Germania batte Italia sulle rinnovabili (compreso il solare). Come è possibile?

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Secondo un report, nel 2024 Berlino ha prodotto il 62,7% della propria elettricità grazie alle rinnovabili. L’Italia continua ad arrancare su solare ed eolico (ma fa bene sull’idroelettrico). 

Il 2024 è stato un anno record per la produzione da fonti rinnovabili in Germania. Secondo i dati dell’Istituto Fraunhofer per i sistemi di energia solare, lo scorso anno Berlino ha prodotto il 62,7% della propria energia grazie all’utilizzo di fonti rinnovabili.

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Nello specifico, l’energia eolica ha contribuito per il 33% del fabbisogno nazionale. Il fotovoltaico ha rappresentato il 14% della produzione netta pubblica. Mentre l’insieme delle altre fonti rinnovabili – come idroelettrico, biomasse e geotermia – hanno prodotto il 15,7%.

La restante parte è stata invece prodotta da fonti fossili. Compreso il carbone, la fonte più inquinante di tutte, a cui la Germania non ha ancora detto addio.

A guidare la crescita nella produzione elettrica tedesca da rinnovabili è stato lo sforzo messo in campo dal sistema-paese nell’installazione di nuovi impianti. Soprattutto nella produzione di energia solare.

Questo ha consentito a un Paese con poche ore di sole di utilizzare in modo ottimale una risorsa non soggetta a importazione (come invece è il gas), contribuendo così non solo alla lotta al cambiamento climatico ma anche alla sovranità energetica.

E l’Italia? Il Paese del sole e del vento, paradossalmente, arranca.

Rinnovabili, i dati dell’Italia

A leggere i dati aggregati sulle fonti energetiche l’Italia sembrerebbe solo leggermente indietro rispetto alla Germania. Secondo dati Terna, nei primi sei mesi del 2024 (per i dati di tutto l’anno bisognerà aspettare ancora un po’) la produzione da fonti rinnovabili aveva superato per la prima volta la produzione da fonti fossili, rappresentando il 52,5% della produzione nazionale.

Un buon risultato, è vero. Ma se andiamo a vedere come è composto quel 52,5% scopriamo che il grosso della produzione rinnovabile italiana proviene dall’idroelettrico.

Nello specifico, il 46,8% dell’energia rinnovabile derivava dall’idroelettrico, il 30,8% dal fotovoltaico, il 10% dall’eolico. E la restante parte dalle altre fonti di energia rinnovabile.

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A farla da padron, dunque, è l’idroelettrico, una fonte di produzione che l’Italia utilizza da diversi decenni e il cui contributo netto è dato dalla potenza dei corsi d’acqua (minore nei periodi di siccità, come un paio di anni fa; maggiore nei periodi di piena, come lo scorso anno).

A restare ancora basse sono le percentuali relative a solare ed eolico. Eppure l’Italia è un Paese in cui di sicuro non manca il sole e che in alcune regioni (come la Puglia e le isole maggiori) può disporre di tante ore di vento utili a generare energia.

Se non manca il sole e non manca il vento, cos’è allora che manca all’Italia perché possa competere con la Germania e le altre nazioni europee sul fronte della produzione da rinnovabili?

Rinnovabili, perché la Germania ha superato l’Italia? 

La Germania (come l’Italia) fino a qualche anno fa dipendeva quasi del tutto dal gas naturale importato dalla Russia. La Germania (come l’Italia) ha deciso di non utilizzare il nucleare per produrre energia. E allora come mai la Germania, a differenza dell’Italia, viaggia spedita sul fronte delle rinnovabili?

La risposta, come abbiamo visto, sta nello sprint nell’installazione di nuovi impianti. E allora la domanda da porsi è un’altra: perché in Italia ciò non avviene?

Risposta breve: la burocrazia. Risposta lunga: la complessità e la lunghezza delle procedure autorizzative in Italia hanno rappresentato fino ad oggi un ostacolo per lo sviluppo delle energie rinnovabili nel Belpaese. Al contrario, altri Paesi come la Germania hanno semplificato le normative, riducendo i tempi e i costi per l’installazione di impianti rinnovabili.

Su questo è intervenuto a TeleAmbiente Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club che ha detto: “Negli ultimi dieci anni abbiamo messo il freno a mano e le rinnovabili. Avevano fatto una lunga corsa fino al 2011-12, poi le installazioni hanno rallentato moltissimo. Peraltro abbiamo obiettivi abbastanza ambiziosi, dovremmo raggiungere il 65% della produzione e dei consumi da rinnovabili al 2030 e siamo al 2024, quindi i tempi sono molto ristretti”.

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Continua Silvestrini: “Secondo l’Elettricità Futura, che è l’associazione di Confindustria del settore elettrico, bisogna installare 10.000 MW all’anno per raggiungere questi obiettivi. Noi ne installavamo meno di 1.000 MW fino a due anni fa, poi due anni fa abbiamo cominciato ad accelerare e l’anno scorso abbiamo fatto un discreto risultato con 5.000 MW di fotovoltaico e quest’anno i primi dati ci dicono che sta andando anche meglio, cioè i primi sette mesi del 2024 denotano una produzione del 41% in più rispetto all’anno scorso, quindi in effetti siamo in una fase di accelerazione”.



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