E’ stata lanciata una petizione ai parlamentari, sulla base dell’ex art.50 della Costituzione affinchè non convertano in legge il decreto che autorizza l’invio di armi all’Ucraina. Qui di seguito il testo della petizione:
Una petizione contro l’invio di armi al governo di Kiev
La petizione, redatta ai sensi dell’articolo 50 della Costituzione, chiede ai rappresentanti delle Camere di non convertire in legge il decreto governativo che autorizza l’invio di armi italiane all’Ucraina fino al 31 dicembre 2025.
La Costituzione italiana sancisce chiaramente che:
“Tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità” (Art. 50). Questa iniziativa si colloca quindi pienamente nei diritti democratici dei cittadini, evidenziando un’urgente necessità di riflessione sulle scelte di politica estera e militare del nostro Paese.
La petizione individua le radici profonde della guerra in corso nella crescente avanzata della NATO verso la Russia (l’“abbaiare della NATO alla porta della Russia”, come ha detto papa Francesco, “Corriere della Sera”, 3 maggio 2022) e nell’oppressione e discriminazione dei russi di Ucraina praticate dal governo ipernazionalista instauratosi dal 22 febbraio 2014 a Kiev e sottolinea come un ulteriore invio di armi contribuisce all’escalation bellica, alimentando il conflitto e avvicinando l’Italia a un coinvolgimento diretto in esso. Inoltre, il documento denuncia le gravi conseguenze economiche e sociali di una crescente militarizzazione delle economie europee, con drastici tagli al welfare per finanziare spese di guerra.
I firmatari invocano il pieno rispetto della Costituzione, che ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali.
La petizione andrà al vaglio del Parlamento, che sarà chiamato a decidere se convertire in legge il decreto.
I cittadini che vorranno sostenere la petizione potranno farlo di persona nei banchetti che si attiveranno nei prossimi giorni, o anche online cliccando su
www.peacelink.it/noarmiucraina
Invitiamo a diffondere la petizione, a firmarla e ad organizzare in ogni luogo sia possibile la raccolta di firme a suo sostegno
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PETIZIONE AI PARLAMENTARI, EX ART. 50 COSTITUZIONE, PERCHÉ NON CONVERTANO IN LEGGE IL DECRETO CHE AUTORIZZAL’INVIO DI ARMI ALL’UCRAINA
Il 27 dicembre è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto legge n. 200 relativo a disposizioni urgenti per la proroga dell’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell’Ucraina, fino al 31 dicembre 2025, previo atto di indirizzo delle Camere.
Le radici profonde di questa, guerra vanno ricercate nella crescente avanzata della NATO e delle sue basi militari verso i confini della Russia (l’“abbaiare della NATO alla porta della Russia”, come ha detto papa Francesco, “Corriere della Sera”, 3 maggio 2022) e nell’oppressione e discriminazione dei russi di Ucraina praticate dal governo ipernazionalista instauratosi dal 22 febbraio 2014 a Kiev, dopo l’estromissione violenta del presidente regolarmente eletto Janukovic. A seguito della svolta antirussa del nuovo governo di Kiev, il popolo della Crimea il 16 maggio del 2014 con un referendum votò per l’annessione alla Russia.
Dal 2014 al 2022 si è svolta in Ucraina una guerra tra il governo di Kiev e le autoproclamate repubbliche popolari russofone di Lugansk e Doneck, che ha provocato oltre 14.000 morti e decine di migliaia di feriti. Gli “Accordi di Minsk” (2014-2015) cheprevedevano un’ampia autonomia per le regioni russofone del Donbass e avrebbero potuto fermare la guerra, non furono mai implementati dal governo di Kiev con una necessaria riforma costituzionale; uno dei più rilevanti protagonisti della politica europea, la ex cancelliera tedesca Angela Merkel, ha dichiarato che essi servivano solo a prendere tempo perché Kiev potesse adeguatamente armarsi per la guerra (intervista a “Die Zeit”, 15 dicembre 2022). Nel 2019 è stata inserita nella Costituzione ucraina la volontà di adesione alla NATO.
L’avanzata della NATO ad Est, percepita dalla Russia come minaccia alla propria sicurezza, e la negazione dei diritti della popolazione russa in Ucraina, hanno sempre più esacerbato i rapporti tra Russia e Occidente. Piuttosto che il dialogo, la mediazione, l’accordo, è stata privilegiata la strada della contrapposizione frontale (anche a livello culturale, con campagne russofobiche e la messa al bando dell’arte e della letteratura russe, che sono parte costitutiva e fondante del patrimonio culturale europeo).
La proposta di una trattativa globale sulla sicurezza, presentata da Mosca a USA e NATO nel dicembre 2021, fu lasciata cadere nel vuoto, dando alla dirigenza russa l’ulteriore segnale che non vi fossero spazi di mediazione e soluzione pacifica. È così prevalso il ricorso alla guerra “come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, proprio ciò che la Costituzione italiana ripudia espressamente, in coerenza con la Carta dell’ONU.
Anche dopo l’inizio della guerra ad alta intensità il 24 febbraio 2022, i tentativi di trattativa e mediazione tra le delegazioni di Ucraina e Russia – in Bielorussia prima, in Turchia dopo –sono falliti per la pesante ingerenza di un forte “partito della guerra” che si proponeva la vittoria completa e definitiva sulla Russia, di cui si preconizzava un rapido cedimento, se non un’implosione. USA, NATO, UE hanno sempre più armato Kiev, a cui sono andati, dalla sola UE, 130 miliardi di euro (Von der Leyen, 19 dicembre 2024).
Il Parlamento europeo, in coerenza con i vertici UE e NATO, ha istigato l’Ucraina a combattere fino alla “vittoria”, escludendo ogni ipotesi di negoziato. Ciò ha determinato una continua escalation bellica, con l’invio di armi sempre più letali in grado di colpire in profondità il territorio della Russia, in una sempre più pericolosa spirale di azioni e reazioni e un coinvolgimento sempre più ampio della UE e della NATO, col rischio concreto per i Paesi europei di scivolare da uno stato di cobelligeranza indiretta ad una belligeranza diretta (già anticipata con la folta presenza in Ucraina di istruttori, addestratori militari, ufficiali di collegamento di paesi europei).
Il sempre più massiccio invio di armi al governo di Kiev, comportandol’intensificazione e il prolungamento della guerra, ha provocato distruzioni incommensurabili e la morte di centinaia di migliaia di giovani ucraini sacrificati sull’altare di ragioni geopolitiche che nulla hanno a che vedere con la libertà ed il benessere del popolo ucraino e dei popoli europei.
Dopo quasi tre anni di inutili massacri lo stesso presidente ucraino Zelensky (intervista a “Le Parisien”, 18 dicembre 2024), ha dovuto riconoscere che l’Ucraina non ha le forze per rovesciare le sorti del conflitto. Ciononostante le élite europee continuano ad alimentare a dismisura la spirale della contrapposizione generale di lunga durata contro la Russia, e la militarizzazione – già annunciata e in parte avviata – delle società ed economie europee e il loro passaggio dal welfare al warfare, con tagli pesantissimi alle spese sociali per incrementare le spese di guerra.
Occorre uscire da questa logica perversa che sta mandando in rovina il nostro Paese (non si tratta solo delle enormi somme inviate a Kiev per la guerra, ma anche del forte aumento dei prezzi dovuto alla scelta del governo italiano di non acquistare più il gas russo a buon mercato, per rifornirsi da USA e altri Paesi a prezzi doppi o tripli) e ritornare alla Costituzione, che all’articolo 11 prescrive in modo netto, chiaro, inequivocabile, che “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Il ripudio della guerra comporta per l’Italia l’obbligo di impegnarsi per fermare i conflitti, non di alimentarli con la fornitura di armi.
Sulla base di quanto su esposto
Noi cittadini della Repubblica italiana riteniamo che un ulteriore invio di armi a Kiev, come previsto dalla proroga del decreto:
– Alimenti un’escalation bellica che ha realisticamente come sola prospettiva un ulteriore coinvolgimento militare della UE e dell’Italia, fino a varcare la linea rossa di non ritorno di un coinvolgimento diretto del nostro Paese nella guerra contro la Russia, trasformando l’attuale cobelligeranza di fatto in guerra aperta, con conseguenze catastrofiche.
– Sia contro gli interessi della pace, alimentando la spirale di guerra e la prospettiva di un mondo di guerra, con aumento delle spese militari che sottraggono risorse a sanità scuola servizi sociali.
– Sia non solo contro i principi di pace e cooperazione internazionale che informano la nostra Costituzione, e violi la legge 185 del 1990, che vieta l’invio di armi a paesi belligeranti, ma vada anche contro gli interessi economici del nostro Paese, fortemente colpito dalle misure di embargo comminate dal 2014 contro la Russia e sempre più intensificate negli anni successivi.
– Vada contro gli interessi stessi della popolazione ucraina, che in sempre maggior numero rifiuta di andare a combattere e di aprire nuovi cimiteri di guerra (800.000 renitenti alla leva, secondo la stima del presidente della commissione Affari economici del Parlamento ucraino, Dmytro Natalukha, riferito al quotidiano “Financial Time”). Un recente sondaggio dell’agenzia USA Gallup attesta che la maggioranza degli ucraini vuole negoziati e fine della guerra quanto prima possibile.
– Alimenti la contrapposizione contro la Federazione russa, un Paese che è geograficamente, storicamente, culturalmente, parte del continente europeo, un Paese rispetto al quale l’Italia non ha alcun contenzioso, nessuna controversia territoriale, né commerciale o economica, con cui, anche nel periodo della guerra fredda, seppe intessere proficui rapporti di cooperazione economica (basti ricordare qui la fabbrica di automobili di Togliattigrad, in cooperazione con la FIAT).
Roma, 8 gennaio 2025
Giovanni Ricchiuti, arcivescovo e presidente Pax Christi (primo firmatario della petizione insieme ad Alex Zanotelli)
Alex Zanotelli, missionario comboniano e direttore del mensile di Pax Christi Mosaico di Pace
Elena Basile, già Ambasciatrice in Svezia e Belgio, attualmente a riposo
Piero Bevilacqua, già ordinario storia contemporanea Università di Roma La Sapienza
Ginevra Bompiani, scrittrice
Marina Boscaino, portavoce comitati contro ogni autonomia differenziata
Maurizio Brotini, sindacalista Cgil
Luciano Canfora, professore emerito dell’Università di Bari, filologo classico, storico e saggista
Don Angelo Cassano, presidente di Libera (Puglia), sacerdote
Andrea Catone, storico e saggista, direttore della rivista “MarxVentuno”
Angelo D’Orsi, già professore di storia delle dottrine politiche dell’Università di Torino
Roberta De Monticelli già Professore Ordinario di Filosofia moderna e contemporanea all’Università di Ginevra già Professore Ordinario di Filosofia della persona all’Università San Raffaele di Milano. Attualmente Senior Collaborator dell’Università San Raffaele, in quanto Direttrice del Centro di Ricerca PERSONA e della rivista ”Phenomenology and Mind”
Alessandro Di Battista, giornalista, scrittore, già parlamentare
Monica Di Sisto, giornalista di Askanews, esperta in commercio internazionale e economia solidale
Andrea Fumagalli, docente di Economia Politica all’università di Pavia, membro del blog Effimera.org e del Bin-Italia (Basic income network).
Domenico Gallo, Presidente di Sezione onorario Corte di Cassazione
Alfonso Gianni già parlamentare e membro del governo Prodi secondo, attualmente direttore della rivista trimestrale Alternative per il Socialismo
Claudio Grassi, già senatore della Repubblica, portavoce di “Il coraggio della pace: disarma”
Raniero La Valle, giornalista e saggista, già direttore del quotidiano cattolico l’Avvenire d’Italia, già parlamentare
Michele Lucivero, Osservatorio contro la militarizzazione della scuola e dell’Università, docente di Storia e Filosofia
Fabio Marcelli, copresidente del CRED (Centro di ricerca ed elaborazione per la democrazia)
Laura Marchetti, docente di Antropologia e Pedagogia Interculturale all’Università di Reggio Calabria, già Sottosegretario di Stato
Alessandro Marescotti, presidente di PeaceLink, mediattivista, già docente di Lettere
Lea Melandri, scrittrice, saggista, giornalista, Presidente della Libera Università delle Donne di Milano.
Vito Micunco, referente Comitato per la pace Bari
Luisa Morgantini, sindacalista e attivista per la pace, già vice Presidente Parlamento Europeo, presidente AssoPacepalestina
Moni Ovadia, uomo di teatro
Sabrina Pignedoli, giornalista, saggista, ex europarlamentare
Carlo Rovelli, scienziato, fisico, saggista e divulgatore scientifico italiano, specializzato in fisica teorica, attualmente docente in Francia all’Università di Aix-Marseille
Linda Santilli, attivista politica femminista, insegnante
Enzo Scandurra, già ordinario di Urbanistica nell’università Sapienza di Roma
Vauro Senesi detto Vauro, disegnatore
Francesco Sylos Labini, saggista, dirigente di ricerca del Centro Ricerche Enrico Fermi
Massimo Wertmuller, attore
Alexander Hobel, Roma, docente di Storia contemporanea all’Università di Sassari, direttore di “Marxismo oggi”
Augusto Ponzio, Bari, professore emerito di Filosofia del linguaggio, università di Bari
Giuliano, Marrucci, Pisa, Animatore di Ottolina TV
Andrea Martocchia, Bologna, Presidente del coordinamento nazionale Jugoslavia
Sergio Cararo, Roma, direttore di “Contropiano”, giornale on line
Mauro Alboresi, Bologna, Segretario nazionale PCI
Tonia Guerra, Bari,, Comitato per l’unità della Repubblica, Segreteria nazionale PRC
Vincenzo Brandi, Roma, Gamadi, Gruppo atei materialisti dialettici
Bruno Steri, Roma, direttore della rivista “Ragioni e conflitti”
Luca Cangemi, Catania, già deputato, insegnante e saggista
Renato Caputo, Roma, Università popolare Antonio Gramsci, Roma
Alessandra Ciattini, Roma, Docente e pubblicista, redattrice de “La città futura”, rivista on line
Paolo Ferrero, Pinerolo, già Ministro della solidarietà sociale, direttore della rivista “Su la testa”
Maurizio Acerbo, Pescara, Segretario nazionale PRC
Maria Solimini, Bari, docente di Antropologia culturale Università di Bari
Rolando Giai Levra, Milano, direttore di “Gramsci Oggi”, rivista on line
Francesco Maringiò, Bologna, presidente dell’Associazione Marx21
Ruggero Giacomini, Ancona, Storico, Centro culturale “La città futura”, regione Marche
Susan Petrilli, Bari, ordinario di Semiotica, Università di Bari
Marco Pondrelli, Bologna, direttore del sito Marx21.it
Marcello Gentile, Milano, Comitato contro la guerra, Milano
Adriana Bernardeschi, Pisa, direttrice del giornale online Futura Società.
Boris Bellone, Torino, Presidenza nazionale ANPPIA
Rosa D’Amico, Bologna, storica dell’ arte
Gaetano Colantuono, Bari, Risorgimento socialista- Puglia
Gano Cataldo, Bari, segretario Sinistra Italiana, Bari
Ivan Pavicevac, .., Roma, Traduttore, Guida turistica,
Santo Prontera, Risorgimento socialista Puglia
IvanaKerečki, Sesto San Giovanni (MI), interprete
Pier Paolo Caserta, Risorgimento socialista Puglia
Tamara Bellone, Torino, Coordinamento per la Jugoslavia
Camillo Tarozzi, Bologna, restauratore
Susanna Angeleri, Arezzo
Laura D’Amico, Viterbo
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