Effetto Trump: ira di Francia e Germania Ma l’Ue resta timida

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A pochi giorni dall’insediamento della nuova amministrazione alla Casa Bianca, il 20 gennaio, le dichiarazioni di Donald Trump sull’eventuale uso della forza per l’annessione della Groenlandia «per ragioni di sicurezza economica Usa», risvegliano l’orgoglio di Parigi e Berlino, preoccupate per la sovranità comune europea e non solo per quella nazionale. È invece la Commissione Ue a rispondere con timidezza alle provocazioni del presidente eletto, dopo essersi già espressa con poca incisività rispetto alle ingerenze nella politica europea di Elon Musk tramite il suo social X.

CON UNA MOSSA annunciata all’ultimo minuto, oggi il presidente francese Emmanuel Macron attraverserà la Manica per incontrare il primo ministro Keir Starmer nella sua residenza di campagna di Chequers, vicino Londra. Formalmente, la visita ha in agenda i temi di interesse comune per i due leader, dall’Ucraina all’immigrazione fino alla cybersicurezza e all’intelligenza artificiale. Ma la visita dell’inquilino dell’Eliseo – che fa seguito allo storico viaggio del premier britannico in Francia lo scorso novembre in occasione della celebrazione dell’armistizio della prima guerra mondiale – segna soprattutto l’esigenza di un coordinamento tra Londra e Parigi dopo i ripetuti attacchi di Musk al leader laburista.

L’annessione della Groenlandia sarà pure un’idea balzana «che non si realizzerà», come ha rassicurato il segretario di Stato Usa Blinken. Ma intanto al di qua dell’Atlantico l’esigenza è quella di correre ai ripari.

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LE CRITICHE PIÙ ESPLICITE all’amministrazione Trump sono arrivate in prima battuta da Parigi. Ieri mattina il ministro degli Esteri Jean-Noel Barrot, nel corso di un’intervista a radio France Inter, è stato categorico: «La Groenlandia è un territorio dell’Unione europea», ha commentato in risposta alle rivendicazioni del presidente eletto Usa. Per questo motivo «è fuori discussione che l’Ue possa lasciare altre nazioni del mondo, qualunque esse siano, prendere di mira le proprie frontiere sovrane». La Francia eleva così a dimensione europea il tema affrontato internamente dalla Danimarca, che con la premier Mette Frederiksen aveva immediatamente sottolineato come l’isola artica, tanto ricca di risorse naturali e materie prime da far gola alla più grande potenza mondiale, «appartiene ai suoi abitanti» e «non è in vendita».

Dopo quella di Parigi, altrettanto dura la reazione di Berlino, dove il cancelliere tedesco Olaf Scholz menziona lo «sconcerto dei leader Ue» rispetto alle uscite espansioniste di Trump. «Il principio dell’inviolabilità delle frontiere vale per ogni Paese» ha affermato Scholz alludendo anche alle mire su Panama e addirittura sul Canada da parte del prossimo inquilino della Casa Bianca. Poi il cancelliere uscente ha anche ricordato come «la situazione della sicurezza in Europa sarà molto tesa nel prossimo futuro», ribadendo un concetto su cui nelle capitali Ue come a Bruxelles si insiste ormai da tempo: la necessità di «rafforzare la nostra capacità di difesa» comune. Non a caso Trump è tornato sul tema delle spese militari degli alleati Nato, che vorrebbe addirittura innalzate fino al 5% del Pil (il segretario dell’Alleanza Mark Rutte si era accontentato di chiedere il 3%).

MENTRE MACRON e Scholz premono sull’acceleratore di una inedita «sovranità europea», paradossalmente è Bruxelles a prendere tempo. Nel corso del quotidiano briefing con i giornalisti, i portavoce della Commissione Ue hanno sì sottolineato che la sovranità degli stati va sempre rispettata e ricordato che, sotto il profilo giuridico, la clausola di reciproca difesa tra i paesi Ue, prevista dai Trattati, scatterebbe in caso di un’ipotetica occupazione della Groenlandia da parte degli Usa. Però la capo-portavoce dell’esecutivo Ue Pula Pinho ha preferito minimizzare, parlando di «minacce teoriche» che come tali potrebbero non materializzarsi.

Con von der Leyen assente da Bruxelles a causa di una grave polmonite, l’iniziativa europea sembra quindi passata ai governi. Sul caso Musk, che questa sera ospiterà in streaming su X la leader AfD Alice Weidel in vista del voto anticipato del 23 febbraio in Germania, si fanno sentire soprattutto i leader nazionali. Per lo spagnolo Pedro Sánchez, il tycoon «fomenta l’odio attaccando apertamente le nostre istituzioni». Di nuovo il capo della diplomazia francese Barrot richiama la Commissione ad «agire con la massima fermezza» contro le ingerenze dell’alleato di Trump, altrimenti l’esecutivo «dovrà accettare di restituire agli Stati membri dell’Ue la capacità farlo».

E poi tre ministri degli Esteri, quelli di Francia e Germania, affiancati questa volta dalla Polonia, annunciano un’iniziativa diplomatica congiunta, con o senza la presenza dell’Alto rappresentante Ue Kaja Kallas. L’idea è quella di recarsi a Washington dopo l’insediamento di Trump, come «dimostrazione di unità europea», fanno sapere.



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