Caos-rigassificatore in Liguria, al governo la parola sul post Piombino (e perché non può andare al Sud)

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di
Fausta Chiesa

La Regione Liguria, che dovrebbe ospitare la nave rigassificatrace di Snam dal 2026, ha detto no. La Toscana, che la ospita a Piombino da un anno e mezzo, non la vuole tenere. La «palla» va al governo, ma il tempo stringe

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La nave rigassificatrace di Snam cerca un porto sicuro. La Liguria, che dovrebbe ospitarla dal 2026, ha detto no con una decisione all’unanimità del Consiglio Regionale. «La Regione non va avanti perché non ha senso. Sono 450 milioni da spendere per niente», ha dichiarato il presidente Marco Bucci. La Toscana, che la ospita a Piombino da un anno e mezzo e ha dovuto contrastare un’opposizione molto dura, non la vuole tenere. La nave rigassificatrice assicura al nostro Paese cinque miliardi di metri cubi di gas all’anno. Il governatore Eugenio Giani ha ribadito che l’autorizzazione è fino ad aprile del 2026. «Finché dipende da me — ha dichiarato Giani, che è anche commissario al rigassificatore — nel 2026 ringrazieremo per l’azione importante che il rigassificatore ha svolto, ma l’autorizzazione è per tre anni, poi va via. Non è una dialettica con la Liguria. Sarà il governo a scegliere dove metterla tra le altre Regioni». E del resto bisogna anche considerare che sia la Liguria sia la Toscana ospitano già un rigassificatore: uno a Panigaglia (La Spezia) e uno al largo di Livorno.

Il tempo stringe

Dunque, finché dipende dalla Toscana è esclusa una proroga e la Liguria cambia idea. A questo punto la «palla» va al governo. Che potrebbe esercitare un’azione di convincimento sulla Liguria, per due motivi: il governatore precedente, Giovanni Toti, si era espresso a favore del mantenimento della Italis (come è stata ribattezzata la Golar Tundra) al largo di Vado Ligure (Savona) e Bucci è di centro-destra come la maggioranza al governo. Il tempo stringe, visto che Snam deve realizzare le opere che collegheranno la nave rigassificatrice: il gasdotto da mare a terra e l’allacciamento alla rete nazionale. un’infrastruttura che è al vaglio della valutazione ambientale della Commissione del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica.

La sicurezza energetica

E a proposito di sicurezza energetica, proprio in questi giorni si sono verificate nuove tensioni sui prezzi con il Ttf di Amsterdam salito nelle ultime due settimane di dicembre del 20%, oltre 50 euro al megawattora (ieri è ritracciato a 45,1) dopo che Kiev ha annunciato che non avrebbe rinnovato l’accordo di transito con la Russia sul suo territorio, interrompendo un flusso di metano che per l’Ue vale 15 miliardi di metri cubi all’anno. Certo, ad aprile 2025 sarà operativa al largo di Ravenna la seconda nave rigassificatrice, la BW Singapore sempre da 5 miliardi di metri cubi di capacità, che il gruppo guidato da Stefano Venier ha comprato su richiesta del governo quando, nel mezzo del 2022, ci siamo ritrovati con il gas a 350 euro e il timore di non averne abbastanza per l’inverno.

Perché il rigassificatore non può andare al Sud

Il nostro Paese negli ultimi due anni ha ridotto i consumi da 70 a 61 miliardi di metri cubi all’anno grazie anche al clima mite, ma se dovesse fare molto freddo la domanda potrebbe salire. Altre regioni disposte a ospitare la nave? Più a Sud dell’Abruzzo non avrebbe senso, perché il gasdotto ha una strozzatura a Sulmona (L’Aquila) e non si potrebbe trasportarlo al Nord dove c’è richiesta, mentre i lavori di raddoppio della dorsale adriatica finiranno a fine 2027. La disponibilità della Regione Calabria c’è, ma per il progetto di rigassificatore terrestre di Gioia Tauro che è già stato autorizzato. «La Calabria ha chiesto che si possa fare il rigassificatore terrestre — ha dichiarato al Corriere il governatore Roberto Occhiuto — e Snam potrebbe realizzarlo, ma ci vogliono 3-4 anni». In attesa di un porto sicuro, il rigassificatore sembra essere destinato a rimanere dov’è.

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9 gennaio 2025 ( modifica il 9 gennaio 2025 | 12:16)

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