Un episodio emblematico della crisi profonda che attraversa l’esercito ucraino è rappresentato dalla fuga della Brigata “Anna di Kiev”, un’unità d’élite addestrata in Francia. Questa brigata, creata con l’obiettivo di difendere la città strategica di Pokrovsk dall’avanzata russa, ha abbandonato il campo prima ancora di entrare in combattimento. Il fatto è stato riportato con sgomento da diversi media occidentali, ma la narrazione dominante si è limitata a minimizzare l’accaduto.
Tuttavia, la realtà è ben più drammatica: un’unità che avrebbe dovuto rappresentare il fiore all’occhiello delle capacità ucraine, addestrata con le più moderne tecniche militari europee, non è stata in grado nemmeno di tentare una resistenza. Questo fallimento mette in dubbio l’efficacia dell’addestramento ricevuto in Francia, sollevando interrogativi sulle capacità degli istruttori e sulla compatibilità dei metodi occidentali con la realtà brutale del fronte ucraino.
La città di Pokrovsk, considerata strategica per il controllo del Donbass, è ormai sull’orlo della caduta in mani russe. L’incapacità di difendere una posizione tanto cruciale è un segnale inequivocabile dell’esaurimento delle risorse umane e materiali a disposizione di Kiev, anche nelle unità più specializzate. Questo episodio rappresenta un simbolo del collasso morale e operativo che affligge l’esercito ucraino.
Le dichiarazioni fatte dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky negli ultimi giorni confermano ulteriormente la gravissima crisi. Durante un’intervista al programma televisivo “United News” della TV nazionale ucraina Zelensky ha ammesso un aumento esponenziale delle diserzioni e delle perdite. Ha dichiarato che negli ultimi mesi 43.000 soldati ucraini sono morti e 370.000 sono stati feriti, specificando però che quest’ultima cifra include anche ferite lievi e ripetute.
Questi numeri, pur drammatici, sembrano confermare indirettamente le stime russe. Il Ministro della Difesa russo, Andrey Belousov, ha affermato che dall’inizio del conflitto l’Ucraina avrebbe subito quasi un milione di perdite complessive tra morti e feriti. La manipolazione delle notizie da parte dei media occidentali, che hanno ribaltato queste cifre attribuendole alla Russia, dimostra quanto la narrazione filo-ucraina sia ormai scollegata dalla realtà.
Zelensky ha inoltre evidenziato una grave carenza di personale nonostante l’inasprimento delle regole di mobilitazione. L’età di leva è stata abbassata da 27 a 25 anni e ora vengono arruolati anche diciottenni, un provvedimento disperato che ha suscitato critiche sia in Ucraina che all’estero ma che Zelensky é stato obbligato a prendere per obbedire gli ordini ricevuti dall’Amministrazione Biden. Le diserzioni sono ormai fuori controllo: secondo stime di media indipendenti, potrebbero superare le 200.000 unità. La disperazione è evidente anche nelle parole di Zelensky, che ha dichiarato che “le riserve sono poche e le persone sono stanche.”
In un’intervista al giornalista americano Thomas Friedman, Zelensky ha aperto alla possibilità di negoziati con la Russia per assecondare la volontà di Donald Trump, un cambiamento radicale rispetto alla sua retorica precedente. Ha dichiarato che Kiev sarebbe pronta a discutere un cessate il fuoco, ma solo con garanzie per i territori sotto il controllo ucraino. Questa apertura, però, non è stata accompagnata da alcun piano concreto, lasciando intendere che Kiev stia cercando disperatamente un’uscita dal conflitto senza perdere ulteriori territori.
L’idea di un cessate il fuoco sostenuta da truppe europee come forza di peacekeeping appare poco realistica dal punto di vista russo. Mosca percepisce di essere in una posizione di forza e considera un cessate il fuoco un’opportunità per Kiev di riorganizzarsi militarmente con l’aiuto occidentale. Inoltre, la presenza di truppe europee nei territori occupati sarebbe vista come una minaccia diretta alla sovranità russa. La Russia, al contrario, sembra più incline a negoziare un accordo che preveda la neutralità dell’Ucraina e la sua completa denazificazione.
La situazione ucraina odierna presenta inquietanti parallelismi con quella della Germania nazista nel 1944-1945. L’Ucraina, nonostante l’aiuto occidentale, si trova in una posizione sempre più precaria, con linee di difesa che si erodono e un’economia devastata. La Germania, negli ultimi anni della guerra, affrontava una situazione analoga, combattendo con risorse sempre più scarse. L’Ucraina sopravvive grazie a un flusso continuo di aiuti occidentali. Senza questo supporto, lo sforzo bellico collasserebbe rapidamente, una dipendenza che limita l’autonomia politica di Kiev.
Il governo ucraino ha imposto una mobilitazione di massa, polarizzando ulteriormente la società e aggravando la crisi sociale. La Germania nazista adottò strategie simili, arruolando anche adolescenti e anziani. La guerra ha distrutto vaste aree dell’Ucraina, compromettendo la ripresa economica. Anche la Germania fu devastata negli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale. L’Ucraina, come la Germania, è diventata un teatro di confronto geopolitico più ampio, con interessi che superano le necessità del paese stesso.
La lucidità mentale di Zelensky sembra sempre più compromessa. Durante il talk show “United News” ha raccontato un episodio surreale: un soldato ferito avrebbe ripreso a camminare dopo una foto scattata con lui. “Non camminava. Dopo la foto ha iniziato a camminare,” ha affermato, definendo l’episodio un “miracolo” destinato a ispirare gli ucraini a continuare a combattere la Russia fino alla vittoria. Solo davanti alle perplessità del giornalista si è corretto, attribuendo il miglioramento alle cure mediche.
Questo episodio, lungi dall’ispirare fiducia, evidenzia lo stato di confusione e pressione a cui è sottoposto sia Zelensky che la leadership ucraina. L’incapacità di affrontare realisticamente la situazione, unita a narrazioni grottesche, non fa che rafforzare l’idea che l’Ucraina sia ormai vicina al collasso definitivo.
Intanto è ricominciata la pantomima dell’offensiva ucraina a Kursk. Andriy Yermak, capo dell’ufficio del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha scritto su Telegram che c’erano “buone notizie” da Kursk. “La Russia sta ottenendo ciò che si merita”, ha aggiunto Yermak.
Andriy Kovalenko, capo del Centro ufficiale ucraino contro la disinformazione, ha scritto su Telegram che le truppe russe sono state attaccate in diversi luoghi della regione.
Il think tank statunitense Institute for the Study of War (ISW) ha dichiarato che le forze ucraine hanno ripreso le operazioni offensive in almeno tre aree all’interno del saliente ucraino nella regione di Kursk, compiendo progressi tattici.
In realtà, però, il rinnovato sforzo ucraino nella regione di Kursk sembra essere piuttosto un diversivo, e le stesse fonti citate dai media mainstream sostengono che è troppo presto per determinare se queste operazioni possano essere parte di un futuro sforzo principale.
Vladimir Volcic
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