico ©Fabrizio Carrubba



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