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La presidente del Consiglio risponde alle domande dei giornalisti all’appuntamento annuale organizzato dall’Ordine dei giornalisti e dall’Associazione stampa parlamentare
Oggi la premier Giorgia Meloni partecipa alla consueta conferenza stampa di fine anno organizzata dall’Ordine dei giornalisti e dall’Associazione stampa parlamentare nell’aula dei Gruppi parlamentari della Camera dei Deputati. Sono 160 i giornalisti accreditati e al Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti sono giunte 95 richieste per porre una domanda alla premier. Fra queste ne sono state sorteggiate 40, insieme quattro testate appartenenti alla stampa estera.
Meloni: “Nessun limite alla stampa: nel 2024 ho risposto a 350 domande”
Nel suo discorso introduttivo, la premier ha ringraziato i presenti in aula, respingendo le critiche della categoria sulle azioni del governo in materia di libertà di stampa: “Non ritengo di dovermi difendere da dover rappresentare un limite o un problema per la libertà di stampa e dunque per la democrazia, un po’ mi stupisce che si metta insieme nello stesso intervento l’idea che questo governo intenda comprimere i diritti della stampa e dall’altra l’opera di sostegno all’editoria”. Poi Meloni si è difesa dall’accusa di essere poco disponibile con giornalisti: “Sento dire spesso che io non risponderei abbastanza ai giornalisti: nel 2024 ho riposto a 350 domande, più di una domanda al giorno. Ho solo scelto di non partecipare alle conferenze stampa al termine del Cdm”.
Sul tema della riforma della diffamazione, la multa che può arrivare in alcuni casi a 50 mila euro riguarda la pubblicazione consapevole di una notizia falsa con l’intento di diffamare qualcuno. “Nessun giornalista con una deontologia dovrebbe preoccuparsi di questo caso limite”. La proposta prevede che se si pubblica poi una smentita il caso è risolto, puntualizza la premier: “Non può configurarsi come una limitazione della libertà di stampa”.
Meloni: “Su Cecilia Sala abbiamo fatto un lavoro di squadra. È stata l’emozione più grande di questi due anni”
Il rientro di Cecilia Sala in Italia è il primo tema proposto dai giornalisti. “Vi faccio una confessione, posso dirvi che non ho provato una emozione più grande in questi due anni di quando ho potuto chiamare una madre per dire che sua figlia stava tornando a casa”, ha detto Meloni.
“Ieri è stata una bella giornata per l’Italia, per il sistema Italia“, ha proseguito Meloni, ringraziando il corpo diplomatico e tutti coloro che sono intervenuti per la buona riuscita del caso Sala, giornalisti compresi. “È stato un lavoro completo di triangolazione diplomatica, con l’Iran e con gli stati uniti. La questione è stata seguita dall’inizio con continua costanza. Per quanto riguarda il tema dell’Iran le interlocuzioni sono di natura diplomatica. Dobbiamo ricordare che in Iran sono presenti oltre 500 italiani, quindi bisogna essere molto cauti nel muoversi”. Il caso Abedini, invece “è al vaglio del ministero della Giustizia, è vicenda che bisogna continuare a discutere anche con i nostri amici americani, avrei voluto parlare con Biden che avrebbe dovuto essere a Roma sabato, ma ha dovuto annullare il viaggio per i problemi in California. Il lavoro è ancora molto complesso, ma penso che si debba discutere dei dettagli nelle sedi competenti”.
Sul caso Starlink: “Non ne ho mai parlato con Musk”
“Non ho mai parlato personalmente di queste vicende con Musk” ha assicurato Giorgia Meloni rispondendo a una domanda sul caso Starlink. La premier si dice colpita da quanto le “notizie false continuino a essere discusse dopo essere state smentite”, come per il fatto del contratto firmato con SpaceX, “parlo principalmente dell’opposizione”.
Sulla questione, “siamo ancora in una fase istruttoria, quindi non capisco le accuse che sono state rivolte. E neanche io ho le idee chiare su questa vicenda. Si tratta di mettere in sicurezza le comunicazioni più sensibili e delicate, e non ci sono alternative pubbliche”. Space X infatti “è il soggetto più avanzato per fare questo lavoro perché non ci sono alternative e soprattutto non ci sono alternative pubbliche”. Forse, spiega Meloni, “dovremmo aprire un dibattito sul perché Italia e utopia non sono arrivati in tempo a immaginare tecnologie pubbliche in grado di affrontare queste situazioni. Un domani ci saranno ma oggi non ci sono. Parliamo di un soggetto privato. L’alternativa è non avere la protezione dei dati”.
Meloni: “Rizzi sarà il nuovo capo del Dis. Per Belloni ho stima e rispetto”
Sarà Vittorio Rizzi il capo del Dis al posto di Elisabetta Belloni. ”È una persona che ha alle sue spalle una carriera assolutamente prestigiosa all’interno della Polizia di stato, un funzionario dello stato di prim’ordine”, ha detto la premier. Rizzi è attualmente vicedirettore dell’Aisi e la sua nomina sarà formalizzata nel Cdm di oggi pomeriggio. Sulle dimissioni di Belloni e i dissidi con la premier che sono stati raccontati, Meloni ha voluto precisare: “Ho letto molte ricostruzioni che non corrispondono alla verità. Belloni ha deciso di anticipare di qualche mese la fine del suo mandato per evitare di finire nel tritacarne che di solito accompagna nomine così importanti”. Poi la premier ha ribadito “la stima e il rispetto” per Belloni, aggiungendo: “Mi pare che sia molto ambita anche fuori dai confini nazionali e prevedo che il suo percorso non terminerà qui”.
Le mire espansionistiche di Trump? “Un messaggio ai player globali”
“Mi sento di escludere che gli Usa si metteranno a tentare di annettere con la forza territori che gli interessano”, dice Meloni riguardo alle dichiarazioni del presidente eletto degli stati Uniti Donald Trump durante la scorsa conferenza stampa di Mar-a-lago. “Io penso che le dichiarazioni di Trump” su Panama e Groenlandia siano più un messaggio ad alcuni grandi player globali piuttosto che rivendicazioni ostili nei confronti di quei Paesi”. Dichiarazioni, continua Meloni, che rientrano ”nel dibattito a distanza fra grandi potenze, un modo energico per dire che gli Usa non resteranno a guardare davanti alla previsione che altri grandi player globali si muovano in zone di interesse strategico”.
“Fiduciosa che l’Europa sosterrà la posizione dell’Italia sull’immigrazione”
“Sui centri per migranti in Albania, a me pare che le sentenze della Cassazione diano ragione al governo, dice che spetta al governo stabilire quali siano i paesi sicuri e che conseguentemente il giudice non possa sistematicamente disapplicare il trattenimento dei migranti che arrivano, ma può invece motivare il caso specifico per cui quella persona non è sicura in quel paese. Una cosa completamente diversa da quella che hanno fatto i magistrati del Tribunale di Roma“, ragiona Meloni a proposito del dossier immigrazione.
Sul decreto per i paesi sicuri, “i giudici italiani hanno rinviato questione alla Corte di giustizia europea. La corte dovrebbe iniziare a lavorare a questa vicenda a febbraio. Abbiamo depositato le nostre valutazioni e ho ragione di credere che la maggioranza dei paesi Ue sosterrà la visione italiana di fronte alla Corte. Nelle nostre motivazioni ci rendiamo conto che quello che sosteniamo è perfettamente in linea con il nuovo patto immigrazione e asilo. Aspetterei di vedere cosa accade ma mi preoccupo di piangere se in Italia non si tenga conto di ciò che ha detto la Cassazione“, ha aggiunto la premier.
“Noi facciamo questo dibattito che dura da mesi, nel frattempo ci sono 11 mafiosi che vengono messi in libertà per decadenza di custodia cautelare. Dobbiamo, secondo me, concentrarci sul trattenimento dei mafiosi piuttosto che dei migranti. Dobbiamo aspettare quello che dirà l’Europa, ma sono fiduciosa che la maggioranza dei paesi sosterrà la posizione dell’Italia”.
“Le condizioni dei detenuti? Ascoltare il Papa. Ma soluzione è costruire più carceri”
“Ascolto con grande attenzione le parole di Papa Francesco. Il contenuto della bolla del Giubileo è rivolto a tutto i governi del mondo e l’Italia intende fare la sua parte”, dice Meloni a proposito del sovraffollamento carcerario, verso cui si è spesso scagliato il Pontefice. “Io penso che quello che dobbiamo fare è adeguare la capienza delle nostre carceri alle necessità. Per questo abbiamo nominato un commissario straordinario all’edilizia penitenziaria, che ha l’obiettivo di definire 7mila nuovi posti entro il 2025. Da una parte dobbiamo ampliare la capienza delle carceri, consentire il passaggio nelle comunità per i detenuti tossicodipendenti e intensificare il numero degli accordi con gli altri paesi che consentono ai detenuto di scontare le pene nei paesi d’origine”.
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