Startup sarda lancia la app per gestire i dati social del caro estinto

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Sassari Ci sono scatole nere nascoste nelle nostre vite, piĆ¹ segrete delle vecchie soffitte. Contengono un numero immenso di megabyte e informazioni, si chiamano account, profili, archivi. Talvolta restano sospese in una nuvola, ma non quella del cielo, ma del cloud, oppure dentro i server delle multinazionali. E quando noi passiamo a miglior vita, cosa succede? Come si fa a riaccedere ai contenuti di quelle scatole nere, a recuperare il passato depositato nel web da una persona cara?

Un sito e unā€™app rendono questo processo accessibile a tutti. Anche economicamente. Con 300-400 euro si puĆ² scaricare tutto il lascito di post su Facebook, Instagram e altri social, e ancora video su YouTube, email, e contenuti multimediali nei cloud.

La startup innovativa ĆØ tutta sarda, ĆØ nata nel 2023, si chiama Zephorum, il ceo ĆØ Giulia Salis Nioi, 37 anni, nuorese dā€™origine ma residente a Cagliari, esperta di comunicazione e marketing. Insieme a lei hanno lavorato al progetto David Harris, 71 anni, americano ma sassarese dā€™adozione, manager informatico, la figlia Matilda, psicologa 25 anni, e infine lā€™avvocato informatico Giovanni Battista Gallus, 58 anni, cagliaritano.

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Proprio oggi Zephorum entra nella storia come la prima azienda Death Tech selezionata per rappresentare lā€™Italia e il futuro dellā€™innovazione al Ces di Las Vegas, il piĆ¹ importante evento mondiale dedicato alla Consumer Electronics. Ā«Porteremo un tema mai affrontato prima in questa prestigiosa cornice internazionale ā€“ dice Giulia Salis Nioi ā€“ cioĆØ lā€™evoluzione etica e digitale del fine vitaĀ».

La chiamiamo ereditĆ  digitale, ed ĆØ lā€™ombra lunga che lasciamo nello spazio immateriale del web, anche quando il nostro cuore smette di battere. E che talvolta continua a vivere di vita propria. Ā«Un giorno, mentre scrollavo la mia pagina Fb ā€“ racconta Giulia ā€“ ho letto il post di una mia amica morta. ƈ come se avessi visto un fantasma. Pensavo riposasse in pace, e non credevo che un algoritmo potesse farla resuscitare cosƬ, di punto in bianco, sulla mia bacheca. Era il 2019 e quellā€™episodio mi fece molto riflettere. Pensai a cosa potessi fare per lei, e per tutti quegli utenti deceduti che hanno in sospeso la propria memoria nella ReteĀ».

ƈ il nostro testamento virtuale, scritto senza che ce ne accorgessimo, giorno dopo giorno. Ma chi eredita questa vita parallela? E come?

Le leggi, lente come sempre, arrancano dietro la velocitĆ  della tecnologia. Facebook ci propone di nominare un erede digitale. Google offre il suo ā€œgestore account inattivoā€, un angelo custode automatico che scatta quando smettiamo di accedere. Ma molte piattaforme non prevedono nulla: i nostri dati restano congelati, come in un mausoleo senza visitatori.

ā€œNon avevamo pensato a questoā€ confessano i legislatori, ā€œnon potevamo immaginare che anche il digitale avesse un peso nella memoria collettivaā€. Cosa prevede la legge? Dipende dal paese in cui ci troviamo, e anche dal contratto che accettiamo senza leggerlo quando creiamo un account. Ma questo lo si scopre troppo tardi: cosƬ alla nostra morte, tutto resta in stand-by, come un grattacielo abbandonato in costruzione. Ā«I profili fantasma, nei social network e nei cloud stanno crescendo vertiginosamente. Per ora siamo circa a 100 milioni, ma si calcola che tra un decennio si potrebbe arrivare a miliardi di utenti deceduti. Una quantitĆ  di giga in freezer che le grandi piattaforme non possono permettersi, tanto ĆØ vero che Google aveva dato un mese di tempo per richiedere accesso ai profili inattivi prima di eliminarli definitivamente. Cancellando con un click anche la memoria di quelle personeĀ».

Il problema ĆØ che i parenti spesso non sanno nemmeno come muoversi per riavere questi contenuti. Non conoscono le credenziali dā€™accesso, non sanno a chi rivolgersi. Insomma, mettere ordine tra i ricordi del cyberspazio ĆØ molto piĆ¹ complesso di aprire lā€™armadio di un caro defunto e scegliere tra i vestiti, le foto e lettere da conservare. Ā«In pochi sanno che lā€™ereditĆ  digitale prevede il diritto di rientrare in possesso del patrimonio affettivo dei propri parenti. Chi ci prova, combatte con bot e con policy sempre diverse. Ma il diritto resta, e infatti chi ha fatto causa ha sempre vinto. Tutto questo perĆ² costa fatica, energie e anche parecchi soldi con avvocatiĀ».

Zephorum, in definitiva, non ĆØ altro che il primo servizio al mondo che fa da tramite tra lā€™erede e la piattaforma.

Ā«Il nostro avvocato, Giovanni Battista Gallus, ha ideato una procedura legal tech valida per tutti i gestori, che permette di riottenere i contenuti di valore sospesi nel web, come foto, video, testi, ed email, senza bisogno di avere una passwordĀ».

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Cā€™ĆØ perĆ² un altro problema, che non ĆØ solo tecnico o legale, ma profondamente umano. Chi eredita le nostre foto piĆ¹ intime? Chi puĆ² leggere quelle email mai inviate, quelle bozze di post rimasti nel limbo? E ancora: ĆØ giusto che tutto questo rimanga per sempre in rete, come un fantasma digitale? E soprattutto: cosa vogliamo che resti di noi, in quel mondo immateriale?

Ā«Nel nostro sito cā€™ĆØ una sezione che consentirĆ  di pianificare lā€™ereditĆ  digitale. Possiamo decidere in anticipo chi avrĆ  accesso alle nostre pagine, una volta che noi non ci saremo piĆ¹. E potremo programmare chi potrĆ  vedere cosa. O magari stabilire che quella mail resterĆ  blindata per sempre, assieme alla pagina InstagramĀ».

Come facciamo con un testamento tradizionale, dobbiamo fare ordine anche nel nostro testamento online. E qui entrano in gioco i nuovi personaggi della nostra storia: il custode digitale. Una figura che puĆ² essere una moglie, un figlio, un amico fidato, capace di tramandare i ricordi e proteggere i segreti.

Ā«La nostra app consente gratuitamente di utilizzare i contenuti piĆ¹ belli per creare un profilo commemorativo gestito dagli eredi. Una sorta di mausoleo virtuale pieno di foto, ricordi, frasi, dediche. Il tutto dentro un sito interattivo, come un social, dove tutti possono scrivere un necrologio, un telegramma, o un semplice pensieroĀ».

E cosƬ ci si difende anche dai furti di identitĆ , che nel 70 per cento dei casi riguarda profili spenti, con foto e post riesumati anche attraverso lā€™intelligenza artificiale, capace di riciclare e riattualizzare tutto. Alla fine, la vera domanda ĆØ: cosa vogliamo lasciare di noi? Quanto di noi ĆØ davvero necessario resti? Lā€™ereditĆ  digitale ĆØ una questione di memoria che scegliamo di trasmettere. O di ricordi che, forse, ĆØ meglio lasciare svanire, insieme a noi.



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