Incidente in Area di Rifornimento Carburante Interdetta: Profilo della Responsabilità – IPS

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L’approfondimento fa riferimento ad un incidente stradale occorso in un’area adibita al rifornimento carburante interdetta alla circolazione.

Ipotizziamo che un conducente, forse a causa di disattenzione o ignorando i cartelli di divieto, entri in un’area di servizio destinata esclusivamente al rifornimento di carburante. Qui, l’area potrebbe essere delimitata da barriere o segnali di “zona interdetta al traffico”, ma il veicolo vi entra comunque. Di conseguenza potrebbe accadere che si verifichi una collisione con veicoli o degli ostacoli, come i pali di segnalazione, attrezzature di rifornimento o barriere di sicurezza. Oltre ai danni ai veicoli coinvolti, l’incidente potrebbe anche comportare danni alle strutture della stazione di servizio, come pompe di carburante, tettoie o altri impianti, aumentando il rischio di incendi o esplosioni. Non solo. In queste aree sono presenti, normalmente, anche persone che si trovano a fare il rifornimento di carburante. La presenza di pedoni è un fattore di rischio aggiuntivo in quanto il veicolo potrebbe investire qualcuno o mettere a repentaglio la sicurezza degli altri.

Dal Caso alla Ricostruzione: Identificazione delle Responsabilità

L’incidente in un’area di servizio interdetta alla circolazione, come sopra descritto, potrebbe comportare l’applicazione di sanzioni sia per il conducente che per chi è proprietario/gestore dell’area di servizio per non aver impedito l’evento implementando la sicurezza con adeguata segnaletica stradale.

Normativa Applicabile all’Interdizione dell’Area

Per quanto riguarda l’interdizione di una stazione di servizio situata su strada urbana, gli articoli 20 e 21 del Codice della Strada (CDS) disciplinano la segnaletica e le condizioni di accesso alle predette aree. Tuttavia, situazioni specifiche come quella in oggetto potrebbero richiedere ulteriori valutazioni in merito alla sicurezza e alla visibilità della segnaletica per informare adeguatamente gli utenti della strada perché non sempre potrebbe risultare sufficiente ancorché a norma, come è accaduto ad un Comandante che non avrebbe fatto tutto il possibile per prevenire l’evento e per questo condannato.

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È importante precisare, infatti, che relativamente alla chiusura o interdizione, in questo caso di una stazione di servizio, la normativa attuale non fornisce dettagli espliciti sulle modalità di chiusura fisica dell’area. Questo aspetto potrebbe essere oggetto anche di regolamentazioni locali o disposizioni tecniche speciali, in base alle circostanze. Nel caso di un sinistro che abbia coinvolto, ad esempio, un tombino di carico carburante aperto, è necessario che gli agenti intervenuti esaminino se il pericolo fosse stato adeguatamente segnalato e visibile, al fine di prevenire il rischio per i veicoli in transito. La responsabilità di informare gli utenti della strada è cruciale, e la presenza di segnali di avvertimento chiari e ben visibili è essenziale.

La Proprietà di una Stazione di Carburante pubblica o privata genera differenze nell’applicazione del Codice della Strada?

Il comma 4 dell’articolo 24 del Codice della Strada specifica che “sono pertinenze di servizio le aree di servizio, con i relativi manufatti per il rifornimento ed il ristoro degli utenti, le aree di parcheggio, le aree ed i fabbricati per la manutenzione delle strade o comunque destinati dall’ente proprietario della strada in modo permanente ed esclusivo al servizio della strada e dei suoi utenti. Le pertinenze di servizio sono determinate, secondo le modalità fissate nel regolamento, dall’ente proprietario della strada in modo che non intralcino la circolazione o limitino la visibilità”.

Una stazione di carburante ricade, quindi, nel comma 4 e può essere di proprietà sia privata che pubblica, ma in entrambi i casi le normative e i regolamenti specifici da applicarsi sono gli stessi. Se la stazione è di proprietà privata, significa che il terreno e le strutture sono di proprietà di un’impresa, una persona o un’entità privata. In questo caso, la gestione, la manutenzione e la regolamentazione dell’area sono a carico del proprietario privato, ma la “stazione” deve comunque rispettare le normative relative alla sicurezza stradale e ambientale previste dalla legge. Anche le pubbliche devono rispettare le stesse leggi e regolamenti in materia di sicurezza stradale e ambientale. La gestione delle infrastrutture, come la segnaletica e la manutenzione, può essere affidata a enti pubblici o a società private operanti per conto degli enti pubblici ma gli obblighi non cambiano, né le responsabilità.

Caratteristiche comuni:

  • Accesso pubblico: La maggior parte delle stazioni di carburante sono accessibili al pubblico, anche se la proprietà è privata. Sono luoghi dove i conducenti si fermano per fare rifornimento di carburante, quindi, pur essendo di proprietà privata, queste aree sono trattate come zone pubbliche di transito e sosta per quanto riguarda le normative sulla sicurezza stradale
  • Obblighi di sicurezza: Indipendentemente dalla proprietà, tutte le stazioni di carburante devono rispettare normative in materia di sicurezza (es. protezione contro incendi, manutenzione delle strutture e impianti, segnaletica stradale adeguata). Inoltre, devono rispettare le leggi locali sulla gestione del traffico e la sicurezza dei veicoli in transito.

In definitiva, se una stazione di carburante è interdetta, la segnalazione di questa chiusura deve essere ben visibile e conforme alla normativa regolamentare del Codice della Strada, sebbene la stazione di rifornimento possa costituire un’area privata, di fatto perché destinata al pubblico transito, è assoggettata alle norme al Codice della Strada.

Una segnaletica visibile e regolamentare potrebbe non essere sufficiente

Art. 140. Principio informatore della circolazione

L’Art. 140 del Codice della Strada stabilisce il principio informatore della circolazione, ossia il principio fondamentale che guida il comportamento di tutti gli utenti della strada, nessuno escluso. La norma è contenuta nella parte generale del Codice della Strada, che definisce i principi di base per il corretto utilizzo delle strade:

La circolazione stradale deve avvenire in condizioni di sicurezza, con il rispetto delle norme del Codice della Strada, secondo principi di prudenza, di correttezza e di solidarietà.

Analisi dei principi contenuti nell’articolo

  1. Sicurezza:
    • La circolazione deve essere sempre svolta in modo da garantire la sicurezza di tutti gli utenti della strada, che includono automobilisti, pedoni, ciclisti, motociclisti e altri soggetti in movimento sulle strade, per cui ogni utente della strada ha l’obbligo di comportarsi in modo da evitare danni agli altri e a se stesso.
  2. Prudenza:
    • Gli utenti della strada sono tenuti ad adottare un comportamento prudente, ossia a prendere tutte le precauzioni necessarie per evitare incidenti. La prudenza riguarda in particolare la velocità di circolazione, l’attenzione alle condizioni della strada, al traffico e alle condizioni atmosferiche, oltre che al rispetto delle segnalazioni e delle norme di comportamento.
  3. Correttezza:
    • La correttezza implica che gli utenti della strada debbano comportarsi in modo leale e rispettoso verso gli altri. Ad esempio, rispettare le precedenze, non commettere infrazioni o comportamenti scorretti, come il sorpasso vietato o il mancato rispetto delle distanze di sicurezza.
  4. Solidarietà:
    • Il principio di solidarietà riguarda la cooperazione tra gli utenti della strada. È importante che gli utenti si aiutino a vicenda, ad esempio cedendo il passo in caso di emergenza, rispettando le necessità degli altri (come nei passaggi pedonali o nelle situazioni di emergenza), e mostrando senso di responsabilità collettiva per garantire una circolazione fluida e sicura per tutti.

Ricadute nella Pratica

L’articolo predetto richiama all’importanza di tenere un comportamento responsabile e rispettoso da parte di tutti gli utenti della strada. Ogni conducente, pedone, ciclista e motociclista, chiunque e a qualunque titolo che utilizzi la strada è tenuto a:

  • Adattare la velocità alle condizioni del traffico, del tempo e della strada.
  • Essere vigili e attenti a eventuali situazioni di pericolo o di rischio.
  • Rispettare le norme e i segnali stradali.
  • Comportarsi in modo etico e rispettoso verso gli altri, ad esempio evitando di occupare indebitamente le corsie o di parcheggiare in modo irregolare.

Per questa ragione, l’art. 140 del Codice della Strada, fornendo la base filosofica per il comportamento degli utenti della strada e mirando a promuovere una circolazione più sicura, equa e solidale, richiama chiunque a adoperarsi affinché si prevengano gli incidenti stradali. Si tratta di un principio fondamentale che guida le norme specifiche contenute nel Codice della Strada e che tutti devono seguire per garantire una convivenza armoniosa e sicura sulle strade. Ne deriva che, quando si verifica un sinistro stradale, tutte le parti coinvolte concorrono alla causazione dell’evento. Inizialmente, si parte da una corresponsabilità, il cui peso varia e si sposta in base al comportamento illegittimo tenuto, come risulterà nella fase di valutazione ricostruttiva.

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Ne consegue che sia il conducente che si è introdotto in un’area interdetta, sia chi aveva il compito di mettere in sicurezza l’area, rispondono entrambi per la causazione dell’evento. Rispettivamente per la violazione delle prescrizioni della segnaletica e di tutti gli aspetti sopra richiamati da parte del conducente del veicolo, e per la mancata adozione di una adeguata segnaletica di pericolo o di interdizione efficace, perchè se il veicolo incorre nel pericolo prevedibile, di fatto non si è fatto tutto quanto possibile per prevenire l’evento. Talvolta, può non bastare segnalare il pericolo se questi non può essere evitato a causa di una svista. E se nel tombino finiva un pedone? Non era tenuto ad accedere dalla strada per vedere il segnale di interdizione, poteva giungere anche da altrove, magari attraversando semplicemente l’area di servizio per andare da un capo all’altro. Il dovere di impedire un evento le cui probabilità di accadimento sono reali, quindi, impone la responsabilità di fare di tutto affinchè non accada, magari anche con una chiusura ermetica totale e non solo con una segnaletica informativa.

Questo onere grava sulla proprietà dell’area o su chi la gestisce. A questo proposito, è utile richiamare il caso di una condanna, nella quale veniva addebitata la circostanza di non aver garantito che la chiusura della strada avvenisse con le modalità prescritte per i cantieri stradali, con transennature fisse e con idonei cartelli di segnalazione luminosa, anche notturna. Più precisamente, all’imputato veniva contestata la violazione dell’art. 5, comma 3, del d.lgs. 30 aprile 1992, n. 285 e del punto n. 3 del Disciplinare tecnico approvato con il d.m. 10 luglio 2002 del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, per non aver assicurato che la chiusura avvenisse secondo le modalità previste per i cantieri stradali.

Le Regole di Prudenza per i conducenti di veicoli

Per quanto riguarda il conducente, è superfluo richiamare le regole della prudenza: egli è, prima di tutto, chiamato a non adottare comportamenti che possano compromettere la sicurezza, come stabilito dall’art. 141, comma 3:

“In particolare, il conducente deve regolare la velocità nei tratti di strada a visibilità limitata, nelle curve, in prossimità delle intersezioni e delle scuole o di altri luoghi frequentati da fanciulli indicati dagli appositi segnali, nelle forti discese, nei passaggi stretti o ingombrati, nelle ore notturne, nei casi di insufficiente visibilità per condizioni atmosferiche o per altre cause, nell’attraversamento degli abitati o comunque nei tratti di strada fiancheggiati da edifici.


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