Densi, profondi, memorabili: sono i vini dolci italiani. Da tempo anche rari, purtroppo: si consumano di meno e qualche azienda smette perfino di produrli. Eppure sono vini di razza, perfetti per le feste che sono appena concluse, ma buoni per tutto l’anno, magari abbinati al cibo in modo più audace. Il Sud è certamente la punta di lancia di questa tipologia di vino.
Vini dolci di Calabria
Basti pensare alla Calabria, titolare di una tradizione formidabile in tema di vini passiti. Cominciamo il nostro viaggio dalla provincia di Cosenza dove le Cantine Viola hanno salvato dall’estinzione il Moscato di Saracena, prodotto vinificando uve di vitigni autoctoni, quali guarnaccia, malvasia, duraca e moscatello. Il moscatello e la duraca appassiscono sui graticci per circa un mese. Dalle uve guarnaccia e malvasia si ottiene un mosto poi sottoposto a bollitura per ottenere una riduzione di circa un terzo del totale. Quindi l’uva appassita e pressata viene immersa nel mosto concentrato e si attiva un percorso fermentativo naturale e poi la macerazione di circa sei mesi. Il risultato è straordinario.
Nella provincia di Reggio Calabria, territorio di Bianco, un plauso a Mariolina Baccellieri: dal recupero dei vecchi vigneti produce ben due passiti, uno da Greco di Bianco e l’altro da uve Mantonico. Due scrigni di aromi e sapori unici, che vale la pena provare. Nello stesso areale si segnalano il Mantonico passito de I Calanchi e il Greco di Bianco Cheiras di Antonella Lombardo. Sulla Costa degli Dei, in provincia di Vibo Valentia, Giovanni Benvenuto ha riscoperto e rilanciato lo Zibibbo, sia nella versione secca che, ovviamente, nella versione con residuo zuccherino: ottimo.
Vini dolci di Puglia
Ci spostiamo in Puglia, in provincia di Taranto, dove primeggia il Primitivo di Manduria dolce naturale docg: le uve possono essere sottoposte a pratiche di appassimento sulla pianta, su graticci, in cassette all’aperto o in locali dotati di sistemi per il controllo di temperatura e umidità ed eventualmente di ventilazione forzata. Tra gli esemplari più rappresentativi il Madrigale della Cantina Produttori di Manduria: uve raccolte manualmente da vigneti di 80 anni coltivati ad alberello pugliese situati nella zona di Manduria. Un vino dolce rosso dal profumo intenso di marasca e altri frutti rossi in confettura con sentori di frutta secca e cacao.
Ma la Puglia è anche terra di Aleatico, ovviamente in versione dolce. Nella zona di Gioia del Colle esiste una lunga tradizione legata ai vini dolci prodotti a partire da quest’uva che presentano una parte alcolica moderata e una decisa freschezza. Come nel caso dell’Aleatico passito dell’azienda Polvanera. A Cellino San Marco si fa notare Sir James, l’Aleatico passito di Masseria Li Veli, denso, speziato, dolcissimo ma fresco e persistente.
Vini dolci di Campania
Si difende alla grande anche la Campania, grazie ai suoi fantastici vitigni autoctoni. Segnaliamo l’Ammusciat di Fosso degli Angeli, cantina sita a Casalduni (Benevento): le uve vengono appassite su graticci di legno, un mese per il Moscato, tre mesi per la Falaghina, poi vinificate separatamente e successivamente assemblate. Il risultato è un vino morbido e denso, dorato quasi ambrato, che sa di frutta secca e zabaione, sostenuto da una bella vena acida. Altro genere è l’Antheres, il passito da Aglianico dell’Irpinia dell’azienda Mastroberardino. Grazie al clima, già in vigna si avvia naturalmente negli acini lo sviluppo di muffa nobile (botrytis cinerea) che favorisce una maggiore concentrazione zuccherina e un quadro aromatico più ricco. È un passito di straordinaria concentrazione.
Vini dolci di Sicilia
Ultima tappa al Sud è ovviamente la Sicilia, patria elettiva dei vini dolci grazie a vitigni autoctoni performanti come il Grillo, lo Zibibbo e il Moscato bianco. Avvolgente e suadente, Il Terre Siciliane IGT “Ra’Is Essenza” firmato Baglio di Pianetto è un omaggio al borgo di Marzamemi (Siracusa) e alla tradizione marinara siciliana: il raìs era, infatti, il capo della tonnara che dava inizio alla mattanza. Nato da uve raccolte in due fasi differenti, la prima anticipata in pre-maturità per garantire una maggiore concentrazione acida e la seconda in appassimento naturale su pianta, effettua un passaggio in barriques di rovere francese e poi riposa in bottiglia per almeno due anni.
Imperdibile il Notissimo Moscato di Noto Dolce naturale dell’azienda Riofavara, a Ispica (Ragusa), da uve Moscato bianco e Moscatella. La raccolta avviene in due–tre epoche vendemmiali: a completa maturazione, in sovramaturazione e, nelle annate che lo consentono, una piccola percentuale (10%) viene appassita al sole in cassette. Quindi fermentazione del mosto a bassa temperatura bloccata agli 11 gradi alcolici e affinamento in acciaio e bottiglia per almeno otto mesi. Vino giallo oro che sa di frutta gialla matura, morbido, fruttato e piacevolmente fresco. Sempre nel Val di Noto, spicca il Gocce d’autunno della cantina Marilina, un Nero d’Avola in purezza: le uve appassiscono al sole per 10-15 giorni, poi vinificazione in legno e affinamento in bottiglia per sei mesi. Il risultato è un vino che sa di marasche, cioccolata, cannella e confettura di more, dal sorso ricco e appagante.
Vini dolci d’Italia
Tuttavia, quasi ogni regione italiana vanta il suo vino dolce di riferimento. Risalendo la penisola merita una sosta l’Umbria dove si distinguono i vini dolci da muffa nobile come il Calcaia di Barberani e il Poggio Forno della Cantina Neri e i passiti di Sagrantino di Montefalco di Terre de la Custodia, Antonelli De Marco, Scacciadiavoli e Bartoloni. In Toscana si entra nel regno del Vin Santo. Qui vogliamo segnalare il più iconico: il Vin Santo di Tenuta di Capezzana, nella denominazione di Carmignano, frutto delle cure amorevoli di Benedetta Contini Bonacossi. Il Vinsanto di Carmignano Riserva di Capezzana è prodotto in piccole quantità. Nasce dalle uve più mature di Trebbiano e San Colombano, lasciate ad appassire sulle stuoie fino a febbraio.
Dopo una delicata pigiatura degli acini appassiti, il Vinsanto riposa per sei anni in piccoli caratelli nella stanza dedicata: la vinsantaia. Passaggio obbligato in Veneto, regno del Recioto della Valpolicella: vino straordinario, da provare nelle interpretazioni delle cantine Begali, Secondo Marco e Corte Rugolin. Non possiamo fare a meno di suggerire il Monte Duello di Gianni Tessari, vino dell’“infanzia” da uve Durella. Dopo l’appassimento delle uve in fruttaio, l’affinamento avviene in tini di rovere francese senza protezione dall’ossidazione. Aroma e sorso complessi del passito, ma finale persistente e inatteso grazie alla decisa freschezza tipica dell’uva Durella.
Completa la carrellata il Ciàcoe Torchiato di Fregona Docg della cantina trevigiana Ca’ di Rajo, tipico vino “della festa”, prodotto dalle famiglie contadine del Comune di Fregona, perfetto da abbinare al panettone, morbido e vellutato ma anche vivace e fragrante. Dopo tre torchiature e la fermentazione con lieviti selezionati, il vino affina il legno per 2 anni e mezzo.
Finale in gloria con il Terminum, Gewürztraminer da vendemmia tardiva, prodotto dalla cantina Tramin, faro della viticoltura altoatesina. Le uve sono raccolte nel mese di dicembre, in surmaturazione, per favorire una maggiore concentrazione degli zuccheri e lo sviluppo della muffa nobile. Dopo la macerazione di 12 ore, fermentazione e maturazione in barrique di rovere francese per uno dei vini dolci italiani più iconici.
© Riproduzione riservata
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link