Athletic-Barcellona, parola d’ordine intensità

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La semifinale di Supercoppa di Spagna vedrà primeggiare il blocco medio di Valverde o il fuorigioco di Flick?

Mercoledì 8 gennaio 2025 sarà la serata di Athletic-Barcellona, valida per la semifinale della Supercoppa di Spagna. Una sfida che si preannuncia ad alto ritmo, con la palla e senza, per due squadre che non fanno certamente della passività il loro marchio di fabbrica.

Athletic

La squadra di Valverde può essere schierata in campo come un 4-2-3-1: il giocatore che determina la disposizione in possesso è Oihan Sancet. Il numero 8 è il giocatore con più NPxG della squadra: è lo shadow striker, l’attaccante ombra dei baschi. Tipicamente, infatti, lo vediamo giocare di fianco alla punta (alle volte Guruzeta, in altri casi un riferimento più mobile come Berenguer) a formare un 4+2 in costruzione con una linea da 4 davanti.

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Il 4-2-4 dell’Athletic con Sancet che si alza

A ciò, la squadra di Valverde alterna anche una struttura 4-rombo-2. Questa vede Sancet e uno dei due mediani fungere da mezzala, mentre la punta si abbassa nella zona di rifinitura e le due ali stringono per minacciare ricezioni sia incontro che specialmente in profondità nei mezzi-spazi.

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Il rombo crea densità al centro e libera spazio per vie esterne.

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Si crea il 3vs2 in fascia, che costringe il centrale a uscire lateralmente per coprire le spalle al suo terzino.

Per una squadra verticale e diretta come l’Athletic, è importante avere un giocatore sul quale poggiarsi, e quello è sempre Sancet. La direttrice tra lui e Dani Vivian è una delle principali fonti di gioco della squadra, con il centrale di Valverde spesso in grado di riuscire a trovare il laser pass per il centrocampista nato a Pamplona.

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Sancet si fa trovare libero nel mezzo-spazio: grazie a Vivian, l’Athletic salta due linee di pressione.

La simbiosi sulla destra tra lui e Iñaki Williams è spesso il modo migliore per i baschi di puntare alla porta, col nazionale ghanese in grado di minacciare la profondità, sia in ampiezza che più internamente. Per questo, trovare una contromossa alle ricezioni di Sancet deve essere la priorità di Flick e di qualunque avversario dell’Athletic.

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Stessa ricezione che manda a vuoto il pressing offensivo del Villarreal.

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Si punta la porta in velocità fino ad arrivare in area di rigore e sfiorare il gol.

Athletic o Atleti?

Se pensiamo ai baschi, ci viene subito in mente una squadra di lotta e alta intensità. Lo sa anche il Txingurri Valverde, che su queste basi ha costruito l’identità della sua creatura. Questi principi, prima “emotivi” e poi tattici, si percepiscono soprattutto nell’atteggiamento senza palla, in cui l’impeto e l’atletismo dell’Athletic la fanno da padroni. In non possesso lo schieramento è un tipico 4-4-2 che punta a chiudere il centro e invita sull’esterno.

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Il blocco medio dell’Athletic con Sancet ad affiancarsi alla punta sulla prima linea di pressione

Seppur con un indirizzo a zona, il blocco dei Leones non è per niente passivo: la linea difensiva non vuole abbassarsi e rimane a un’altezza media, e per farlo ha bisogno che la prima linea di pressione, formata da Sancet e la punta, sia attiva.

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Un blocco medio attivo e sempre pronto ad aggredire.

Ogni retropassaggio porta la squadra ad alzarsi e ad aggredire il portatore di palla, negandogli appoggi e scarichi primari per forzare una palla persa o un lancio lungo.

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Sul retropassaggio si sale: quando la palla viene aperta sul terzino, tutti aggrediscono e si accoppiano.

Ma difendere, in terra basca, significa anche attaccare. Indirizzare il giro palla avversario sull’esterno significa poter sfruttare la linea laterale come difensore aggiunto per fare densità e puntare alla riconquista. Riuscirci significa far partire le transizioni offensive, che a Bilbao prendono il nome di Iñaki e Nico Williams.

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Aggressione quando la palla arriva sull’esterno e intercetto

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Iñaki Williams appoggia a Vivian sull’intercetto di Jauregizar e parte immediatamente in profondità

I due fratelli sono al 4º e 5º posto in Liga (dietro Mbappé, Lamine Yamal e Raphinha) per passaggi progressivi ricevuti: scatenare il loro atletismo è un imperativo dei biancorossi. Iñaki è nella top 5 per xAG (xG assistiti), Nico lo è per passaggi che hanno portato a un tiro e per azioni da tiro create. La spregiudicata tattica del fuorigioco di Flick sarà messa a dura prova dalle due frecce basche.

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Paredes e Ruiz de Galarreta circondano il portatore di palla e riconquistano la sfera

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Subito in verticale con Iñaki Williams che attacca la profondità e riceve da Sancet l’assist per il 2-0

I punti deboli dei Rojiblancos

Per ogni scelta difensiva vi sono pro e contro. Come detto, il primo obiettivo dell’Athletic è chiudere il centro, ma quando gli avversari riescono a trovare il loro mediano – potrebbe capitare con Casadó – si rischia di essere vulnerabili nei mezzi-spazi, ai lati dei centrocampisti: giocatori come Raphinha e Lamine Yamal sono nati per fare male.

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La prima linea si fa bucare, non schermando il mediano che trova il compagno nel mezzo-spazio

Un altro pericolo, come visto nel precedente in campionato, può arrivare grazie alla densità sul lato palla dei ragazzi di Valverde. Invitare sull’esterno è un mantra, ma può rappresentare un problema se gli avversari sono in grado di far uscire la sfera per trovare il lato debole. Per i due mediani baschi è complicato coprire il mezzo-spazio opposto, e il Barcellona sa come punire.

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Sul pareggio del Madrid, i centrocampisti vengono attirati sul lato palla e liberano il mezzo-spazio opposto

Un Barça dinamico, fluido e verticale

Rispetto alla passata gestione Xavi, Flick ha deciso di cambiare prima di tutto il sistema di gioco, passando dal 4-3-3 al 4-2-3-1, un cambio tutt’altro che banale. Il tecnico tedesco preferisce avere due interni di centrocampo tecnici e un trequartista che possa aumentare la densità in zona di rifinitura, e questo cambiamento si riflette già nella prima fase di gioco. In fase di costruzione infatti, i due terzini si alzano occupando le ampiezze, quindi i due esterni d’attacco occupano la zona di rifinitura insieme al trequartista. Di conseguenza, gli avversari sono costretti a rimanere più bassi col baricentro per evitare di rimanere scoperti in questa zona e non sempre applicano una pressione alta.

L’assetto di base del Barcellona in fase di costruzione medio-alta

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Iñigo Martinez e soprattutto Cubarsí sono difensori bravi nel rompere la linea con passaggi verticali precisi, mentre i due interni di centrocampo devono essere bravi a posizionarsi nei giusti spazi a seconda della situazione. Vengono ricercate diverse strutture per superare la pressione avversaria, c’è grande dinamismo e fluidità posizionale.

In questo caso Casadó scivola in mezzo ai centrali e Pedri si posiziona tra le linee

L’intenzione di Flick è chiara: vuole un gioco diretto e verticale, fin dalla prima costruzione, quindi vengono cercati anche tanti lanci lunghi verso la punta oppure in ampiezza verso gli esterni.

Gioco di posizione o relazionismo?

In fase di sviluppo della manovra, il Barcellona mantiene quei principi come la verticalità e la fluidità posizionale che contraddistinguono anche la prima costruzione. L’assetto dipende soprattutto dai movimenti delle ali e dei terzini: a sinistra Raphinha tende ad accentrarsi quasi sempre, lasciando spazio alle sovrapposizioni di Balde; a destra invece Yamal si posiziona molto più spesso in ampiezza per tentare l’1vs1Koundé può anche sovrapporsi all’interno.

A sinistra vediamo che Rapinha si accentra lasciando spazio all’incursione di Balde

A destra, Lamine Yamal rimane in ampiezza per tentare il dribbling, Koundé si inserisce nel mezzo spazio

Flick però non utilizza solo principi del classico gioco di posizione, ma ha saputo aggiungerne anche alcuni del relazionismo. Il Barcellona è solito sovraccaricare molto le zone centrali di campo, in modo da sfruttare le qualità dei singoli che possono dare vita ad ottime combinazioni nello stretto, altrimenti si può liberare spazio sulle corsie per gli inserimenti dei terzini.

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Il sovraccarico di giocatori blaugrana sulla trequarti coi due terzini in ampiezza

Spesso è il movimento del pallone a determinare il posizionamento dei giocatori in campo, ecco quando si può parlare di relazionismo vero e proprio: nell’immagine seguente vediamo di giocatori che si trovano nella stessa zona di campo e non danno punti di riferimento agli avversari. Non c’è un attacco organizzato dell’area di rigore, tutto dipende dalle capacità associative dei singoli, che in questo caso sono di livello alto.

Pedri, Olmo, Raphinha e Lewandowski si muovono coordinatamente per non dare riferimenti

Il Barça rimane una squadra molto verticale, cerca spesso l’attacco della profondità sfruttando anche i movimenti sulla trequarti per attaccare la linea difensiva avversaria. Il primo gol di Lewandowski contro il Real Madrid arriva proprio perché i difensori blancos vengono attirati dai movimenti incontro al pallone da parte di Pedri e Raphinha, quindi il centravanti polacco può attaccare una prateria.

Lewandowski attacca lo spazio alle spalle della difesa madrileña anche grazie ai movimenti di Pedri e Raphinha

Possiamo dire con assoluta certezza che l’attacco del Barcellona sta girando alla grande, dato che fino ad ora hanno segnato 76 gol in tutte le competizioni, con una media di quasi 3 reti a partita.

Una difesa alta e aggressiva

Ovviamente Flick ha cercato di trasmettere alla squadra blaugrana non solo i suoi principi della fase di possesso, ma anche quelli della fase difensiva. Sappiamo che gli allenatori della scuola tedesca cercano sempre un pressing alto e aggressivo, ed è proprio quello che sta cercando di proporre Flick in Catalogna. Un miglioramento lo vediamo anche dalle statistiche: l’anno scorso il Barça era 9° in Liga per numero di contrasti nell’ultimo terzo di campo, quest’anno ha fatto un balzo notevole al 3° posto, prova di un aumento dell’intensità senza palla.

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Ciononostante, la fase di non possesso del Barcellona sembra piuttosto atipica, a partire dalle marcature in fase di prima pressione. Le marcature non sono quelle classiche del 4-2-3-1, con la punta che va a disturbare i difensori centrali accompagnato all’evenienza dal trequartista; nell’immagine vediamo che Lewandowski copre le linee di passaggio verso il mediano e le due ali Lamine Yamal e Raphinha pressano la difesa.

La pressione del Barcellona contro le squadre che impostano con un solo play

Contro le squadre che giocano con una mediana a due, il trequartista corre in aiuto della punta: in questo caso Fermin Lopez e Lewandowski marcano i due centrocampisti, mentre Lamine Yamal e Raphinha vanno in pressione sui centrali.

Il pressing del Barça contro chi imposta con un doppio play

Sui terzini avversari, come vediamo, esce in pressione il terzino lato palla, in questo caso Koundé: il resto della difesa scala e uno dei due centrocampisti può anche scivolare nella linea difensiva all’occorrenza. Quello dei culés si tratta sicuramente di un sistema di pressione molto rischioso, ma se viene eseguito nel modo giusto può portare a dei grandi benefici.

I rischi non si fermano qui, perché la fase difensiva del Barcellona è caratterizzata anche dalla trappola del fuorigioco, che viene utilizzata in modo quasi spericolato. Non lo capiamo solo dal fatto che nei top 5 campionati europei il Barça è la squadra che manda più volte gli avversari in fuorigioco (109), ma anche dal distacco che hanno sulla seconda (Parma, 69). Nel Clásico di ottobre vinto 4-0 al Bernabeu, sono riusciti a mandare ben 12 volte in fuorigioco gli avversari, di cui 8 solo Mbappé.

La trappola del fuorigioco che ha fatto impazzire gli attaccanti del Real Madrid

Punti di forza o di debolezza?

Come abbiamo detto, una difesa così alta, aggressiva e spericolata può rappresentare anche dei rischi notevoli, infatti il Barcellona è solamente ottavo nella classifica delle squadre che hanno subito meno reti. Un tipo di pressione come quella applicata dai blaugrana può essere rischiosa se si affrontano squadre abili nell’uscita dal basso, lo vediamo nell’azione del primo gol preso nella sconfitta col Las Palmas: i terzini sono altissimi in pressione e i due centrali Martinez e Cubarsí devono contrastare da soli una transizione molto pericolosa.

Il Las Palmas riesce a superare l’intensa pressione avversaria e si invola verso la porta con la strada spianata

Anche con la trappola del fuorigioco a volte si può essere colti alla sprovvista, lo vediamo in questa immagine: la linea difensiva mette in fuorigioco due giocatori, ma quello che riceve palla parte in posizione regolare e andrà vicino alla rete.

Stavolta la trappola del fuorigioco non funziona perché a ricevere il pallone è il giocatore in gioco

Per i baschi sarà estremamente importante sfruttare queste debolezze se vogliono impensierire gli avversari, nelle ultime partite di campionato il Barcellona è stato tutt’altro che perfetto, anzi si è dimostrato molto più vulnerabile di ciò che appariva.

Aggredire per non soccombere

Per due squadre che difendono in avanti e che fanno della riaggressione immediata una peculiarità, è probabile che vedremo una lotta per imporre il proprio ritmo alla partita. La fase di non possesso potrebbe essere la chiave per entrambe per aggredire la sfida e non rischiare di farsi schiacciare dall’avversario.

Nel match andato in scena alla fine di agosto in Liga, i blaugrana hanno dominato e meritatamente vinto concedendo solo 0.23 NPxG: era solo la 2ª giornata di campionato, e i baschi non perdono da 15 partite. Per questo dovrebbe attenderci una semifinale di Supercoppa di Spagna più equilibrata: il blocco medio dell’Athletic di Valverde o il fuorigioco del Barça di Flick, chi la spunterà?



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