Il servilismo di Zuckemberg (Meta) verso i poteri forti

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Ci sono due notizie che riguardano Marck Zuckemberg e il suo impero nei social network (Meta etc.).

La prima è che Meta eliminerà il fact cheking sui post in circolazione ma solo negli Stati Uniti. In Europa e nel resto del mondo il combinato disposto tra “esperti” piuttosto discutibili e algoritmo continuerà a cancellare le notizie dissonanti – su Palestina e Israele per esempio – insieme a vere e proprie fake news. La fine dei controlli sui social network di Meta coincide con l’avvento al potere di Donald Trump e viene sbandierata come un ritorno alla “libera espressione”.

Joel Kaplan, il nuovo responsabile per gli affari globali di Meta ed ex vice capo dello staff della Casa Bianca sotto la presidenza di George W. Bush, ha comunicato infatti le modifiche alle politiche sui contenuti su Workplace. “Siamo ottimisti sul fatto che questi cambiamenti ci aiuteranno a tornare al nostro impegno fondamentale per la libera espressione”, ha scritto Kaplan allo staff di Meta. Kaplan, che ha assunto il suo nuovo ruolo la scorsa settimana, ha fatto sapere che Meta eliminerà le restrizioni su determinati argomenti e concentrerà la sua applicazione del fact checking su violazioni di elevata gravità, offrendo al contempo agli utenti “un approccio più personalizzato ai contenuti politici”. Una dichiarazione che odora di allineamento al potere lontano un chilometro.

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La seconda notizia, meno nota, è che Mark Zuckerberg, ha annunciato l’ingresso nel board dei direttori di Dana White, Charlie Songhurst….e di John Elkann. 

La notizia è stata resa nota da Italia Oggi secondo cui Dana White è stato scelto per fare pace con Donald Trump. Diversi giornali americani hanno infatti segnalato come la nomina di White, grande sostenitore di Trump, segnali, di fatto, uno spostamento a destra di Meta. 

Charlie Songhurst è un investitore tecnologico che ha messo soldi in più di 500 startup a livello globale, ha una vasta esperienza in ambito di intelligenza artificiale e deep tech e, in precedenza, ha ricoperto il ruolo di General Manager e Head of Global Corporate Strategy presso Microsoft, concentrandosi su partnership, fusioni e acquisizioni. 

Infine c’è la domanda sul perché Zuckerberg avrebbe voluto anche John Elkann nel suo board. Stando alle dichiarazioni ufficiali “John è amministratore delegato di Exor e presidente di due società automobilistiche di ExorStellantis e Ferrari. Ha una profonda esperienza nella gestione di grandi aziende globali e apporta una prospettiva internazionale al nostro consiglio di amministrazione”. Secondo Italia Oggi si tratta di una dichiarazione un po’ povera e che di certo non giustifica l’entrata di Elkann nell’impero di Zuckerberg.

Il giornale economico prova a fornire due risposte.

Secondo la prima, Exor, cassaforte finanziaria degli Elkann, ha una grande varietà di “interessi” e nella sua strategia punta molto anche sul settore della salute e della tecnologia. Nel 2024 Exor è diventato un investitore di lungo termine in Philips, il leader mondiale della tecnologia per il settore della salute (ha acquistato una partecipazione del 15% in Philips). In quest’ottica l’ingresso di Elkann nel mondo digitale di Meta potrebbe essere visto con un ulteriore ampliamento degli interessi verso il mondo tecnologico. Negli ultimi mesi Meta ha infatti rilasciato Llama 3.3, ultima versione del chatbot, concorrente di ChatGPT. Realtà che potrebbe, nel breve futuro, arrivare anche sulle auto. Il settore automotive è infatti molto interessato all’intelligenza artificiale nel suo insieme e più in generale ai sistemi di infotainment, cioè quel sistema che combina informazioni e intrattenimento, integrando funzionalità come navigazione GPS, connettività smartphone, streaming musicale e assistenti vocali, migliorando così l’esperienza di guida e la sicurezza. Tema che inevitabilmente interessano anche Stellantis e/o Ferrari. Il che non esclude possibili collaborazioni future con Meta.

La seconda risposta sembra meno legata a interessi sugli investimenti nelle tecnologie e più a quelli “relazionali” con le istituzioni internazionali. Meta ha avuto anche recentemente contenziosi rilevanti e costosi con la Commissione Ue e non solo. Negli ultimi mesi del 2024, il colosso tech è stato multato dalla Commissione Europea per 800 milioni di euro per aver violato le norme antitrust e dal garante della privacy dell’Irlanda per 251 milioni di euro per una gestione errata dei dati degli utenti. In Italia, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha sanzionato Meta e la sua controllata europea Meta Platforms Ireland Ltd. per la messa in atto di due pratiche commerciali ingannevoli relative alla creazione e alla gestione degli account dei social network Facebook e Instagram, portando alla violazione degli articoli 20, 21 e 22 del Codice del Consumo. John Elkann potrebbe essere una figura capace di fare da ponte tra Zuckerberg e le istituzioni europee e ridurre i contenziosi.

– © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

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