TRENTO. C’è chi ha già fatto il check in all’aeroporto ed è pronto a decollare e chi, invece, è ancora a casa. Con le valigie sfatte, i biglietti da acquistare “last minute” (con tutti i rischi del caso) e nemmeno le idee troppo chiare sulla destinazione da raggiungere. O, forse, quest’ultimo pensiero c’è, ma il rischi di trovare il “sold out” è elevatissimo.
Le vacanze di Natale sono ormai finite, ma la metafora rende perfettamente l’idea di quella che è, in questo momento, la situazione politica in vista delle prossime elezioni comunali a Trento.
Il centro sinistra procede a grandi falcate verso il 4 maggio, giorno in cui verrà eletto il nuovo primo cittadino di Trento con le idee chiarissime e una road map definita anche in tanti dettagli, il centro destra – di fatto – deve ancora partire. E non solamente con la campagna elettorale, ma anche con la definizione di quelli che sono gli elementi “base” in vista di un appuntamento così importante.
Tra meno di quattro mesi (quindi, in gergo politico, praticamente “domani”) i cittadini del capoluogo, così come quelli della stragrande maggioranza dei comuni della Provincia, saranno chiamati a decidere se confermare anche per il prossimo quinquennio Franco Ianeselli, eletto nel 2020 con oltre 24 punti di margine sulla concorrenza e riproposto senza “se” e senza “ma” dal centro sinistra, oppure cambiare. Sì, ma cambiare con chi, visto che il centro destra non ha ancora annunciato il nome del proprio candidato?
Qualcuno nella coalizione che governa la Provincia prova a parlare di “strategia”, affermando che iniziare troppo presto sia controproducente, ma sembra proprio la classica “scusa” di chi non sa – o almeno “ha saputo” – che pesci pigliare.
L’unico nome che avrebbe compattato il centro destra è quello di Mauro Giacca, rilanciato qualche giorno fa dal Governatore Fugatti (che è ovviamente sponsor dell’operazione), che, dopo un iniziale entusiasmo, ha riflettuto attentamente su cosa significhi diventare sindaco di una città di 115mila abitanti. Che, detto per inciso, non è minimamente compatibile con la sua attività imprenditoriale né con il ruolo di presidente del Trento Calcio, club che mai come quest’anno naviga nelle zone alte del campionato di serie C.
E, se in un momento di ripensamento, Giacca dovesse accettare, allora verrebbe lecito domandarsi: ma perché ora e non un mese e mezzo fa? Il tempo è prezioso: i cittadini saranno anche “stufi” della politica e sempre più meno entusiasti di recarsi alle urne ma, proprio per questo, era necessario iniziare prima la campagna elettorale. Ah, e poi c’è un altro “piccolo” particolare: di solito è chi insegue che deve mettere “pressione” e partire con largo anticipo rispetto all’avversario, soprattutto se il gap da colmare – come in questo caso – è amplissimo.
Il centro sinistra, invece, lavora sodo: anche lunedì 30 dicembre il sindaco e i rappresentanti delle liste che lo sostengono si sono ritrovati. Non solamente per scambiarsi gli auguri ma per una riunione sul programma, che verrà reso noto a breve. Chi si occupa della comunicazione della campagna elettorale di Ianeselli è alla ricerca di uno spazio dove allestire il quartier generale che, probabilmente, non sarà – come cinque anni or sono – in via Scopoli, ma in un altro spazio cittadino.
Di sicuro l’attuale primo cittadino sta costruendo una gran “rete” e, al tal proposito, la campagna elettorale partirà sicuramente con un evento nel quale saranno coinvolti anche i sindaci di altri importanti comuni del Nord Italia amministrati dal centro sinistra.
A Trento saliranno certamente il sindaco di Verona, l’ex calciatore Damiano Tommasi, con cui il rapporto è molto stretto, il primo cittadino di Mantova, Mattia Palazzi e Giacomo Possamai, giovane sindaco di Vicenza, ma potrebbero arrivarne anche altri.
“Il Trentino vive del rapporto tra il capoluogo e le valli – spiega Ianeselli – ma anche della rete che deve intrecciare con le grandi città vicine al nostro territorio. Quelle che funzionano meglio nel Nord Italia sono le realtà dinamiche amministrate dal centro sinistra. Sarà un momento di scambio d’esperienze, ma non solo perché fare rete significa collaborazione e progettualità. Se poi qualcuno dice che quanto accade a Trento è merito solo della Provincia, allora non ci sto. A meno che non si parli del sistema legato all’accoglienza, allora sì che i risultati sono – purtroppo – sotto gli occhi di tutti”.
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