Almeno tre diversi focolai stanno devastando l’intera Contea: incerto e parziale il bilancio degli evacuati e dei feriti, oltre che la conta dei danni. Le forti raffiche di vento stanno ostacolando ulteriormente il lavoro di vigili del fuoco e soccorritori.
L’intera Contea di Los Angeles circondata drammaticamente dagli incendi. Almeno tre grandi focolai stanno bruciando ettari su ettari di terreno: quello principale, il primo a divampare e il più esteso, è già stato ribattezzato Palisades Fire, dal nome della Pacific Palisades, la zona di Los Angeles che ospita le lussuose ville dei vip dello star-system statunitense. Tra celebrità e comuni cittadini, sono oltre 80mila le persone evacuate che non potranno tornare nelle loro case a breve. La situazione, nel pomeriggio di mercoledì 8 gennaio, si è aggravata notevolmente nella foresta di Eaton, tra Altadena e Pasadena, dove ci sono stati anche due morti e un numero ingente ma imprecisato di feriti.
I forti venti delle ultime ore, infatti, hanno alimentato ulteriormente le fiamme, con i vigili del fuoco che hanno spiegato di non essere in grado di domarle. Finora, in totale, sono andati distrutti oltre 2700 ettari ma la lotta appare impari perché le raffiche di vento, fino a 130 km/h, continuano a favorire l’avanzata del fronte del fuoco che sta devastando tutto. Solo tra giovedì e venerdì, secondo le previsioni meteo, si attende una diminuzione dell’intensità del vento.
Mentre oltre 1.400 vigili del fuoco lavorano senza sosta e con ogni mezzo in un contesto drammatico, la macchina dei soccorsi si è attivata per far scattare le evacuazioni e soccorrere diversi feriti. Le autorità cittadine e quelle della California hanno dichiarato lo stato d’emergenza oltre a far scattare alcune procedure speciali. Il presidente statunitense uscente, Joe Biden, ha dovuto annullare una visita istituzionale proprio in California ma ha assicurato il massimo sostegno alle autorità locali da parte del governo federale. La situazione è caotica e costantemente in divenire, con il bilancio dei feriti e degli sfollati che potrebbe aumentare rapidamente. Ingenti anche i danni alle infrastrutture, con almeno 180mila utenze rimaste senza elettricità sia per inevitabili guasti che a scopo precauzionale.
Ancora del tutto ignote, le origini dei roghi. Con tutta probabilità , però, ad alimentare le fiamme dell’incendio principale, quello divampato nella mattinata di martedì 7 gennaio, è stata la tempesta di vento di Santa Ana. Le indagini su quanto accaduto sono già partite, ma al momento la fase è ancora di totale emergenza. Gavin Newsom, governatore della California, ha fatto sapere che sono diverse le abitazioni completamente distrutte dagli incendi, e che la situazione attuale potrebbe ulteriormente peggiorare nelle prossime ore.
In tutta la giornata di martedì, con le diverse migliaia di residenti evacuati che lasciavano l’area metropolitana di Los Angeles, ci sono state inevitabili ripercussioni sul traffico cittadino. Il tutto, in mezzo ad uno scenario apocalittico e surreale. E come se non bastasse, sono attesi anche rincari speculativi su varie materie prime tra cui cibo, benzina, alloggi e beni essenziali, come ha avvertito il procuratore generale della California, Rob Bonta, ricordando però che si tratta di manovre assolutamente illegali che i cittadini sono tenuti a denunciare.
Se la situazione in tutta la Contea di Los Angeles è di totale emergenza, anche quelle limitrofe sono in allerta. Gli incendi si stanno estendendo troppo rapidamente e potrebbero interessare anche le Contee di Ventura, a Nord, e di Orange, a Sud. Le fiamme, tra l’altro, hanno già raggiunto la vicina cittadina di Malibù, che un mese fa era già stata colpita duramente da un altro incendio, il cosiddetto Franklin Fire. Ancora una volta, in California, autorità locali e residenti si trovano costretti a fare i conti con le conseguenze più devastanti del cambiamento climatico. C’è probabilmente la mano dell’uomo dietro questi incendi, ma a renderli assolutamente fuori controllo hanno contribuito senza dubbio le forti raffiche di vento e i terreni aridi dopo parecchi mesi di siccità epocale.
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