Affitti insostenibili sul Garda, chef e insegnanti costretti a chiedere aiuto alla Chiesa: «Troppo cari anche per chi lavora»

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Le speculazioni edilizie sulle coste del lago hanno prodotto effetti nefasti. Alla rete solidale di don Paolo Bolognani si rivolgono tanti lavoratori schiacciati dal problema dell’alloggio: «Tessuto sociale disgregato»

Insegnanti, chef, camerieri, bidelli, addetti alle camere, giovani animatori, dipendenti di Gardaland, e chi più ne ha, più ne metta. È la costellazione di lavoratori che operano sul lago di Garda e che per trovare un alloggio in affitto sono costretti a rivolgersi al prete che ha messo in piedi una rete di solidarietà da far invidia al miglior sistema di assistenza sociale pubblica, don Paolo Bolognani. Ne ha parlato Report, trasmissione d’inchiesta di Rai3, che domenica 5 gennaio ha dedicato una puntata al Lago di Garda: la giornalista Rosamaria Aquino ha puntato l’obiettivo sulla speculazione edilizia delle coste lacustri, passando per «Casa Franz», l’immobile di Rivoli Veronese dove don Bolognani accoglie una decina di persone proveniente dai centri di accoglienza straordinaria.

Tanti cantieri, tantissimi senza casa 

È il prete salesiano, (per decenni responsabile anche della Comunità dei giovani ad Albarè), che con il progetto «Città in fiore» dell’associazione «Oltre il Confine» che presiede, mette a disposizione 72 appartamenti dislocati nel territorio d’ambito del distretto nord-ovest di 37 Comuni.
Appartamenti situati ad Affi, Bardolino, Caprino, Cavaion, Costermano, Fumane, Pastrengo, Pescantina, Rivoli, Sant’Ambrogio, San Zeno di Montagna, Sommacampagna, Sona, Valeggio sul Mincio. In queste case sono alloggiate 280 persone, «ma la richiesta è del doppio: ci sono altre 300 persone in attesa», precisa don Paolo. Nella sostanza, succede che a causa dei prezzi d’affitto improponibili sul lago di Garda, – «anche mille euro a settimana», come ha testimoniato la coppia con due figli intervenuta a Report, a cui il prete salesiano ha trovato casa a Breonio con il problema che il padre di famiglia fa il cuoco a Lazise e per recarsi al lavoro deve percorrere una grande distanza – le persone e le famiglie non sanno a quali «santi in paradiso» rivolgersi per trovare un alloggio nelle fascia costiera del lago. Quindi, grazie al passaparola o ai servizi sociali dei Comuni, bussano alla porta della Chiesa. E sono persone «insospettabili», che un affitto normale lo possono anche pagare ma che non riescono a trovare casa in un’area dove è praticamente scomparso il mercato delle locazioni a lungo periodo, sostituito dagli affitti brevi turistici.




















































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Disagi abitativi e disagi sociali

«Sono soprattutto lavoratori del settore turistico, ragazzi impiegati nei campeggi, a Gardaland, nella ristorazione ed anche tanti insegnanti a cui viene assegnata la cattedra a Bardolino, Garda, Malcesine e altro ancora – spiega don Paolo –. E purtroppo spesso siamo costretti a collocarli molto lontano dal luogo di lavoro». E così, se da un lato sul lago si costruisce a dismisura, dall’altra la gente non trova casa a prezzi congrui e gli stessi nativi sono costretti a migrare altrove. «Oltre alla distruzione ambientale del territorio, io osservo anche la disgregazione di un tessuto sociale che si crea – spiega don Bolognani – I nostri ragazzi crescono in una situazione in cui vedono una folla di gente da marzo a ottobre e poi il vuoto sociale che si crea d’inverno con i “paesi fantasma”, dove non c’è comunità. Il lago, infatti, ha un’altissima proporzione rispetto ad altri territori di tossicodipendenti, poiché questo sistema sociale favorisce fortemente disagi psichici e dipendenze. I loro genitori nei mesi estivi spariscono, impegnati a oltranza nel lavoro e poi d’inverno svernano in qualche Paese tropicale, quando qua abbiamo un Baldo innevato così bello: tutto questo e destrutturante per la crescita dei ragazzi».

7 gennaio 2025



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