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L’anno nuovo in perfetta continuità con il 2024. La Zes unica macina autorizzazioni uniche per investimenti nel Mezzogiorno, con o senza credito d’imposta, che è un piacere. Già 20 quelle concesse dalla Struttura di missione di Palazzo Chigi nei pochi giorni del 2025 “utili” sul piano lavorativo, visto che di mezzo ci sono stati Capodanno, la domenica e l’Epifania.

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Le istruttorie preparate nell’ultimo scorcio dello scorso anno dallo staff coordinato dall’avvocato Giosy Romano, hanno permesso di bruciare le tappe per il via libera definitivo, confermando una volta di più non solo la grande attrattività di questa misura per il sistema delle imprese ma anche l’ormai collaudata affidabilità della parte procedurale. Le richieste accolte riguardano in particolare i settori della manifattura e della logistica e provengono per la maggior parte da Campania, Puglia e Sicilia.

Non si tratta solo di progetti per l’ampliamento di siti produttivi già esistenti ma, a quanto pare, anche di nuovi insediamenti (il dettaglio si conoscerà a fine mese). Il valore complessivo degli investimenti supererebbe i 50 milioni, non tutti coperti almeno in parte dal credito d’imposta, confermato anche per il 2025 dal Governo con una spesa prevista di 2,2 miliardi di euro.

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Di sicuro, i positivi risultati del 2024, primo anno della Zes unica, una delle sfide più importanti lanciate dall’Esecutivo in chiave Mezzogiorno su input dell’ex ministro Raffaele Fitto, spingono sempre più in alto l’interesse delle aziende, non solo nazionali. A mettere gli occhi addosso alla Zona economica speciale ci sono infatti anche alcune multinazionali (specialmente per la Puglia) che hanno già chiesto notizie sull’iter. Colpisce la straordinaria brevità del percorso burocratico, ridotto a poco più di 30 giorni grazie all’accorpamento in un’unica decisione di ben 37 procedure autorizzative, e alle specifiche responsabilità attribuite alla Struttura di missione.

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Un salto di qualità che vuol dire tutto o quasi per un’impresa, specialmente al Sud dove i tempi per avviare un investimento sono sempre stati più lunghi e farraginosi. Il felice avvio del 2025 sembra incoraggiare l’ottimismo di quanti, a partire dal Governo, si augurano di registrare numeri in linea con quelli decisamente sorprendenti dello scorso anno. Partita in sordina, tra mille dubbi e polemiche, e di fatto decollata solo ad agosto, con l’intuizione dello stesso Fitto di affidare all’avvocato napoletano Giosy Romano, ex commissario di governo per le Zes di Campania e Calabria, il bilancio della Zona economica speciale unica ha sorpreso anche i meno scettici.

Le 416 autorizzazioni uniche concesse lo scorso anno, i 7 miliardi complessivi di investimenti di cui 2,5 coperti dal credito d’imposta con il coinvolgimento di oltre 6.800 soggetti richiedenti, e gli 8mila nuovi posti di lavoro previsti la dicono lunga sull’impatto di questa misura, destinata a incidere profondamente sulla capacità del Mezzogiorno di essere competitivo su scala anche internazionale. Il Governo ci ha creduto prevedendo, come detto, anche per il 2025 risorse considerate sufficienti per il credito d’imposta, nella consapevolezza che, qualora ne occorressero di più, si troverebbero comunque.

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Altro elemento di positività è l’avvenuta ratifica da parte della Corte dei Conti del Piano triennale strategico, la cornice di riferimento della Zes unica Sud. Approvato dal Governo lo scorso autunno, il documento che indica le finalità della nova istituzione e soprattutto i settori sui quali sono ammissibili gli investimenti, ha superato l’esame della magistratura contabile ed è stato regolarmente pubblicato. Si trattava di un adempimento non soltanto formale (le autorizzazioni uniche sono state concesse anche nelle more della sua ratifica) ma anche sostanziale, certificando di fatto gli obiettivi e le scelte previsti dal Governo.

Era soprattutto l’ultimo atto procedurale, ma di assoluta importanza, legato all’introduzione della Zes unica in attesa di eventuali, possibili miglioramenti delle norme che sarebbero già allo studio per favorire ulteriormente la loro applicabilità. Si punterebbe ad esempio a rendere pressoché automatico il rapporto tra credito d’imposta e autorizzazione unica, semplificando ancora di più l’iter e riconoscendo alla richiesta di investimento maggiore solidità.





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